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Davide Frattini


Questo articolo è stato pubblicato sul Corriere della Sera (www.corriere.it) del 13 luglio

Cinque giorni e 135 mila lire per spedire 40 pagine dal Madagascar alla Costa d'Avorio. Mezz'ora e 80 mila lire per inviarle via fax. Due minuti e 50 lire usando la posta elettronica. Quale soluzione preferireste? La risposta sembra ovvia. "Ma la scelta è semplice solo se scegliere è possibile", scrive il Rapporto Onu sullo sviluppo. Perché scegliere è sempre più difficile: la rete, il Web, i satelliti, la posta elettronica rischiano di creare nuove barriere tra Paesi avanzati e Paesi in via di sviluppo, tra ricchi e poveri, tra colti e analfabeti.

Tra avere e non avere: la distanza tra chi ha un telefono e un computer e chi non ce l'ha. Tra sapere e non sapere: il baratro che può dividere chi conosce Internet e chi ancora deve scoprire la televisione.

IL NUOVO SAPERE - "Scrivere programmi per computer e individuare codici genetici - spiega il Rapporto - è oggi paragonabile all'antica corsa all'oro, è come la conquista di nuove terre. Il sapere è la nuova risorsa: Internet, telefoni cellulari e reti satellitari hanno ridotto spazio e tempo. E possono costituire un importante stimolo per lo sviluppo umano di tutti quelli che possono collegarsi". Ma l'alta tecnologia consolida anche una sua "alta società". Un'élite digitale concentrata nei Paesi industrializzati, dove vive la maggioranza di chi usa Internet (88%). Gli Stati Uniti, che mietono un primato informatico dopo l'altro, ospitano solo il 5% dell'umanità. L'Asia del Sud, dove risiede il 20% della popolazione mondiale, raggiunge l'1% di chi naviga in rete.

Per connettersi a Internet bisogna innanzitutto avere un telefono. Un bene ancora raro in molte parti del mondo: la Cambogia, nel 1996, contava meno di un telefono ogni cento persone. E a questi ritmi tecnologici, Paesi come la Costa d'Avorio e il Bhutan dovrebbero attendere il 2050 per raggiungere i livelli di Germania e Singapore oggi. Le barriere geografiche, così spiega il Rapporto Onu sullo Sviluppo umano,possono essere sì cadute grazie alle telecomunicazioni "ma ne è emersa una nuova: una barriera invisibile che, come dice il suo nome, è come una rete a estensione mondiale (World Wide Web), che comprende tutti coloro che sono collegati e silenziosamente - in modo quasi impercettibile - esclude gli altri".

UNA TASSA SUI BIT - Per abbattere questo muro e offrire le opportunità del cyberspazio al resto del pianeta, il Rapporto Onu propone una tassa sui bit, "un modo innovativo per finanziare la società della conoscenza": "È un'imposta esigua sull'ammontare dei dati trasmessi tramite Internet. I costi per gli utenti dovrebbero risultare insignificanti: per 100 messaggi di posta elettronica al giorno si dovrebbe pagare un'imposta di solo 1 centesimo (19 lire). Nel 1996 una simile imposta avrebbe permesso di raccogliere, in tutto il mondo, una somma pari a 70 miliardi di dollari (oltre 130 mila miliardi di lire)".

IL COMMERCIO EQUO - Risorse per i Paesi in via di sviluppo possono essere trovate anche con il commercio elettronico (equo): "PeopLink" è un'organizzazione che vende oggetti d'artigianato su Internet e raccoglie i prodotti di oltre 130 mila persone tra Africa, Asia e America Latina. "Tropical Whole Foods" distribuisce frutta secca prodotta in Burkina Faso, Uganda e Zambia e ha rivoluzionato i suoi scambi commerciali grazie alla posta elettronica, evitando scorte e carenze. "In passato - commenta il Rapporto - un coordinamento così era possibile solo per le imprese multinazionali. Ora le piccole imprese innovative possono trovare la propria nicchia e competere a fianco dei giganti commerciali".

TECNOLOGIA E EDUCAZIONE - Ma anche dove i piccoli artigiani si uniscono in rete, anche dove telefoni e computer esistono e Internet è una realtà, resta l'ostacolo dell'analfabetismo. Non solo informatico. Nel Benin oltre il 60% della popolazione è analfabeta e risulta davvero difficile far crescere i 2 mila utenti della rete: "Anche per le tecnologie più recenti e più avanzate, il nucleo della soluzione si trova nella politica più essenziale e di lungo periodo: l'investimento nell'istruzione". Per di più Internet parla inglese, lingua adottata dall'80% dei siti web ma conosciuta nel mondo solo da 1 persona su 10.

Accedere alla rete diventa una corsa a ostacoli (economici e culturali). E sono proprio gli "esclusi" quelli che avrebbero più bisogno dei milioni di informazioni sparse nelle banche dati digitali. I Paesi in via di sviluppo sono i più colpiti da malattie virali e infettive, ma spesso non hanno le conoscenze per combatterle. Una biblioteca medica americana è abbonata a circa 5 mila giornali, mentre quella della University Medical School di Nairobi (Kenya) riceve solo 20 riviste specializzate: Internet potrebbe portare informazioni a scuole e ospedali e permettere l'insegnamento a distanza attraverso le teleconferenze. Quando nel 1995 il virus Ebola si diffuse nell'Africa centrale, medici e ricercatori entrarono in contatto grazie a HealthNet, una rete di messaggi sanitari diffusa in 30 Paesi in via di sviluppo (tra cui 22 africani).

"Ma l'informazione - avverte il Rapporto sullo Sviluppo umano 1999 - è soltanto uno dei numerosi bisogni. La posta elettronica non può sostituire i vaccini e i satelliti non potranno mai fornire acqua potabile". Come ha ricordato un medico nepalese: "Le nostre priorità restano igiene, sanità, cibo... Può Internet cambiare tutto questo?"

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