Consigli
per le vacanze
Francesco Roat
Avevo intenzione di proporre per la pausa estiva un libro con la elle
maiuscola: “Verso un’ecologia della mente” di Gregory Bateson (Adelphi).
Il testo tuttavia presenta un handicap: è un volume davvero
voluminoso e il suo peso (quasi un chilo) potrebbe costituire un
impaccio a quanti non vogliono zavorrare troppo la valigia delle
ferie. Così suggerirei qualcosa di meno ponderoso, cioè una scelta
fra cinque libri il cui peso complessivo, grammo più grammo meno,
raggiunge quello del saggio di Bateson (che io mi porterò in spiaggia
comunque). Si tratta di una selezione tra gli ultimi libriccini che
Sellerio propone ai lettori nel consueto formato tascabile ma
estremamente elegante.
Iniziamo dal noto “La gita a Tindari” di Andrea Camilleri, che
consiglio soprattutto a chi ancora non conosca le inchieste del
commissario Montalbano. Come per tutti gli altri romanzi che hanno per
protagonista questo Maigret siculo, oltre al piacere dell’intreccio
all’insegna del giallo, il lettore potrà gustare una scrittura di
straordinaria freschezza e invenzione linguistica. La prosa
lussureggiante di Camilleri è infatti giocata su un assai felice
ibrido lessicale tra l’italiano e il siciliano che rende davvero
unico il suo registro stilistico incline alla musicalità e alla
metaforicità di un narrare sì letterario ma al contempo immediato,
visivo, coinvolgente e a sicura tenuta di lettore.

Sempre per restare in tema di gialli – anzi di gialli filosofici –
si può optare inoltre per l’insolito “Aristotele e il giavellotto
fatale” della canadese Margaret Doody, la quale ambienta le sue
fiction noir nell’Atene dei tempi di Aristotele. Per chi ama i
racconti di investigazione dall’impianto tradizionale (alla Agatha
Christie) in cui il lettore è invitato a scoprire il colpevole
seguendo sottili indizi, quale detective migliore di Aristotele in
persona, il logico per antonomasia, questa volta alle prese con un
caso all’apparenza fin troppo banale: l’uccisione di un atleta
colpito da un giavellotto durante una gara. Ma le apparenze ingannano,
ammonisce il filosofo-investigatore, dimostrando come non sempre
l’attore di un delitto ne sia anche il regista.
Se poi dai gialli veri e propri vogliamo passare a un thriller che è
tale solo a prima vista, rivelandosi a una più attenta analisi
racconto visionario e surreale, calato in un’algida atmosfera da
brivido metropolitano, curioso è il racconto del brasiliano Osman
Lins “L’isola nello spazio”, ambientato verso la fine degli anni
’50 a Recife, dove vivacchia un impiegatuccio bancario, frustrato
dalla routine di giorni sempre uguali, consumati in un’esistenza già
“vecchia e senza amore”. Così, quando un’improvvisa moria di
inquilini spopola l’Edificio Capibaribe, l’unico superstite
(giusto il protagonista) decide, come il Mattia Pascal pirandelliano,
di scomparire facendola finita con un’identità non più
tollerabile. Tornerà a Recife quattro anni dopo, altro dall’uomo
che era, per chiudere con il passato mediante un gesto vendicativo, a
seguito del quale verrà squarciato il velo di mistero su una moria
voluta per i motivi più abbietti e venali.
Ancora sul tema dell’identità e dei possibili sviluppi/viluppi
alternativi di un’esistenza, Giancarlo Lunati si cimenta nientemeno
che con: “Gesù. Quattro vite verosimili”. E in questi laicissimi
pseudovangeli se ne vedono veramente di tutti colori. Si va dalla
figura inedita di un Cristo guerrigliero (sulla falsariga del Che
Guevara) contro gli oppressori romani, a quella di un Gesù filosofo
stoicheggiante che – settantenne – viene invitato a Roma
dall’imperatore Tito, a quella di un messia assai prudente che “si
sarebbe ben guardato dal predicare la nuova religione per le strade
dell’impero”, infine alla versione più vicina a quella canonica;
sebbene il Gesù di Lunati non sia mai un dio ma solo un uomo, la cui
etica tuttavia ha il pregio di “rimanere valida per i secoli dei
secoli”.
Per concludere, sempre intorno al popolarissimo Camilleri, di Marcello
Sorgi (sì, proprio lui, il direttore de La Stampa) è appena uscita
“La testa ci fa dire” ovvero una lunga intervista/conversazione
con l’inventore del commissario Montalbano che ci consente di
scoprire, dalla voce di quest’eccentrico fabulatore, in che modo
prenda forma un romanzo, come nasca un personaggio (in primis quello
dell’investigatore siculo) e uno scrittore.
E' il Caso Camilleri, autentica fucina di best seller, sebbene
d’indubbia qualità, capace, in Italia e con un romanzo italiano, di
arrivare a tirature sulle 300.000 copie; come è accaduto con “La
gita a Tindari”, tornando alla quale concludo circolarmente questo
ventaglio di proposte librarie sotto l’ombrellone, spero utili anche
a chi sia costretto a restarsene in città.
Buona lettura e buona estate a tutti.
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