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La scatola nera



Tina Cosmai



Amos Oz, La scatola nera, Feltrinelli, pp. 230, Euro 15,00

La scatola nera è uno dei romanzi di Amos Oz più belli che abbia letto. Finalmente arriva a noi dopo essere stato pubblicato in Israele nel 1987 dove in quattro mesi vendette ben settantamila copie. Amos Oz, che è nato a Gerusalemme nel 1939, è fra gli scrittori israeliani che per cultura e per stile amano posare lo sguardo sugli aspetti più profondi dell’animo, narrando di sentimenti forti, come forte è la storia del loro Paese e del loro popolo.

Il conflitto, la convivenza e la tenacia delle passioni sono il tema dominante di questo romanzo di Oz che esprime la pluralità dei sentimenti che abitano lo spirito umano e le differenti tonalità emotive che essi esprimono. I protagonisti, Alec e Ilana, sono divorziati da sette anni. Tra di loro non v’è più nessun tipo di comunicazione. Hanno un figlio, Boaz, disconosciuto dal padre durante il divorzio. Lei è una bellissima ebrea polacca che si è risposata con Michel Sommo, ebreo ortodosso, mentre Alec si è trasferito negli Stati Uniti dove è diventato un famoso professore per gli studi sul fanatismo religioso.

L’incomunicabilità tra i due si spezza per una lettera che Ilana invia ad Alec, preoccupata per il futuro di Boaz, ragazzo ribelle, a tratti violento, irrispettoso nei confronti della madre e del nuovo marito di lei. Ed è attraverso le lettere che i vari personaggi si scrivono che Amos Oz narra questa storia di passione, di odio, di amore, di sentimenti che si conservano nel tempo e che nulla, nemmeno l’odio più profondo e il distacco più algido riescono a distruggere.

Ilana chiede l’aiuto di Alec per il loro figlio, destabilizzando così un equilibrio emotivo che si era costruita nel tempo del distacco dal suo ex marito. Lui l’aveva ripudiata per adulterio e cacciata via di casa insieme a Boaz. Sulle motivazioni di tale dramma Amos Oz sceglie una narrazione di crescente intensità emotiva e di significato, tanto che la verità sarà espressa nelle ultime lettere che Ilana scrive ad Alec e viceversa.

L’epistolario tra i due rivela una forte ambivalenza di sentimenti, un intreccio di amore e di odio. Nel rancore di Ilana v’è una passione ancora viva per suo marito, così viva che leggendo se ne ha quasi sensazione sulla pelle, come se il corpo della protagonista entrasse in contatto con quello del lettore. E anche la freddezza di Alec sprigiona un desiderio di contatto emotivo con la sua donna, un desiderio che vibra attraverso le parole feroci, cattive che egli scrive a Ilana.

Tutta la loro storia si spiega in queste lettere che viaggiano lungo il Mediterraneo e l’oceano, da Gerusalemme a Chicago, lunghissime lettere in cui vengono toccate, profondamente, le ragioni del loro drammatico distacco. Alec e Ilana dopo le prime schermaglie, cominciano a raccontarsi le verità dolorose di quei lunghi anni di separazione. La sofferenza che ha accompagnato le loro scelte, per Ilana il matrimonio con Michel e per Alec il distacco da tutto il suo universo emotivo.

Amos Oz racconta tutto questo con una sensualità viva, che trova espressione in tutte le percezioni sensoriali dei protagonisti. La realtà tutta è descritta nella passione di Alec e Ilana, negli oggetti che toccano, la natura che vedono, gli odori che sentono.

Il pane che hai in mano, il cucchiaio, la tazza del tè, le cose più banali, inerti, si cingono di una sottile radiazione primordiale. Illuminate dalla tua anima, la illuminano a loro volta. La gioia di esistere nella sua semplicità cala allora su tutto, nel mistero delle cose che esistevano prima che fosse creata la conoscenza.

L’abilità che l’autore ha di esprimere i pensieri, i sentimenti femminili è sorprendente. Oz coglie il segreto profondo della femminilità, quel desiderio recondito di accogliere l’uomo dentro di sé. La metafora materna in cui sta la forza dello scambio passionale tra i due sessi: l’uomo dà, la donna riceve, ma non in modo passivo, bensì con un’intensità che travolge e avvolge l’uomo dentro di sé.

E più montavano l’onta e la paura, più il tuo membro si ritirava al contatto con le mie dita, fin quasi a essere risucchiato dentro, come quello di un bambino piccolo. Mentre io, prossima a lacrime di felicità, ti coprii tutto il corpo di baci e cullai fra le braccia, per tutta la notte, la tua bella testa, baciandoti fin sugli angoli degli occhi, perché quella notte ti amavo come se ti avessi messo al mondo

In tutto questo universo di passioni non v’è possibilità alcuna di dissenso, di contestazione della realtà femminile perché il sentimento di Ilana è puro ascolto della sua intima natura, sulla quale sarebbe sterile discutere. E i sentimenti profondi dei protagonisti accompagnano quelli politici che dimorano nel loro animo. La scatola nera è anche la storia d’Israele negli anni Settanta, l’abbandono della vecchia guardia israeliana che aveva le radici nel socialismo dell’Est europeo e la comparsa dei sefarditi e del revisionismo religioso.

Boaz è un sionista, Michel un fanatico ortodosso, Alec l’erede del sionismo socialista. Insomma, un libro che si legge tutto d’un fiato, colmo di sentimenti, debolezze, scontri violenti, ma alla fine ciò che emerge è la tenacia di fronte alla verità delle proprie passioni.

Ilana lascia il buon Michel per stare con Alec che si avvia verso la morte e tutta una realtà di vita, durata sette anni, crolla al cospetto di quell’amore custodito nella scatola nera del cuore dei protagonisti.

 

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