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Noi che abbiamo conosciuto Simone


Tina Cosmai

 

Simone Weil come l'abbiamo conosciuta, questo il titolo del libro uscito in Francia nel 1952 e edito ora in Italia da Ancora Edizioni.Una bellissima versione narrativa e biografica scritta a quattro mani, da due autori che furono molto vicini a Simone Weil : Padre Joseph-Marie Perrin e il filosofo cattolico Gustave Thibon, i quali espongono con passione e verità proprie il valore, il limite e il conflitto del loro rapporto con la Weil. Il titolo è indicativo del fatto che l'interpretazione cattolica abbia percorso l'intero scritto, dominando quasi tutta la testimonianza di Padre Perrin e accompagnando i forti sentimenti di amicizia che Thibon provava per Simone. Un percorso letterario estremamente umano, dove l'amicizia mette in luce contrasti ed emozioni a tratti commoventi, specie negli scambi epistolari tra la protagonista e i due autori.

Simone Weil nacque a Parigi il 3 febbraio del 1909, figlia di un medico alsaziano ebreo e di madre originaria dalla Russia. Crebbe in un clima di completo agnosticismo. Studiò all'Ecole Normale Supèrieure, dove ottenne il titolo di agregèe in filosofia nel 1931. Nel 1934 decise di vivere la condizione operaia e nel 1936 prese parte alla guerra civile spagnola, dalla parte dei repubblicani. Intanto nel 1940, scoppiò la seconda guerra mondiale. Simone lasciò Parigi e si trasferì a Marsiglia, dove la raggiunsero le misure amministrative contro gli ebrei.

Nel periodo bellico cominciarono i suoi incontri con Padre Perrin e Gustave Thibon, nati dalla ferita che i provvedimenti antisemiti le avevano provocato e dal desiderio di condividere la condizione e le fatiche del proletariato agricolo. Nacque così un'amicizia che fondò le sue radici nell' attrazione spirituale verso Dio, nel desiderio comune di aprirsi a Lui, anche se in condizioni di pensiero fortemente divergenti. Ma è proprio la diversità di questa abnegazione, di questo amore che fece di questi scambi umani ed epistolari una delle testimonianze di amicizia più belle e intense che siano mai state scritte.

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Certo il rapporto con Padre Perrin fu più travagliato, perché Simone non rinnegò mai la sua origine agnostica, anzi, questa fu per lei motivo di religiosità profonda e accogliente. Il vuoto determinato dalla sua 'nullità' cattolica, le permise, quasi in maniera stoica, di ospitare l'infinita Grazia e Misericordia di Dio. Padre Perrin afferma che Simone superò i suoi maestri stoici, perché visse una religiosità legata indissolubilmente all'esperienza della sventura. Per lei, soltanto il vuoto della miseria, della povertà, poteva accogliere l'immensità di Dio, ma Padre Perrin non accettava in lei la profonda libertà dell'essere cristiana, quel suo stare 'alle soglie della Chiesa', senza mai accettare i sacramenti e i dogmi che la Chiesa impone per arrivare a Dio.

Padre Perrin afferma che tutto questo era motivo di contraddizione e di conflitto in Simone, perché per lui è incomprensibile sentire Dio senza aderire alla realtà della Chiesa. Egli afferma che Simone mendicava la Verità a Dio, non la possedeva e non l'avrebbe posseduta sino la momento della morte, che, secondo lei, era il momento storico di massima apertura a Dio. Lo scontro ideologico con Padre Perrin è forte in questo, perché è la conferma dall'assoluta incertezza e conflittualità dell'esistenza, che si scontra con la verità storica e conclamata che Perrin professa e in cui crede fermamente.

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Thibon è umanamente più vicino a Simone, anche se avverte la diversità di pensiero forte e lacerante, perché Thibon ama il bisogno di Simone di chiedere, il vuoto che accoglie, l'abnegazione per i miserandi. Thibon rivela la sua anima cattolica nell'aderenza assoluta alla 'semplicità' della testimonianza, nell'attaccamento al fatto. E Simone per lui è pura testimonianza, in quanto non vi è scissione tra la sua vita e il suo pensiero, essi coincidono perfettamente.

Nelle pagine scritte da Thibon emerge un forte sentimento per Simone. Egli rammenta i momenti trascorsi con lei a Marsiglia, quando gli parlava del Vangelo e lui si sentiva trasportato al punto da perdere la sua dimensione temporale e spaziale. Thibon mette in evidenza la virtù principale di Simone, quella della ricerca estrema della Verità, senza il più piccolo compromesso tra regola etica e comportamento pratico. Naturalmente, anche lui non accetta il fatto che Simone sia rimasta 'alle soglie della Chiesa', ma le sue pagine sono pervase dalla bellezza della loro amicizia, dall'accettazione dolorosa del loro distacco quando lei parte per l'America e di più ancora quando lei muore.

Simone gli scriverà: ' Amiamo questa distanza interamente intessuta di amicizia, perché coloro che non si amano non sono separati'. E Thibon esprime il proprio dolore quando scrive : ' Sanno i morti, ciò che uccidono in noi lasciandoci''.

Probabilmente Thibon non ha mai accettato l'assoluta apertura di Simone a Dio, che non prevedeva alcun contatto con ciò che è relativo, ma sicuramente la ha amata per la sua profonda diversità, per quel suo essere agli antipodi, perché, come scrisse Simone 'l'amicizia non deve attenuare le differenze, né le differenze l'amicizia'.

 

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