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Come è nato il Web



Piero Comandè



James Gillies e Robert Cailliau, Come è nato il Web, Baldini & Castoldi, 2002, pp, 430, Euro 17,20

Internet e Web sono nati da ricerche motivate da pura curiosità scientifica, senza immediate e vincolanti applicazioni pratiche. E' questa la tesi di James Gillies e Robert Cailliau del Conseil Européen Pour La Recherche Nucléaire (CERN), autori del libro Come è nato il Web (Baldini & Castoldi), per i quali le idee che hanno generato Internet sono principalmente il risultato di ricerche fondamentali sulla comunicazione tra computer e la condivisione conoscenze nella comunità scientifica.

All'Advanced Reserach Projects Agency-Information Processing Techniques Office, 1958-1964 (Arpa-Ipto) e Al National Physical Laboratory, 1966 (NPL), su impulso di psicologi e informatici, tra cui si segnalano J.C.R. Licklider e D. Davies, sono promossi programmi di ricerca pura sull'interazione uomo-macchina, la tecnologia delle reti e la trasmissione dei dati che integrano il lavoro di Paul Baran della RAND Corporation - che pure aveva scopi militari - sulla commutazione di pacchetto da lui né classificato né brevettato perché "non solo gli Stati Uniti sarebbero stati un posto più sicuro con un sistema di comando e controllo più durevole, ma lo sarebbero stati ancora di più se anche l'URSS lo avesse avuto".

La ricerca di Tim Berners-Lee, inventore del Web - notano gli autori - ha le stesse caratteristiche aperte e disinteressate, dissonanti rispetto all'“imprinting” tecnologico della ricerca europea degli anni '80. Il software per il server e il browser - che avrebbero messo chiunque nella condizione di leggere/pubblicare pagine Web - era modellato sulla visione della Rete come un “grande cervello” e articolata sulle modalità di pensiero dell’uomo, per associazioni libere, non gerarchiche - a ragnatela (web in inglese) - che egli riteneva esemplificate nel lavoro dei fisici del Conseil Européen Pour La Recherche Nucléaire, 1989 (CERN).

Dal lavoro sulle due sponde dell'Atlantico acquistavano concretezza le visioni di Vanevar Bush, Doug Engelbart e Ted Nelson (profeta di Xanadu), e sembrava finalmente possibile lo sviluppo dell'ipertesto e di un iper-biblioteca globali. Scrivono gli autori: "La visione iniziale non era di una ragnatela unica e amorfa, bensì fatta da un numero illimitato di ragnatele correlate. L'immissione delle informazioni sul Web per il consumo generale o per l'uso di un piccolo gruppo come una data famiglia doveva essere altrettanto semplice quanto le informazioni messe a disposizione dagli altri".

La decisione di Baran di lasciare aperta la tecnologia della commutazione di pacchetto era destinata a fare scuola scuola. Il software, tutti i principali protocolli di comunicazione e la organizzazione di Internet e del Web sono distribuiti gratuitamente: TCP/IP, DNS, HTTP, URL; il sistema operativo degli host in Rete di qualunque tipo essi fossero - Unix della A&AT e poi la BSD dell'Università di Berckley (1974-1983) - il cui sviluppo era sostenuto dalla discussione degli utenti con commenti che contribuivano a renderlo più solido; l'HTML e gli stessi browser, quelli sviluppati al CERN o fuori (Viola e Mosaic) per le diverse piattaforme. In qualche caso non erano neanche coperti da brevetto.

Il segreto del successo delle soluzioni escogitate da ARPANET (la rete dell’ARPA) sulle soluzioni "chiuse" avanzate da grandi società come la Xerox o da istituzioni internazionali come il ComitÉ Consultatif International De Téléphonie e Télégraphie o L'international (CCITT) o dalla Standards Organisation (ISO) era l'aderenza alla mentalità dei ricercatori e degli scienziati del modello di sviluppo scelto - ''puro consenso e codice utilizzabile'' - che consentiva una libertà di sperimentazione che non teneva conto delle procedure o dei controlli usuali: ''nessuno ci disturbò, né senatori, deputati o militari, nessuno ci mise i bastoni fra le ruote'' (le organizzazioni internazionali si riunivano ogni quattro anni!).

