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Getty contro Gates

Riccardo Stagliano'

 

Questo articolo e' apparso per la prima volta sul "Corriere della Sera" (www.corriere.it)

Dei sedici nipoti di J. Paul Getty solo uno si e' messo in affari. Il trentasettenne Mark non si occupa piu' di petrolio ma di una materia prima piu' intangibile e tuttavia fondamentale nella societa' dell'informazione: la memoria visiva dell'umanita'. La sua meta finale e' acquistare il maggior numero di collezioni di immagini del mondo per rivenderle online a chiunque voglia illustrare un libro, una rivista, fare un cd-rom o uno spot pubblicitario. Nella stessa gara e' impegnata la Corbis di Bill Gates, che non ha assolutamente intenzione di rassegnarsi al ruolo di inseguitrice.

L'ultimo colossale ampliamento della Getty Images e' della settimana scorsa. Portando via alla Eastman Kodak per 183 milioni di dollari Image Bank ha raddoppiato con un colpo solo il suo patrimonio iconografico che ammonta adesso a oltre 60 milioni di immagini fisse e 30 mila ore di filmati. "Non voglio dire che gli altri concorrenti siano irrilevanti, ma [la Getty Images] ha cementato la sua posizione di numero uno - ha dichiarato Peter Appert, analista della Deutsche Banc Alex. Brown - ed e' ormai tre volte piu' grande del suo piu' vicino concorrente, con un fatturato stimato per il 2000 intorno a 360 milioni di dollari". Corbis e' una distante seconda, con un numero di foto che si aggira sui 25 milioni e un fatturato intorno ai 60 milioni di dollari.

"Sembra che la gara sia finita" ha dichiarato all'indomani del grosso boccone il cofondatore e amministratore della Getty Images Jonathan Klein. "Non credo che sia mai iniziata - ha ribattuto il presidente di Corbis Steve Davis - : per noi non si tratta di allargare il fatturato con le acquisizioni ma di mettere insieme i contenuti giusti, con la giusta tecnologia e i giusti servizi per creare un business redditizio". Sino ad oggi, in verita', le due aziende si sono rivolte a clienti diversi. Corbis ha puntato sul mercato "consumer" (vendendo immagini per fare salvaschermi, cartoline elettroniche, poster) e sui giornali ("Siamo di gran lunga il primo fornitore nel mondo editoriale" ha dichiarato Davis). Getty si e' specializzata sul cosiddetto "business to business", facendo da fornitore soprattutto alle aziende pubblicitarie e ai grossi studi di grafica. Una prima correzione di rotta rispetto a questa politica e' arrivata pero' nel maggio di quest'anno con l'inglobamento di Art.com, un grosso sito specializzato nella vendita online di poster che si potevano ricevere a domicilio con cornice o senza. E piu' d'uno aveva interpretato la mossa come una smaccata invasione di campo nei confronti dell'azienda di Seattle.

Mark Getty ha fondato la sua azienda (di cui la famiglia detiene il 28 per cento) nel '95. "Nessuno si chiede mai da dove vengono le foto che vediamo nelle riviste e nei libri" aveva ragionato, alludendo al diligente e complicato lavoro degli archivisti che le cercavano scartabellando le piu' disparate collezioni. Digitalizzarle e affidare la catalogazione e la ricerca al computer sarebbe stata la sua scommessa. Il primo acquisto fu quindi quello da 40 milioni di dollari della britannica Tony Stone Images, con oltre 1 milione di foto. Nell'aprile del '96 era stata la volta dei 10 milioni di immagini del celebre archivio della Bbc Hulton Deutsch (per 18 milioni di dollari). Poi, nel settembre del '97, erano state acquisite le 50 mila immagini digitali di PhotoDisc - una societa' gia' specializzata nella consegna online dei propri prodotti - per arrivare infine alle incorporazioni piu' recenti.

Circa 13,8 milioni (ovvero il 29 per cento) delle vendite del secondo trimestre del 99 sono avvenute online.

Da maggio Getty ha acquisito Online Usa, specializzato in foto di celebrita', quelle sugli sport d'acqua di Dan Markel; EyeWire e la collezione artistica Art.com. A proposito dell'ultima acquisizione Mark Getty aveva dichiarato: "Abbiamo quattro milioni di foto di eventi sportivi e ne aggiungiamo 5000 ogni settimana. Se avessi 14 anni le appenderei tutte alla parete".

Ma oltre ai 2 miliardi di dollari cui questo mercato ammonterebbe, l'interesse che i due titani hanno deciso di dedicarci avrebbe anche motivazioni extra-economiche. "E' il desiderio di immortalita'" ha azzardato l'analista capo della Keenan Vision di San Francisco. Per garantirsi un posto nella posterita' i magnati della prima rivoluzione industriale come Rockefeller e Carnegie costruivano musei, universita' e biblioteche. Getty e Gates gli archivi digitali (con la differenza che i primi erano gratis).

 

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