Il Talmud e Internet
Claudia Hassan
Jonathan Rosen Il Talmud e Internet, Einaudi-Stile libero pp.143
Lire16.000
Il Talmud e Internet è un titolo riuscito. Ma l'insolita
coppia è solo un pretesto per indagare i misteri dell'appartenenza,
per fare un viaggio tra mondi diversi, apparentemente inconciliabili
e scoprire che è possibile farli convivere. I due universi sono
simbolicamente raffigurati dalla tradizione e dall'innovazione, dal
passato e dal futuro.

Rosen, scrittore ebreo newyorkese, ripercorre la sua storia
familiare con continue sovrapposizioni con la vicenda del popolo
ebraico e tenta di integrare vari modelli culturali. E' figlio di un
padre viennese sfuggito ai campi di concentramento e di una madre
americana cresciuta nell'ottimismo di quella società. La nonna
paterna è morta a Buchenwald, quella materna è finita "tra
l'amore dei suoi cari". La prima rappresenta la spiritualità,
l'altra il mondo dei desideri, della carnalità del panino al pastrami
che chiede prima di morire. Quest'apparente dissonanza trova poi
conciliazione e possibilità di coesistenza, i due simboli finiscono
di essere tali per acquistare tutta la complessità e l'ambivalenza
della vita vera.
La sua famiglia, le citazioni del Talmud, di Proust, di Adams e
Internet seguono un percorso invisibile che dal passato arriva
all'ignoto futuro perché la frammentazione del mondo moderno, l'io
diviso e molteplice trovava già casa nel Talmud.
E' un libro aperto, che non dà soluzione ai problemi. Chi legge
dialoga con le tante voci del passato. Il libro del sapere ebraico
riporta le conversazioni dei rabbini avvenute nel corso dei secoli
(la codificazione avviene solo nel 200 dell'era volgare) e con i
commenti successivi di altri rabbini. Secoli diversi dialogano tra
loro, a una tesi se ne contrappone un'altra e a queste si aggiunge
il principe dei commenti, quello del rabbino Rashi graficamente
collocato con una striscia verticale nella pagina.
Una pagina di Talmud diventa così apparentemente simile a una
pagina Web. Non c'è nulla di completo. Le icone e i riquadri aprono
porte a mondi diversi. “Certo -osserva Rosen- il Talmud è frutto
dell'imperativo morale della legge ebraica, del libero pensiero di
grandi menti, del bisogno di tenere unita una cultura, dell'esilio.
C'è qualcosa di simile in quel caos, fatto di pubblicità, siti
pornografici, testi scientifici e negozi online? La risposta
immediata è: no!
“Eppure si può cogliere un nesso forte con quella cultura
frammentaria e caleidoscopica. Il popolo ebraico è diventato il
popolo del libro perché non aveva nessun altro luogo in cui vivere.
Ma anche Internet, per quanto ci ripetano in continuazione che
dovrebbe servire a unire le persone, produce dentro di me un senso
di diaspora, una sensazione di essere ovunque e in nessun luogo allo
stesso tempo. In quale altra condizione più che nella diaspora si
ha un disperato bisogno di una home page?”.
E questa diaspora è iniziata dalla distruzione del Tempio ebraico.
Il Talmud narra la storia di Yochanan Ben Zakkay. Questo grande
dotto del primo secolo capì che non c'era nulla da fare e che il
Tempio sarebbe stato distrutto. Fuggì da Gerusalemme in una bara
scappando dagli zeloti, gli ebrei che si volevano sacrificare per
Gerusalemme. Fuori dalle mura, chiese all'imperatore romano
Vespasiano di potersi trasferire a Yamne. Qui iniziarono a fiorire
gli studi rabbinici. Dalla distruzione del Tempio nasceva “il
popolo del libro”.
Rosen affianca alla storia di Ben Zakkay quella di Flavio Giuseppe.
Lo storico della guerra giudaica di fronte alla sconfitta scelse di
non suicidarsi come i suoi compagni. Anzi li tradì e si fece
romano.Ben Zakkay fece rivivere una cultura che sarebbe andata
perduta, la sua storia è incorporata nel Talmud come quella di un
eroe. Flavio Giuseppe appartiene alla categoria dei vigliacchi e
forse per questo -dice Rosen fortemente attratto- così moderna.
Flavio Giuseppe divenne scrittore-storico. Ben Zakkay rabbino. Il
primo era legato alla Gerusalemme del Tempio, terrena, il secondo ha
permesso all'ebraismo di vivere. I due modelli -Giuseppe e Ben
Zakkay- sono trasfigurati nelle due nonne di Rosen. Il tentativo di
conciliare le due culture gemelle e così diverse non riesce, ma non
importa perché possono convivere alla maniera talmudica, fianco a
fianco. Questo e quello.
E il viaggio continua, nella cultura, nello spazio, in Scozia da
Lord Balfour dove il padre si era salvato, nel dialogo con Adams,
l'antisemita che non riusciva a conciliare progresso tecnologico e
religione, nella biblioteca dei genitori. E poi Proust: nella casa
di Combray ci sono due porte che portano a due strade. Una quella di
Swann, l'amore, l'altra è la strada di Guermantes, la vita mondana
e la politica. I due percorsi non s'incontrano. Ma nel tempo
ritrovato Marcel trova una scorciatoia che unisce le due parti.
In questo peregrinare da un discorso all'altro, Rosen sembra vagare,
navigare come davanti a un computer, apparentemente senza un filo,
ma in realtà seguendo il filo rosso delle tradizioni molteplici,
tentando di coniugarle e farle vivere per le generazioni future.
Link:
The Talmud and the Internet (ingl)
http://www.fsbassociates.com/fsg/talmud.htm
Estratti dal libro (disponibile anche in versione e-book),
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