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Gli assassini del banner: Webwasher e i suoi fratelli

Riccardo Stagliano'



La battuta migliore e' quella di Jim Nail, analista alla Forrester Research: "Il piu' efficace meccanismo per bloccare la pubblicita' e' quello che abbiamo tutti, tra un'orecchio e l'altro". Basta usare la testa, secondo lui, per neutralizzarne il fastidio. Eppure, nonostante la dotazione di default, si e' assistito di recente a un florilegio di prodotti che dovrebbero fare proprio questo: impedire lo scaricamento dei banner, alleggerendo cosi' le pagine Web e aumentando di conseguenza la velocita' della navigazione. Ma riflettete due volte prima di un eventuale brindisi. Se da una parte infatti il sistema potrebbe alleviare una delle piu' grosse piaghe dell'Internet odierna, l'estenuante lentezza che ha suggerito l'epiteto "World Wide Wait", dall'altra si candida a minarne il principale canale di sussistenza.

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E cosi' quando RealNetworks - la societa' che produce RealAudio e RealVideo - ha deciso di distribuire a 14 dollari e 95 AtGuard, un software realizzato dalla Wrq di Seattle che esclude dalla visualizzazione i banner e le altre finestre pubblicitarie che nei siti generalmente si incontrano, rendendo la navigazione "fino a sei volte piu' spedita", molti editori elettronici si sono imbufaliti. Al punto che i boicottaggi e le contromisure minacciate hanno fatto capitolare l'azienda che ha infine ritirato il suo appoggio al prodotto contestato. "Il pubblico ha accettato da tempo di pagare il pedaggio alla pubblicita' nei media tradizionali - ha dichiarato uno dei piu' accaniti critici, il direttore di ItvWorld.com Scott Mathias - e dovra' essere tollerante anche online". O si accetta la pubblicita' (e si usano i servizi gratis o quasi), o la si rifiuta ma allora qualcuno dovra' metter mano al portafoglio: tertium non datur.

Dal canto suo la tedesca Siemens ha introdotto sul mercato, a partire da gennaio scorso, WebWasher: scaricabile gratuitamente dalla rete, il plug-in funziona di concerto con un qualsiasi browser (solo in ambiente Windows, per il momento) e mira allo stesso risultato di AtGuard. Le reazioni non si sono fatte attendere. L'incongruenza denunciata da piu' parti e' la medesima: "State sparando su chi ci/vi da' da vivere". E non si tratta di cifre trascurabili. Se durante il '98 sono stati spesi quasi 2 miliardi di dollari in pubblicita' online, la stima di Jupiter per l'anno prossimo e' nell'ordine di 4,4 miliardi solo per quanto riguarda i banner. A patto, naturalmente, che gli "ad-blocker" non scombussolino i piani.

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Dopo i primi sei mesi dal suo lancio Siemens ritiene che circa un milione di persone nel mondo stia usando il suo prodotto. Internet Mute, una compagnia di Cambridge, Massachusetts, che produce un'applicazione analoga - Intermute - si dice molto soddisfatta delle vendite realizzate in un periodo analogo. Ma c'e' qualcosa che non quadra. Questo tipo di antidoti ai banner sono nati insieme a loro, nell'ormai lontano 1994. Sino a ieri si potevano trovare, sotto forma di shareware (software gratuito) in rete, ma non hanno mai sfondato. Ci sono da mettere in conto pigrizia e diffidenza nei confronti di qualsiasi nuovo programmino da installare e configurare sul proprio pc. "Tanto piu' nel nostro mercato - conferma Marco Locatelli, direttore commerciale di DoubleClick Italia - dove se e' vero che le connessioni domestiche sono particolarmente lente e' ancor piu' vero che l'utenza, in forte crescita, non e' ancora particolarmente evoluta. Solo una minoranza di navigatori esperti puo' prendere in considerazione una contromisura del genere". "L'utente nostrano di Internet e' molto vicino all'utente tv - rinforza Fausto Gimondi, direttore generale di Virgilio - si collega e non ne vuol sapere di stare a impazzire su un apparecchio che gli disabilita i cookie o su un altro che bypassa i banner. Oltre alla semplicita' l'altra singola cosa che gli sta piu' a cuore e' la gratuita', ma per garantirla c'e' bisogno del sostegno pubblicitario (la stragrande maggioranza dei nostri visitatori ha risposto - salvo qualche lamentela sui recenti messaggi elettorali - di non esserne infastidita)".

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C'e' inoltre da considerare che certe pubblicita' sono apprezzate da chi naviga. "La regola della nostra casa madre - spiega Alessandro Pegoraro, direttore generale di Yahoo! Italia - e' che ormai un banner va sull'home page solo se contiene dei benefici tangibili per l'utente, come sconti o altre promozioni. Mentre nelle altre sezioni i messaggi degli inserzionisti sono "targettizzati", e quindi chi li vede li accoglie bene, ci clicca volentieri. Storicamente il nostro servizio e' nato per andare incontro alle esigenze dell'utente. La leggerezza delle nostre pagine e' esemplare e applichiamo regole rigorosissime per ridurre al minimo il peso dei banner. In un paio di occasioni questa severita' ci ha fatto perdere anche dei clienti, ma cosi' facendo non abbiamo deluso i nostri visitatori". D'altronde un sistema rozzo ma efficace per velocizzare la navigazione e' incorporato da sempre in ogni browser, e si tratta dell'opzione di disabilitare la visualizzazione delle immagini (banner inclusi). Quasi nessuno lo usa. Niente di nuovo, dunque, sul fronte d'Internet.

 

In rete

AtGuard
http://www.atguard.com/

WebWasher
http://www.siemens.de/servers/wwash/

Intermute
http://www.intermute.com

 

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