Millennium Seattle Valentina Furlanetto
Il principale strumento della globalizzazione - Internet - si è rivoltato contro
l'apprendista stregone, quella Wto, l'organizzazione mondiale per il commercio, che, con
l'eliminazione di dazi e confini, aspira a creare un unico grande mercato globale. Il
paradosso, o meglio uno dei paradossi, di questo controvertice di Seattle si può anche
rovesciare: inconsciamente o meno, coloro che nei giorni scorsi protestavano contro la
globalizzazione si sono organizzati, logisticamente e ideologicamente, soprattutto per
mezzo della Rete, simbolo stesso della caduta delle barriere fra paesi e continenti.
La protesta di Seattle sarà ricordata come la Woodstock del 2000 non tanto perchè al
fatidico nuovo millennio manca meno di un mese, ma perchè la mobilitazione ha utilizzato
lo strumento del 2000 per protestare. Il controraduno era da mesi programmato,
pianificato, invocato sul Web. Come il vertice aveva il suo controvertice, anche i siti
dell'organizzazione che ha sede a Ginevra(www.wto.org) e
del vertice di Seattle(www.wtoseattle.org) avevano
i loro controvertici in Rete.
In Italia la mobilitazione è stata capillare. Bastava scegliere fra "La Rete di
Lilliput - Per un'economia di giustizia" (http://www.racine.ra.it/perglialtri/altritalia/mai.htm),
l'Associazione L'Altritalia(http://www.racine.ra.it/perglialtri
/altritalia/futuro01a.htmnel), presente con un suo manifesto e un fitto calendario di
eventi e atti di protesta anche on line, il sito "No-wto - la protesta del
secolo"(http://www.rfb.it/no-wto)con tanto di
Web-cam su Seattle, Inter Continental Caravan 99 (http://www.rfb.it/icc99)
e Dire Mai al Mai(http://216.173.206.96/imc
http://216.173.206.96/imci), a cura della Cooperativa Roba dell'Altro Mondo.
In America l'Independent Media Center (http://216.173.206.96/imc)
e il sito ufficiale contro la Wto(www.seattle99.org/wto_issues_home.html)
hanno rappresentato i punti di riferimento chiave nei giorni di protesta.
Il sito ufficiale(www.seattle99.org/wto_issues_home.html)
ha concentrato la protesta sull'assenza di democrazia dell'organizzazione: "la Wto
decide il futuro del pianeta senza essere rappresentativa dei suoi cittadini" non
essendo un'organismo elettivo. E continua: "Dopo che nel 1995 il Gatt, il vecchio
organismo per il commercio mondiale, ha lasciato il posto alla Wto non si è trattato più
di discutere di tariffe e dazi, ma si è passati a discutere globalmente di tutto:
dall'alimentazione agli affari interni delle nazioni. Lasciano poi potere di decisione
reale solo ai paesi più ricchi".
Ma le accuse mosse sulla Rete contro la Wto sono le più varie.
Al grido "la Wto distrugge il pianeta" si sono levati gli ambientalisti: dai
naturalisti del WWF(www.wwf.com) agli eco-pacifisti di
Greenpeace(http://www.greenpeace.org), dai
difensori delle foreste pluviali di World Rainforest Movement(http://www.wrm.org.uy) agli amici del River
Narmada(http://www.narmada.org), che si sono
opposti alla costruzione della diga sul fiume Narmanda in India, progetto al quale la
Banca Mondiale(www.wordbank.org) ha dovuto infine
rinunciare, fino agli ecologisti Amici della terra(http://www.foe.org).
Con lo slogan "la Wto calpesta i diritti dei lavoratori" si sono mossi i
sindacalisti americani. In particolare il potente sindacato Usa Afl-Cio(www.aflcio.org) ha mobilitato gli iscritti per tutelare
gli interessi dei lavoratori americani contro l'utilizzo di forza lavoro dai paesi in via
di sviluppo che verrebbe, secondo loro, sottopagata e sfruttata a discapito dei lavoratori
americani.
