Rivoluzionario per caso
Piero Comandè
Linus Torvalds e David Diamond, Rivoluzionario per caso. Come ho creato Linux (solo per
divertirmi), Garzanti editore 285 pagine £ 29000
Corre su una BMW Z3 per le strade della California, dove lavora, e dove abita in una casa
tanto grande che ci si potrebbe fare lo skateboard. No, non è Bill Gates, è Linus
Torvalds. Nella sua autobiografia, Rivoluzionario per caso. Come ho creato Linux (solo
per divertirmi), curata da David Diamond, Linus confessa di non essere un monaco che
conduce una vita frugale e solitaria. L'ideatore di Linux snocciola un credo del tutto
opposto: sopravvivenza, socializzazione e divertimento, quindi fama e ricchezza. 
Iniziatore del "più grande progetto collaborativo del mondo",
Torvalds ostenta un individualismo vigoroso, lontano sia dall'impegno politico dei
genitori (un tempo attivisti comunisti), sia dal "fondamentalismo" di Richard
Stallmann che vorrebbe che tutto il software fosse libero. E' convinto di aver fatto un
buon lavoro, di riuscire a far lavorare gli altri in modo "naturale" ed
efficiente, di aver dato il suo contributo per un mondo migliore.
Nel libro, Linus ci racconta il suo primo incontro con un computer, seduto sulle gambe del
nonno, la sua vita di giovane smanettone ("geek") finlandese e gli anni
trascorsi all'università (ben otto), l'incontro con Tove (la moglie), lo sbarco in
California alla Transmeta e i vantaggi offerti dal sistema americano di motivare i
dipendenti: "In Finlandia se un lavoratore è molto migliore dei colleghi, gli
si danno un pò di soldi in più e lo si tiene tranquillo. In America gli danno molti
soldi in più. E funziona".
Torvalds non manca di esprimersi sulle questioni più dibattute nella comunità degli
sviluppatori opensource (che cioè rilasciano i codici sorgente dei programmi e
promuovono la condivisione delle idee e delle soluzioni, utilizzando la grande Rete).
Discute il diritto d'autore e i brevetti, non nascondendosi la difficoltà di coniugare
etica, responsabilità, economia, sviluppo scientifico e tecnologico. Spiega perché
centinaia di migliaia di persone desiderino lavorare via Internet su progetti come Linux: "per
me e per molti altri è stato un modo per depennare due motivazioni in una volta sola.
Dando per scontata la sopravvivenza, Linux ci ha dato sia il divertimento di una sfida
intellettuale sia le motivazioni sociali associate all'essere parte della sua creazione
... Con la posta elettronica si possono creare scambi d'amicizia e altri rapporti sociali".
Opensource significa allora "produrre la migliore tecnologia ... per
vedere dove va a finire ... E' come lasciare che l'universo si prenda cura di se stesso".
La conclusione è scontata: tra vent'anni qualcuno dirà: "basta!" e avvierà un
progetto alternativo senza la zavorra storica di Linux. "E' esattamente così
che deve andare..." commenta Linus.
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