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Internet, i due fossati da colmare

Alessandro Ovi

 

Nel suo 'fondo' di domenica scorsa, Eugenio Scalfari solleva problemi di grande rilevanza: come sara' la democrazia in un domani tutto imperniato sulla Rete? E l'uomo, sarà il servo o il padrone delle tecnologia dell'informazione?

Sono domande molto pertinenti, ma difficili. Tentiamo un'analisi partendo dalla breve storia, per un caso singolare fatta tutta di europei, dell'innesco di Internet come fenomeno esplosivo.

Nel marzo 1994, due greci, Michael Dertouzos direttore di 'Computer Science' al Mit, e un suo vecchio amico, George Metadikes, capo di Esprit, il programma della Commissione Europea per le tecnologie della informazione, incontrandosi a Metsovo sui monti del Peloponneso, avviano una svolta fondamentale allo sviluppo della rete globale di 'computers', che già allora si chiamava 'Internet'.

Vogliono dare uniformità di accesso al sistema ancora nascente, uno standard globale di comunicazione. Partono da Html, un protocollo di collegamento di vari tipi di testo, realizzato un paio d'anni prima al Cern, a Ginevra, da Tim Berners Lee, inglese. Metadikes lavora sul fronte diplomatico europeo; Dertouzos, dal Mit cerca appoggi al Pentagono.

L'iniziativa ha successo; Html diventa lo standard globale; i computers collegati in rete, centomila nel 90, esplodono a 10 milioni nel '96 e 35 milioni oggi; saranno 700 milioni nel 2010.

Negli stessi anni Bill Gates lancia il sistema operativo Windows 95, che sbaraglia ogni concorrenza, dilaga rendendo omogeneo per tutti l'uso dei 'personal computers' e ne agevola moltissimo la diffusione. Quando lo strapotere di Gates si fa eccessivo, pero', il ministero della Giustizia americano interviene ed e' di questi giorni la notizia che Gates, definito 'monopolista' dal tribunale, dovrà cedere una buona parte del suo potere di controllo del mercato.

Il messaggio della storia e' ottimista, Internet e' aperto, l'accesso e' sempre meno costoso, non si vede all'orizzonte nessun 'grande fratello'.

Eppure Dertouzos, l'anima liberal della Rete, e' preoccupato. In un recente dibattito proprio con Gates, dice: "Le decine e anche le centinaia di milioni di persone collegati alla rete non sono che una goccia nel mare dei sei miliardi di abitanti della terra; se lasciamo che la rivoluzione dell'informazione proceda solo con i propri mezzi, tutti i benefici di cui parliamo non arriveranno mai al mondo povero e ci separeremo da esso senza ritorno".

C'è il rischio insomma che, in Rete, il vecchio fossato tra Nord e Sud diventi un baratro tra ricchi e poveri dovunque essi siano, e quindi anche tra noi. Che fare? Difficile dirlo senza una analisi più approfondita delle risorse degli interessi in gioco.

Aiuta, a questo punto, osservare le tendenze dei mercati azionari, di Wall Street in particolare. A nessuno e' sfuggita la crescita violenta, l'impennata dei titoli di aziende con attività collegate ad Internet negli ultimi anni: Amazon (vendita di libri in Rete) +4000% dal '97; E-Trade (vendita di azioni in Rete) +1000% dal'96; Yahoo (porta di accesso e motore di ricerca) +3500% dal '96; America online (fornitore di contenuti in Rete) +3000% dal '96; Cisco Systems (produttore di 'routers, i nodi della rete) +950% dal '96. E sono di questi giorni fenomeni analoghi anche nella nostra Borsa.

Per qualche anno sono cresciuti tutti, sia chi, conoscendo e sfruttando il nuovo modo di comunicare propone nuovi servizi o semplicemente attività commerciali tradizionali in un nuovo mercato, sia chi produce apparati e software per i nuovi tipi di Rete richiesti da Internet.

Per usare un parallelo con la corsa all'oro del Far West, sono cresciuti sia i cercatori d'oro (come Amazon o E-Trade) sia coloro che vendono loro 'picks and shovels', picconi e badili (esempio tipico e' Cisco). Nel Far West non furono i cercatori a far davvero fortuna ma i produttori di 'picks and shovels', e anche per Internet pare che le cose andranno più o meno allo stesso modo.

A dirlo e' proprio la Borsa. Concentriamoci infatti sull'ultimo periodo del Nasdaq, il mercato azionario americano dei titoli tecnologici, dove tutte le società Internet sono state quotate.