Sotto la bandiera "la Wto è al servizio delle multinazionali" si sono
mobilitati i siti delle associazioni di consumatori come Public Citizen(www.citizen.org), Corpwatch(www.corpwatch.org) e Monitor(www.essential.org/monitor). Sotto accusa la
Monsanto(www.monsanto.com), la Dupont(www.dupont.com), la Union Carbide(www.unioncarbide.com) e altre multinazionali
accusate di anteporre il profitto alla qualità dei prodotti.
Al grido "Per il profitto la Wto uccide la gente" hanno protestato in Rete le
associazioni contro la manipolazione genetica degli alimenti come l'International Forum
Food and Agriculture(www.Foodfirst.org) e sotto lo
slogan "la Wto ha intenzione di sfruttare i paesi del terzo mondo " si sono
mobilitati il Third World Network(www.twnside.org.sg),
Survival (www.survival.org.uk) e l'italiana Mani
Tese (http://www.manitese.it/manitese.htm).
Ma i siti che aderivano alla protesta non si sono limitati solo a organizzarsi e a
promuovere in Rete le loro attività. Alcuni sono anche ricorsi all'azione. Il gruppo
"Electro-hippies", un po' hacker un po' figli dei fiori, invitavano chiunque
"non potesse dimostrare fisicamente a Seattle" a partecipare a un Sit-in
virtuale (www.greennet.org.uk/
ehippies/action/index3.htm) publicizzato anche nel sito italiano dell'Associazione
L'Altritalia (http://www.racine.ra.it/perglialtri/
altritalia/futuro01a.htmnel).
A partire dalle 21.30 del 30 novembre fino al 4 dicembre i navigatori erano invitati a
prendere parte al sit-in virtuale, in realtà più vicino a un boicottamento pacifico che
a un atto di pirateria informatica. Si trattava di connettersi al server della Wto per un
tempo di almeno 60 minuti coordinando l'azione mondiale in 8 fasce orarie. Lo scopo era di
intasare il sito dell'organizzazione, rendendolo irraggiungibile. "Un po' come se -
spiega il sito dell'Associazione L'Altritalia - protestando contro una multinazionale, un
gruppo numerosissimo di persone decidesse di telefonare contemporaneamente ai suoi
centralini nel giorno in cui la compagnia lancia un nuovo prodotto".
Hanno dunque manifestato grazie alla Rete milioni di persone. In teoria lo poteva fare
da casa chiunque. In realtà solo quelli che possedevano un pc e una connessione a
Internet. Insomma quelli che sono già parte dell'era della globalizzazione. Anche dalla
protesta erano esclusi i paesi del Terzo Mondo, oltre a molti paesi italiani e europei per
i quali Internet è ancora uno strumento del futuro. La Woodstock virtuale di Seattle ha
dunque rappresentato anche le contraddizioni del mondo globale di Internet.
Comunque, mentre il partito della protesta almeno otteneva a forza una poltrona al
tavolo delle trattative, l'Unione Europea ha lasciato agli Stati Uniti carta bianca in
fatto di tasse e dazi da applicare al commercio elettronico. Non perchè ci fosse un
accordo fra le due sponde dell'Atlantico, ma, come ha candidamente ammesso il ministro
italiano per il commercio con l'estero Pietro Fassino, perchè: "noi non abbiamo una
posizione. Nessun governo europeo ha una posizione".
E quindi mentre l'Europa si batteva per l'egemonia culturale dei film(Francia) e del
Pecorino di Fossa(Italia), illudendosi di poter costringere con le leggi i francesi o gli
italiani a guardare la tv nostrana invece che X-Files, a Seattle, tutta barricate, new age
e Microsoft, l'Europa ha rinunciato a partecipare alla partita dell'e-commerce.
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