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Echelon 2000: nuovo rapporto e vecchie questioni

Gianni Franchini


"Trovami documenti riguardanti: Sheakespeare in love". E il "Dizionario", né più né meno del banalissimo comando "trova file" di un qualsiasi sistema operativo, fruga e scodella il risultato man mano che si imbatte nei file inerenti la richiesta. L’analista dopo pochi secondi ha davanti a sé una montagna di materiale riguardante il film vincitore dell'Oscar: telefonate del e al regista, e-mail di congratulazioni, migliaia di pagine web sul film. Subito dopo l’analista decide di tornare al lavoro e digita un'altra frase: "Trovami documenti riguardanti: armi all’Iran".

Duncan Campbell è un giornalista: per rendere al meglio il concetto si è immaginato un analista cinefilo che non resiste alla tentazione di spiare nelle conversazioni del regista del suo film preferito. E il concetto è: gli enormi computer chiamati "dizionari" all’interno dei quali transitano tutte le conversazioni di questo pianeta, verranno presto interrogati non attraverso parole chiave singole ma attraverso "richieste di argomento", come appunto, "armi all’Iran".

Duncan Campbell ha redatto "Interception Capabilities 2000", traducibile come "Capacità di intercettazioni nel 2000", per l’organizzazione europea Stoa, "braccio tecnico-scientifico" del Parlamento europeo. Il rapporto costituisce la seconda puntata della vicenda Echelon, ovvero il sistema di intercettazioni globale gestito in primis da Stati Uniti e Gran Bretagna e al quale aderiscono Australia, Nuova Zelanda, Canada e recentemente, secondo notizie di stampa, anche la Svizzera. Obiettivo ormai noto della "associazione": intercettare le telecomunicazioni di tutto il mondo a scopo di "intelligence".

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Il fatto è che poi accadono strane cose: un signore va in banca a chiedere un prestito e se lo vede rifiutare senza un perché; un’azienda vede improvvisamente sfumare una commessa per la quale aveva tutte la carte in regola a favore di un’altra in possesso di informazioni esclusive grazie alle quali sbaraglia tutti gli altri concorrenti; i prodotti dell’impresa X risultano improvvisamente difettosi a tutto vantaggio della concorrente Y che si appropria della sua quota di mercato.

Qualcuno pensa alla sicurezza violata delle comunicazioni, qualcun altro scrive un rapporto, e tutti possono constatare la violazione più o meno continua della propria privacy. E allora si scopre che, per restare nell’abito delle autostrade telematiche di Internet, Intranet e Usenet, "tutte le e-mail vengono intercettate, lette e analizzate", "i messaggi di tutti i newsgroup vengono conservati per mesi e mesi in computer dalle enormi capacità di memoria", "tutti i navigatori che transitano in uno dei nove principali Internet Access point statunitensi – vale a dire la stragrande maggioranza dei surfer di tutto il mondo – subiscono l’identificazione e la catalogazione dei loro indirizzi IP (praticamente la carta di identità telematica del computer), compresa la cronologia dei siti precedenti, l’indirizzo a cui si è diretti e, perché no?, una sbirciatina al proprio disco rigido, tanto per vedere se c’è qualche directory di interesse, non si sa se a fini di tutela della sicurezza nazionale o dell’espansione delle quote di mercato di qualche azienda.

L’intrusione continua genera anche effetti esilaranti: gli addetti ad un sito americano specializzato nella diffusione delle informazioni a tutela della privacy, JYA.com, assistono ogni mattina all’arrivo "di un "bot", un "agente elettronico" proveniente dalla NSA (National Security Agency) americana - punto di riferimento principale del sistema Echelon - che - puntuale come un orologio - entra nel sistema, copia i file di interesse e va via".

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Se la situazione è a questo punto si comprende come la crittografia sia considerata dagli americani al pari di un’arma di guerra e perché venga vietata l’esportazione di sistemi crittografici che superino i 56 bit di potenza. Il che significa la completa violabilità dei browser usati dai navigatori europei, Explorer e Netscape, la cui possibilità di crittografare i messaggi è limitata tra i 48 e i 56 bit, pienamente leggibili dai sistemi americani che comunque non trovano difficoltà a leggere fino a 128 bit.

"128 bit? Molti di più… . La capacità di calcolo degli elaboratori americani è enorme, a tal punto che ormai la crittografia è considerata solo una leggera perdita di tempo per chi deve de-crittografare i messaggi". Giuseppe Muratori, ingegnere, è a capo dell’Istituto Ricerche Comunicazioni sociali, sede a Torino. Da circa un anno l’istituto ha annunciato la realizzazione di Ermes, un sistema di protezione delle informazioni "capace di sfuggire ad Echelon". "Si tratta della possibilità di ridurre un documento, poniamo di mille pagine – dice Muratori - ad un micropunto invisibile e di inviarlo nel cyberspazio, lungo un’autostrada telematica, non necessariamente Internet, o anche su un dischetto. Il documento sarà reperibile solo da chi è in possesso delle chiavi d’accesso variabili e delle coordinate sferiche, sempre variabili, del luogo geometrico in cui si trova il messaggio".

Altre chiavi saranno necessarie una volta "trovato" il documento per de-crittografarlo a vari livelli e renderlo alla fine leggibile. Domanda: quanto costa Ermes? "Non è in vendita". "A chi l’avete dato? "A nessuno". Perché l’avete costruito? "Lo scopo dell’istituto è fare ricerca nel campo delle comunicazioni". E chi è che paga le ricerche? "Non glielo posso dire". Andiamo bene…

 

Link:

http://www.jya.com
(sulla privacy)

http://www.greennet.org.uk/duncan/
(per scaricare il rapporto Stoa)

http://www.wif.net
(il sito della IRCS. Attualmente off-line per ristrutturazioni)

 

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