La crescita e' stata 47% oltre il doppio della media industriale Dow Jones, ma quasi la meta' e' dovuta a soli cinque titoli tutti fornitori di 'picks and shovels' e primi tra loro sono i due nemici storici di Bill Gates: Sun Mycrosistems e Oracle, grandi fautori dei sistemi semplici ed aperti. Gli altri sono Cisco System, Qualcom, inventore del codice che permetterà ad Internet di raggiungerci anche con testi ed immagini sui telefonini, e Mci Worldcom, il più grande trasportatore di traffico dati all'ingrosso, e quindi di Internet, in tutto il mondo.

I cercatori d'oro, pur restando importantissimi come fertilizzante della società in cui operano, subiscono un momento di riflessione. Infatti e' dubbio che potranno accontentare le aspettative di chi ha dato loro capitali pensando, forse, di investire su chi avrebbe trovato la grande pepita, ovvero nel caso di Internet, un mercato ricco, protetto ed esclusivo. Ma questo non succederà; troppo grande e' la moltitudine di chi prova ad entrare e scarse ancora le barriere all' ingresso; se ciò non bastasse esiste comunque un governo dell'antitrust che tra Stati Uniti ed

Europa si fa sempre più forte, anche se deve allargarsi ad altre aree, per diventare sempre più globale.

E' prevedibile quindi che, mentre i fornitori di tecnologia procederanno da soli sulla via della globalizzazione, gli altri, i cercatori d'oro avranno bisogno di molte ramificazioni locali per espandersi.

Le vie da seguire per bloccare l'allargarsi del fossato e per ridurlo sono quindi due: aiutare ed incentivare la diffusione, anche tra i più poveri, delle reti e delle tecnologie di accesso alla Rete; diffondere capillarmente la conoscenza che permetta a chiunque e dovunque di lavorarci sopra

Percorrendo queste due strade, il problema del baratro potrebbe apparire risolto, ma solo a livello macro. Sarebbe ancora presente a livello degli atteggiamenti e dei comportamenti individuali.

Non si sa bene infatti, cosa significherà vivere con l'accesso continuo ad informazioni assai più personalizzate di oggi, essendo dotati della capacita', o della presunzione, di saper interagire con loro cosi' strettamente da pensare di trovare una risposta logica ed 'informata' a tutto.

Il grande progetto 'AURA' della Carnegie Mellon di Pittsburgh prevede proprio questo, la possibilità di avere sempre con noi quasi fosse un alone, il bagaglio di dati e conoscenze che desideriamo; una estensione della nostra memoria cerebrale continuamente aggiornata, via cavo, cellulare o satellite, non importa come.

Qui vi e' un rischio; non il solito che deriva dall'eccesso di informazione o dalla inaffidabilità delle fonti; c'è un rischio molto più sottile che riguarda il nostro modo di essere nel profondo.

Dice il solito Dertouzos: "La separazione tra tecnologico ed umanista, tra razionale e spirituale, tra logico ed emotivo, tende oggi a crescere, e la rivoluzione dell'informazione non la riduce, anzi, la aggrava. Il mondo, sempre più ampio e complesso, propone problemi che si intrecciano tra di loro e non possono essere risolti se il nostre essere e' cosi' diviso".

La Rete quindi non solo rischia di allargare il fossato tra ricchi e poveri ma anche quello che sta dentro di noi, tra emozione e ragione, tra cuore e cervello.

Anche qui non ci sono terapie semplici ma una apertura viene ancora dal Mit ed ha una sua chiave, per molti aspetti inattesa. Dopo avere predicato per anni la smaterializzazione della scuola, l'aula virtuale, la conoscenza in rete, al MIT, un paio di settimane fa, si e' deciso di ricorrere, per adeguare l'università al nuovo mondo, non alla tecnologia ma all'architettura e di rifare fisicamente il 'Campus'.

Grandi architetti, Bill Mitchell, Laurie Olin, Frank Gehry, hanno iniziato a progettare strutture urbane, ambienti, edifici, per creare a Cambridge, sul Charles River di fronte alla splendida 'skyline' di Boston, un ambiente di vita, studio e ricerca tutto orientato alla interazione stretta tra le due culture.

Tra il vecchio duomo dell'Università e il nuovo edificio di mattoni rossi e di superfici fantastiche in titanio di Gehry, nel quale conviveranno le Scienze del Computer, quelle del Linguaggio, la Filosofia e la Musica, si ricerca, con un cortocircuito architettonico, di riunire le due anime dell'io in un nuovo rinascimento. Qui l'ansia per il domani del fossato che e' dentro di noi, si fa già meno stringente.

 

 

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