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Calze@rete

Lara Ronf

 

Lara Ronf è lo pseudonimo di una giornalista online che preferisce mantenere l'anonimato

Il nome non è dei più azzeccati d'accordo: calze@rete, con quel simbolo grafico @ che sul Web significa "at", presso, e che qui non vuol dire proprio niente, ma fa tanto Internet. Qualcuno deve averglielo fatto notare e il convegno è stato ribattezzato WWW.Women.in.Web, donne nella Rete, ma non provate a cliccarci sopra, non è un indirizzo Internet, solo un ammiccamento a Woman in Red, il film con Kelly Le Brock.

Ruffiano certo, ma il convegno organizzato allo Smau '99 il 1 ottobre doveva comunque essere interessante: il contenitore, la più importante fiera italiana di Information and Communication Technology, era una garanzia, la sala gremita, il parterre autorevole, l'argomento appassionante: "Tecnologia, Rete e multimedialità protagonisti dei nuovi scenari femminili".

Arriviamo con questo spirito io e la mia collega: con l'idea di capire che ci faremo con le nuove tecnologie e quale è la "visione femminile della Rete" propagandata sul cartellone del Salone Congressi (600 posti a sedere, tutti occupati). Il tacco a spillo e l'interfaccia? La mia collega è diffidente: una platea di sole donne fa sempre un po' l'effetto di una sala di preparazione al parto.

Ma no, la platea è gremita da rampanti donne manager, cyber-giornaliste, imprenditrici Web, Web Master in gonnella. Come la professoressa Cecilia Gatto Trocchi, docente di antropologia culturale all'Università di Perugia, che ci spiega che il rapporto donne-Rete è la versione moderna del tessere la tela, ovvero la Rete, di Penelope. Sì, sì proprio così. Tesserete la calza, donne - oops, la tela - come Penelope che "tesseva una rete per irretire i proci e conservare il regno". Chi glielo dice ora alle donne in Rete che il loro Ulisse magari vaga tra Nausicaa e Circe? Il genere femminile - continua la Gatto Trocchi - può dare il meglio nelle nuove professioni per le quali serve "intuito, emotività e mediazione". Emotività? Chissà che sorpresa per una programmatrice HTML scoprire che il suo lavoro è "emotivo".

Per non parlare - sempre per trovare qualcosa, qualsiasi cosa, da dire sul termine "rete" - che la donna fin dagli albori è stata "regina di una rete di mediazioni nella casa, nel vicinato, tra clan e tribù" . A quel punto a noi - che l'Internet emotivo non l'abbiamo mai provato - il dubbio sorge. Ma davvero esiste uno specifico femminile relativo al Web? Ci viene incontro per fortuna un uomo, Domenico De Masi, sociologo (un ingegnere sarebbe stato forse troppo per delle signore) che spiega: ma sì, ma sì, che esiste. E se siete così emotive da non arrivarci ve lo diciamo noi: la donna è come l'acqua, "adattabile, morbida, fluida", contrapposta alla roccia, l'uomo, che si sa è "impenetrabile, rigido", ma anche "capace di progettazione e realizzazione". Insomma noi maschi realizziamo i siti E-Commerce, voi se vi va bene vendete on line, come versioni aggiornate delle rappresentanti Avon.

Ma la flessibilità femminile è un vantaggio perché permette anche di "rompere con il telelavoro l'isolamento delle case e di confondere le attività di produzione e quelle di riproduzione" (De Masi), che sarà anche una tesi marxista rivisitata, ma suona tanto: "Mestolo con la destra e mouse con la sinistra". La versione più rispettabile e bigotta dell'ansimata a pagamento all'144: cambi il pupo e intanto sussurri stanche porcherie al telefono.

Infine Lidia Roscella, responsabile creativa della Findus, sponsor ufficiale del convegno, rivolge a una platea oramai proiettata su un futuro di triste telelavoro fra i fornelli la domanda "Cosa desidera una donna alle soglie del Duemila?". La mia collega si è assopita sulla poltrona e probabilmente sogna un telefonino dual band. Macchè, "la proposta della Findus è Quattro salti in padella (i piatti pronti surgelati della Findus, nda), ultima novità della tecnologia moderna". Ma non eravamo venute per parlare di tecnologia, multimedialità, byte, megabyte, e quant'altro? La platea è confusa, inebetita, proiettata a metà fra la visione di una cyber-casalinga e una cyber-coniglietta. Meglio a questo punto tornare a fare la calza. Senza Rete.

 

 

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