Nessuno salverà il mondo?
Michela Dazzi con Ettore Colombo
Michela Dazzi, L'Albania di Matilde è sempre meravigliosa, Editrice
Berti, pp. 215, £ 20 mila
"I bambini sono la mia ossessione e le mie paure riguardano
soprattutto loro". A parlare è Michela Dazzi, scrittrice ed ex
giornalista Rai, autrice di L'Albania di Matilde è sempre
meravigliosa (Editrice Berti). "Mi preoccupo dei
bambini afghani uccisi o mutilati dalla guerra e dalle mine e di
quelli americani, fino ad oggi sereni, sconvolti dalle immagini
delle due Torri che crollano e dalla paura, ma anche e soprattutto
di quelli di cui mi sono sempre occupata e di cui oggi non parla
più nessuno, dimenticati da tutti: i bambini dei campi profughi in
Kosovo e quelli che vivono in condizioni indegne di un Paese civile
in Italia, i bambini vittime della guerra in Eritrea e quelli che
non possono studiare o, peggio, non hanno da mangiare o da bere, in
Eritrea come in Albania come in Palestina, ad esempio.

"Bambini ai quali questo nostro mondo ha scippato il diritto
anche alla sofferenza psichica in quanto sono tutti troppo occupati
da sofferenze primarie terribili, come la fame, il freddo, la sete,
le malattie e, durante le guerre, le mutilazioni fisiche. Bambini
costretti a diventare già adulti, come i seimila arrivati da noi
dall'Albania, in Italia, come Zef e Gjalika, di cui racconto la
storia nel mio ultimo libro, come i bambini rom dell’ex centro
nomadi di via Barzaghi. Che nessuno, tranne qualche prete e qualche
gruppo di volontari, aiuta, sfama, fa giocare".
Michela Dazzi, dopo aver raccontato a lungo - nei suoi libri - della
sua vita, della sua famiglia, delle sue storie, oggi parla di guerre
dimenticate, d’infanzie negate, abbandonate: lo fa con coraggio,
passione, con la forza della scrittura.
"Dei miei libri", dice, "fino a qualche anno fa, si
parlava dal punto di vista della scrittura. Oggi, invece, quando
qualcuno mi recensisce o m’intervista finisce poi per scrivere
solo dei problemi che affronto: i bambini, le guerre, le donne, l’emigrazione,
la droga, la povertà. Una cosa che mi ha fatto pensare. Del resto,
è la stessa realtà, terribile e drammatica, del mondo che abbiamo
di fronte a non permettere altro. Ho spento da tempo il computer,
ormai, e le immagino che vedo in televisione mi angosciano: di
solito scrivo di notte, ma ora l’incubo e l’orrore della guerra
mi paralizzano. Di giorno mi occupo di bambini rom, di donne
eritree, di barboni. Del resto, cosa si può fare, oggi, se non
rendersi utili?".

I libri di Michela Dazzi, appunto, aiutano a pensare e a riflettere
su infanzie e vite dimenticate.
Nezelà (Editrice Berti, pp.170, £ 15.000), uscito due anni
fa, fu un vero piccolo "caso" editoriale: venne venduto in
migliaia di copie dai "venditori di strada": e più volte
ristampato. Raccontava della storia dell' Eritrea attraverso la
storia di una donna, e dei suoi figli, ripercorrendo la vita di un
Paese (ex colonia italiana, soggetto poi per decenni ad un’altra
occupazione, quella etiope, infine arrivato a una faticosa
indipendenza) e seguendo le orme del nezelà ("un nezelà
fu il mio velo da sposa").
Il suo ultimo libro, L'Albania di Matilde è sempre meravigliosa (Editrice
Berti, pp. 215, £ 20 mila), racconta della storia di Zef e Gjalika,
due fratellini albanesi di 8 e 12 anni, destinati a crescere in
fretta a causa della morte prematura dei loro genitori. Il
linguaggio è semplice, le emozioni immediate, la storia intessuta
di sogni abbandonati, di una acerba maturità. La ricerca di un
futuro migliore spinge i due ragazzini ad un viaggio in Italia per
ritrovare in modi più o meno leciti le opportunità loro negate in
patria, intrecciando la propria storia con quella di tanti altri
albanesi. Il loro è un futuro carico di incertezze e paura, il filo
della storia quello dell’emigrazione vista con gli occhi ingenui
dei bambini.

Ma allora, Michela, nessuno salverà questo mondo, nemmeno i
ragazzini? "Temo di no, ma noi, parlandone, almeno possiamo
provare a conoscere meglio, a raccontare e a salvare qualcuno di
loro".
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