Questa condivisione creativa delle risorse in ambito accademico - ricordano gli autori - era attivamente sostenuta e finanziata dal Dipartimento della Difesa negli USA e dai Governi europei al CERN. Nel 1990 il numero dei siti Internet in Europa aveva raggiunto i 30.000, l'anno dopo era già salito a 100.000 e già funzionavano col TCP/IP reti mondiali di computer: Arpanet, Bitnet, Earn, Csnet, Janet, Decnet.

Era il risultato di un processo dal basso, promosso dalla comunità scientifica e sostenuto dagli USA, che aveva forzato, coll’agire cooperativo di centinaia di scienziati e molti computer, le barriere nazionali e i diritti di uso delle linee telefoniche anche in Europa. Un modello di sviluppo che appare una curiosa miscela di supremazia militare (la Rete ARPANET si separa dal ramo militare nel 1983, quest'ultimo assume il nome di MILNET), di idealismo ed anticonformismo: "Rifiutiamo qualsiasi re, presidente o voto. Crediamo solo nel puro consenso e in codici utilizzabili”, proclamavano questi scienziati. questo in seguito si "costituzionalizza" nell’Internet Activities Board (IAB) composto dall'Internet Enigineering Task Force (IETF) e dall'Internet Research Task Force (IRTF), quindi nella Internet Society.

Questo connubio ha spinto molti a identificare le ragioni della costruzione di Internet con quelle della guerra fredda, il libro di Gillies e di Cailliau mostra come come siano possibili altre letture e come tutto sia più complesso.

Nel 1990 era tutto pronto per il Web, la creazione di Tim Berners Lee, che nasce in un'istituzione collaborativa per definizione: il CERN. Gillies e Cailliau ricordano come il CERN fosse stato istituito nel 1952, per iniziativa del fisico premio Nobel francese Louis de Broglie, con lo scopo di arrestare l'esodo dei giovani talenti scientifici verso gli Stati Uniti: "ciò che ogni nazione europea è incapace di fare - diceva - da sola lo potrà un'Europa unita, e senza dubbio, vi riuscirà brillantemente".

Le ricerche che si conducevano al CERN (ribattezzato nel 1991 "Laboratorio Europeo per la Fisica delle Particelle") erano motivate da pura curiosità scientifica e finanziate da venti Stati europei e dagli Stati associati; la natura delle ricerche era tale da richiedere grandi infrastrutture -il LEP che serviva a far collidere elettroni e positroni era largo 27 chilometri - e folti gruppi di lavoro sparsi dappertutto nel mondo. Proprio per soddisfare queste complesse esigenze di comunicazione e documentazione che Berners-Lee è chiamato di nuovo al CERN nel 1984 (la prima volta era stata nel 1980).

Il suo obiettivo diventa presto dare alla società -che altri chiameranno poi "dell'informazione e della conoscenza"- gli strumenti adeguati per il suo sviluppo armonico: l'ipertesto globale, sintesi di ipertesto e reti, ovvero la rete come grande ipertesto sempre aggiornato. Scrivono gli autori del libro: "Secondo Tim, era naturale che il sistema di documentazione di una simile organizzazione, dovesse essere una ragnatela in continua evoluzione. Un sistema di questo tipo avrebbe risolto i problemi di perdita dell'informazione causati dal rapido avvicendarsi delle persone e dalla marea di sistemi d'informazione diversi che non erano in grado di comunicare tra loro". Scriveva: 'I problemi di perdita di informazione possono essere particolarmente sentiti al CERN, ma il caso del CERN è un modello in miniatura del resto del mondo nel giro di qualche anno".

La visione tecnologica del Web coincideva con il processo di globalizzazione dove la centralità degli Stati Uniti era assoluta: il "mondo fra qualche anno" era quel mondo. Militava a vantaggio degli USA una più antica e convinta adesione al sistema delle Reti e la disponibilità di quel Governo nel sostenere progetti apparentemente senza immediata utilità pratica in ambito accademico. Nel 1990 in Europa esistevano delle Reti, sebbene non così estese e aperte come negli Stati Uniti, però esistevano anche monopoli nazionali delle telecomunicazioni, confini e lunghe procedure burocratiche.

