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La guerra dei clic

Siegmund Ginzberg

 

Che ne direste dell’idea di pagare chi compra e sfoglia un giornale, oltre a rimborsargli ovviamente l’acquisto, per rimpolpare la circolazione su cui si basano gli introiti pubblicitari? O di premiare in contanti chi zappa su una rete o un programma tv, per gonfiare gli indici di ascolto auditel?

Non si tratta di una "modesta proposta" alla maniera di Swift. È quello che già succede in America per i siti Internet ansiosi di accrescere il numero dei visitatori da vantare con gli sponsor pubblicitari. È nato un nuovo business: il Pay-to-surf. Con un nuovo lavoro, che può rendere a chi lo fa anche migliaia di dollari al mese. Gli addetti sono già parecchi milioni.

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Apparentemente pagano una miseria: 50 centesimi all’ora. Ma non richiede quasi investimenti (l’abbonamento telefonico consente l’uso illimitato del traffico urbano, quindi del collegamento al server Internet), basta cliccare ogni tanto, con un po’ di inventiva si può coinvolgere anche figli e nonni. O volendo si può evitare anche questa fatica. Hanno prontamente inventato programmi che il surfing lo fanno fare da solo al computer. Diverse versioni di uno di questi, opportunamente chiamato Fakesurf, navigazione fasulla – si possono caricare gratis. Non è necessario fare davvero attenzione a quel che si vede sullo schermo. Ai datori di lavoro basta solo che gli inserzionisti pubblicitari possano verificare che qualcuno ha scorso le loro inserzioni online. Il conseguente incremento delle entrate da parte degli sponsor pubblicitari compensa più che ampiamente la spesa da parte dei siti.

Si potrebbe definire fake-surfing, navigazione imbrogliona. Ma per molti è la Corsa all’oro di fine Millennio. L’azienda che ha fatto da pioniere nel campo, Alladvantage (http://www.alladvantage.com) ha reclutato 3 milioni di abbonati sin da quando ha iniziato a operare lo scorso aprile. Dal nulla è diventata un’azienda con 350 dipendenti. Un’altra, (www.gotoworld.com) 2 milioni e mezzo. Una dozzina di siti analoghi, con nomi che vanno da (www.desktopdollars.com) a (www.epipo.com), stanno attirando decine di migliaia di aspiranti fake-surfer. Pare che i dormitori dei college americani, da Goergetown a Washington a Stanford in California, siano ormai illuminati tutta notte dagli schermi dei personal impegnati nel fake-surfing.

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L’assunzione funziona così: ti colleghi al sito, ti iscrivi e ti fanno fare il download gratuito di un loro programma per il surfing monitorato. Con un computer potente lo puoi ridurre ad un boxino e, nel contempo, continuare a fare altro sul resto dello schermo. La domanda di lavoro non riesce a tener dietro all’offerta; leggiamo sul New York Times che la concorrenza ha portato qualcuno di questi siti ad offrire sino a 3 dollari l’ora per accaparrarsi la forza-lavoro. Uno (www.valuepay.com), propone addiritura la partecipazione ai profitti, al 50%.

 

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