Una difesa intensa, attraverso la
consapevolezza della morte, di ciò che stimola la vita: lemozione, il terrore, la
rabbia.
Per ogni racconto un simbolo della distanza, del naufragio dinanzi alle passioni: il
vento, il muro e la nebbia, metafore dellindifferenza, dellimperturbabilità
di un mondo che espone un distacco completo dalla vitalità emozionale del proprio io. La
vita muore, appassionatamente, nella scoperta e nello sforzo patologico di ciò che
profondamente la anima.
Lei ha sempre narrato storie di assenze: assenza di cibo, assenza di madre, assenza
demozione. Perché?
Perché penso che ciò che manca, ciò che non cè rispecchi in qualche modo le
nostre aspettative. Ognuno di noi ha unaspettativa per un amore nella vita. A volte
questa aspettativa viene soddisfatta, spesso no.
Lassenza daffetto, il naufragio delle emozioni è il tema del suo nuovo
libro. Perché lo ha scelto e perché ha deciso di parlarne così liricamente?
Lho deciso perché credo sia necessario combattere questassenza. Bisogna
pure che qualcuno ne parli e si arrabbi, si indigni. Non si può rimanere passivi; non
sono cresciuto per rimanere passivo. Mi dibatto tra i tanti infiniti tentativi di
rimozione dellindifferenza. Ma cè unindifferenza speciale, che è
quella nei confronti di chi lotta contro lindifferenza, che è tipica della
quotidianità. Una veemente, sadica connotazione dellindifferenza è quella di
lasciare nellindifferenza chi lotta contro di essa.
Quanto alla decisione di parlare dell'assenza di affetto in modo lirico, è stata per
unesigenza di crescita. Mi piacciono le sfide e credo che sia interessante provocare
il mondo della critica letteraria. Per me è una sfida eccitante.

Nei suoi racconti lei mette in relazione la solitudine interiore dei protagonisti con
quella esteriore degli abitanti della città. Qual è il significato di questa
similitudine?
E' una similitudine che ognuno di noi può riscontrare entrando in una vettura della
metropolitana o andando a pranzo in un ristorante. Cè una sorta di enorme, infinita
solitudine nella gente, prodotta dallanalfabetismo emozionale in cui siamo caduti.
Il suo libro è impregnato di quellincapacità di abbandonarsi, come se
labbandono contenesse un pericolo. Quale?
Il pericolo di perdere la propria identità. Io credo che le donne questa cosa la
capiscano bene, perché si lamentano spesso degli uomini che non sanno amare. E
anche in nome della loro giusta battaglia per avere almeno una volta nella vita un uomo
vero che ho scritto questo libro.
Quindi le emozioni naufragano. Come potrebbero non naufragare?
Attraverso il coraggio, la stima di sé; attraverso la riscossa morale, etica di questo
paese.
Il dolore di vivere la mancanza daffetto è un dolore che si radica fino alla
follia. Così è per Elda, uno dei personaggi del suo libro. Allora la follia è
espressione estrema del dolore?
No, la follia è la sublime capacità di accorgersi del dolore. E una
straordinaria sensibilità. Breton diceva che di questa geniale sensibilità sono piene le
biblioteche e i manicomi. Credo che sia il destino dei grandi essere sensibili e quindi
pagare per i tanti insensibili.
La follia è una difesa o è un decadimento rispetto alla sofferenza?
Non è né difesa né sconfitta. La follia è uno stato di straordinaria, enorme
vicinanza con se stessi, che permette ad alcuni di esprimersi in un modo sconosciuto alla
maggioranza di noi. La follia è anche grande capacità creativa e lo sappiamo dai tanti
artisti che hanno pagato la loro straordinaria creatività con lemarginazione,
lincomprensione, la discriminazione razziale.
Dunque lei crede che la letteratura sia espressione intensa della follia, in grado di
rendere la follia facoltà creatrice
Penso che esistano una letteratura mediocre e una letteratura esaltante e naturalmente
questultima è minore , come produzione, rispetto a quella mediocre. Esiste una
letteratura dintrattenimento, quella stupida, quella che si compra a Natale. Eppoi
cè la letteratura dellinquietudine, che è quella che ci ha insegnato
Calvino.
Esiste una particolare qualità che lei chiama "sentire". Cosa vuol dire
esattamente "sentire"?
Vuol dire ricordarsi che abbiamo i sensi. Sentire è come guardare con le orecchie,
ascoltare con gli occhi, scorgere con il tatto.
Crepet, cosè veramente il dolore dellanima?
La sua essenza, la sua tragicità.