Nei paesi industrializzati dell'Europa,
dell'America e dell'Asia il rapporto cellulare-cittadini sfiora oramai l'uno a uno. Ma la
cosa non sembra preoccupare le compagnie di telefonia mobile: sì, il mercato dei
telefonini nel mondo ricco si saturerà presto, ma l'Africa è immensa e ancora tutta da
esplorare. Non importa se il continente resta per il momento il più povero del pianeta:
le compagnie europee, americane e giapponesi hanno pazienza e contano di riempire un
giorno - molto vicino - le braccia dei fratelli africani con vestiti, auto e naturalmente
telefonini.
Non stiamo parlando delle compagnie italiane, come Telecom o Omnitel, che hanno stretto
accordi di scambio con le compagnie locali di telefonia mobile (Omnitel con Sim in Costa
d'Avorio e con Misrfone e MobiNile in Egitto, Telecom con le sue filiali in Marocco e
Tunisia) perchè i propri clienti possano utilizzare il proprio cellulare quando si
trovano nel continente africano, ma delle strategia di penetrazione nel mercato africano
di compagnie internazionali come Ericson, Motorola e Nokia.
In numeri parlano: dal 1997 al 1998 sono state lanciate in Africa 20 nuove compagnie di
telefonia mobile e il numero di possessori di cellulare nel continente è passato dai due
milioni del '97 ai cinque milioni e mezzo dell'inizio di quest'anno. Oggi in molti paesi
dell'Africa il 20-30 per cento dei telefoni di proprietà sono cellulari. E la percentuale
si alza al 58 per cento in paesi come il Ruanda e la Somalia. La Tanzania ha cinque
operatori di telefonia mobile (uno più della Gran Bretagna), in Kenia 9 mila persone
possiedono già un telefonino, in Ruanda, dove ci ha pensato la guerra a distruggere le
infrastrutture della telefonia fissa, il numero di cellulari eguaglia ora quello degli
apparecchi fissi. Lo stesso è accaduto anche in Costa d'Avorio.

L'industria dei cellulari ha indubbiamante un vantaggio a penetrare nel continente
africano: opera quasi sempre in un mercato vergine. Questo perchè molti paesi dell'Africa
hanno una rete di telefonia fissa insufficente o inaffidabile: le connessioni telefoniche
si interrompono facilmente, i prezzi delle chiamate sono molto alti, il servizio di
mantenimento delle linee è scarso e comunque poco diffuso.
"Tra l'altro spesso - ha dichiarato John Githongo, direttore dell'African
Strategic Reseach Project di Nairobi in Kenia - i servizi di pubblico utilizzo, come i
telefoni pubblici, sono stati usati dai governi africani come fonti di guadagno illecito e
risultano spesso inefficenti". Molte aree del continente africano sono ancora prive
di qualsiasi tipo di collegamento telefonico, come spiega Andre Wills, direttore di
ricerca della compagnia di consultazione telefonica africana BMI-TechKnowledge: "In
alcune zone si può aspettare per mesi dal momento della richiesta che una linea
telefonica fissa venga installata".
Parlare di mesi per l'allacciamento di un telefono in un paese dove ancora la gente
muore di fame, malattie e guerra come l'Africa può sembrare ridicolo. Sicuramente,
ammette John Githongo, "il cellulare resta per gli africani uno status symbol: un
prodotto di lusso che solo pochissimi privilegiati possiedono", tuttavia l'arrivo di
compagnie nuove che fanno concorrenza alle Telecom locali ha contribuito anche a
migliorare sensibilmente i servizi offerti dalla rete fissa, a far calare i prezzi e a
diffondere i collegamenti telefonici in zone sperdute, rivelandosi uno strumento di
emancipazione e sviluppo.
Il pericolo è che il proliferare di aziende private di vendita di cellulari possa
portare non a una sana concorrenza, ma al collasso definitivo del già debole e
inefficiente sistema di telefonia fissa. Insomma se le aziende pubbliche, schiacciate
dalle compagnie private, dovessero gettare la spugna, allerta Sam Wangwe, direttore della
Fondazione di Ricerca Sociale e Economica della Tanzania, priverebbero dei collegamenti
telefonici i più poveri fra i poveri, mentre ai pochi ricchi che ancora ne sono privi
basterebbe attrezzarsi con i telefonini.
L'altro rischio è quello della colonizzazione da parte delle compagnie straniere:
un'Africa invasa non più da missionari, ma da rivenditori di cellulari. Un rischio che
può essere però evitato seguendo l'esempio del Sud Africa, che ha posto come clausola
per le compagnie straniere presenti nel paese di avere un partner locale. O di paesi come
il Ghana dove le licenze sono concesse dando la priorità alle compagnie che offrono
servizi e copertura di rete nelle zone rurali più povere e isolate.