Che ne direste dellidea di pagare chi
compra e sfoglia un giornale, oltre a rimborsargli ovviamente lacquisto, per
rimpolpare la circolazione su cui si basano gli introiti pubblicitari? O di premiare in
contanti chi zappa su una rete o un programma tv, per gonfiare gli indici di ascolto
auditel?
Non si tratta di una "modesta proposta" alla maniera di Swift. È quello che
già succede in America per i siti Internet ansiosi di accrescere il numero dei visitatori
da vantare con gli sponsor pubblicitari. È nato un nuovo business: il Pay-to-surf. Con un
nuovo lavoro, che può rendere a chi lo fa anche migliaia di dollari al mese. Gli addetti
sono già parecchi milioni.

Apparentemente pagano una miseria: 50 centesimi allora. Ma non richiede quasi
investimenti (labbonamento telefonico consente luso illimitato del traffico
urbano, quindi del collegamento al server Internet), basta cliccare ogni tanto, con un
po di inventiva si può coinvolgere anche figli e nonni. O volendo si può evitare
anche questa fatica. Hanno prontamente inventato programmi che il surfing lo fanno fare da
solo al computer. Diverse versioni di uno di questi, opportunamente chiamato Fakesurf,
navigazione fasulla si possono caricare gratis. Non è necessario fare davvero
attenzione a quel che si vede sullo schermo. Ai datori di lavoro basta solo che gli
inserzionisti pubblicitari possano verificare che qualcuno ha scorso le loro inserzioni
online. Il conseguente incremento delle entrate da parte degli sponsor pubblicitari
compensa più che ampiamente la spesa da parte dei siti.
Si potrebbe definire fake-surfing, navigazione imbrogliona. Ma per molti è la Corsa
alloro di fine Millennio. Lazienda che ha fatto da pioniere nel campo,
Alladvantage (