Occorreva da parte della istituzioni e degli Stati europei la percezione dell'occasione strategica offerta dal connubio Internet/Web. E questa manca perché in Europa il Web non era ancora diventato quella forza culturale che era negli Stati Uniti, perché la controparte europea era il CERN, pur sempre un laboratorio di fisica (in quel frangente assorbito completamente dalla costruzione di un nuovo acceleratore LHP) e le industrie europee avvertivano soprattutto l'urgenza di fare affari. Quando matura la necessità di istituire un'organizzazione per gli standard del Web, il W3O (col concorso dei governi) e poi il W3C (col concorso delle industrie) Tim Berners-Lee coglie l'opportunità di lavorare presso il Laboratorio di Informatica del MIT e vola a Boston.

Scrivono Gillies e Cailliau: "'Fu una battaglia per controllare il Web e al contempo farlo decollare', disse qualche tempo dopo [Tim Berners-Lee], 'Fu una battaglia per creare linguaggi comuni per HTML, HTTP e URL, onde evitare che il Web si frantumasse in un ammasso di elementi incompatibili'. Per raggiungere questo scopo, Tim era disposto a spostarsi ovunque venisse messo in condizione di ottenere l'impatto maggiore. 'La scelta fra Stati Uniti ed Europa fu essenzialmente dovuta alla considerazione del luogo in cui Internet era più diffusa e in cui si trovavano le aziende produttrici di software', spiega. 'Fu quello l'elemento strategico che mise i centro dello sviluppo del Web negli Stati Uniti, piacesse o no".

E’ il momento delle "contese transatlantiche" - ricordano gli autori - un confronto, anche duro, fra il CERN e il MIT sulla titolarità e la gestione dei finanziamenti governativi e industriali, che si concludono con la sostituzione del CERN con l'Institut Pour La Recherche En Informatique (INRIA) nel partenariato con l'istituto bostoniano. Il 7 aprile 1995 è annunciata la costituzione del Consorzio W3 a Boston, questo presto "supera" l'Organizzazione W3 e i finanziamenti governativi - quelli europei finanziati dal progetto ESPRIT - si aggiungono a quelli delle industrie raccolti dal MIT.

Poteva andare diversamente? Se l'Europa non avesse preferito la lenta logica dei comitati per la definizione degli standard, se non si fosse tollerato il monopolio delle società telefoniche e la loro politica di tariffe altissime, se non ci fosse stata la chiusura a un solo paese -la Francia- di sistemi d'informazione come MINITEL, se l'Europa fosse stata come gli USA e non un agglomerato di Stati divisi da frontiere e spesso litigiosi tra loro forse la posizione contrattuale e la credibilità europee, rappresentata nella volata finale dal CERN e dall'INRIA, sarebbero state maggiori e gli esiti diversi.

Forse la proposta di Robert Cailliau di costituire un centro europeo per la promozione del Web, "Alexandria", che sfruttasse il Web per colmare il divario tecnologico tra Europa e Stati Uniti, non sarebbe caduta nel vuoto. Tutta la storia del Web -concludono gli autori - è comunque motivo di riflessione sul rapporto tra industria e ricerca pura, sulla curiosità scientifica e sulla "gestione della fiducia".

Oggi il Web e Internet sono delle realtà essenzialmente commerciali, ma le loro radici sono più profonde e, come si è visto, risalgono a venti anni prima: "La lezione che insegna Internet è che bisogna lasciare spazio e ampio respiro alla serendipity. Forse ci ha messo tempo per arrivare, ma il Web ha prodotto per il CERN un bel ritorno sull'investimento fatto". Del resto Donald Davies, uno dei pionieri di ARPANET in Inghilterra, pare della stessa opinione: "Non penso che si possa creare qualcosa di fondamentalmente nuovo in uno spazio temporale di dieci anni".


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