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Segnalazione/Roma, viaggio nell'anima


Quale pensiero, quale lampo di grandezza, c’è dietro la cupola di Sant’Ivo alla Sapienza? Cosa significava per Borromini quel movimento a spirale che si avvita verso il cielo? Il riferimento colto della torre di Babele o quello devoto al tabernacolo che contiene il Sacramento? Il richiamo alla perfezione immobile di una conchiglia, o a quella animata di un’ape? E dietro l’ape cosa c’è? Forse il nettare della sapienza offerta agli uomini come la immaginava Platone oppure l’omaggio ai Barberini, che questo insetto avevano eletto a simbolo della loro famiglia?

C’è un’anima ancora viva, intensa ma nascosta, nelle chiese di Roma. E nei monumenti dell’antichità, nei palazzi, in tutta la scenografia disegnata nei secoli da persone che volevano dire qualcosa di se stesse, della propria epoca. Quelle idee, quei pensieri, sono ancora lì, a reclamare la nostra attenzione di residenti distratti, turisti appagati dall’aneddoto superficiale, comparse comunque involontarie di uno spettacolo che si replica ogni giorno, da secoli, da millenni.

C’è un libro che ci invita a fermarci, a spartire un frammento del nostro tempo, con quelle sagome che ci sembrano familiari all’occhio, ma di cui ignoriamo il significato vero, cioè tutto. E’ "Roma, viaggio nell’anima". L’ha scritto Francesca Balboni per le Edizioni scientifiche italiane. Francesca Balboni è una studiosa. Ma prima ancora è un’entusiasta, capace di emozionarsi come una bambina di fronte al dettaglio di uno spigolo in stucco all’interno dell’oratorio dei Filippini, un dettaglio che ai più passa inosservato ma da cui lei fa partire una storia. Storia di un’anima, appunto. Quella del Borromini, quella del barocco tutto. Ma anche quella, anonima, degli artisti e degli architetti che nell’antica Roma hanno reso testimonianza della loro urgenza interiore. Urgenza unica, irripetibile, ma ancora così attuale.

Ecco allora che luoghi apparentemente conosciuti come il Foro, il Campidoglio, le Basiliche, acquistano risonanze nuove. Non più soltanto fondali nel traffico, ma esperienze umane, laboratori di idee e di emozioni. Ma non ci sono soltanto i monumenti celebri nel libro di Francesca Balboni. C’è anche un itinerario nella Roma più segreta. Come la tappa all’Excubitorium della settima coorte a Trastevere, ossia la caserma dei vigili del fuoco romani, che ci ricorda come nell’antichità gli incendi fossero all’ordine del giorno.
Insomma, un libro che ci spinge ad uscire di casa, che ci accompagna con discrezione nella memoria e ci invita al silenzio, che è poi scoperta di sé.

(m.c.)

 

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