Segnalazione/Rive
Paola Casella
Gabriele Frasca, Rive, Einaudi 2001, pagg. 190, L. 18.000.
Qualche volta uno scrittore ti raggiunge senza che tu lo sia andato
a cercare. A me è successo con una poesia di Gabriele Riva, tratta
dalla sua ultima raccolta, Rive (Einaudi): mi è venuta
incontro dalle pagine di un catalogo editoriale. Iniziava con (tutto
in minuscolo) "ehi mi senti. mi senti. sono vivo." Come
resistere a questo richiamo?
Il resto del volumetto è altrettanto provocatorio, e altrettanto
urgente. Ci sono poesie brevi e lunghe - non ho la competenza per
dividerle in sonetti o quartine - prosa poetica e racconti
radiofonici; commenti in italiano a testi in inglese; capitoletti
dai titoli enigmistici (anche se mai enigmatici) da sciarada.

C'è anche un bestiario conclusivo dove compaiono alcuni fenomeni da
baraccone del nostro tempo, dalla donna in carriera alla ragazza
copertina, dal pongo-intellettuale ai giornalisti-plastilina, dal
ragazzo-stadio all'anziano-adolescente.
Miriadi di punti fermi interrompono la grammatica delle sue frasi ma
non il ritmo; rientranze grafiche ne scandiscono il tempo. Grandi
assenti le maiuscole. La scrittura di Frasca è colloquiale e
immediata, cerca nuove strade, trova nuovi spazi.
E arriva, diretta, qualche volta come un sanpietrino, altre come un
soffio al cuore. Lasciamo parlare lui, estrapolando liberamente da
contesti che, invece, sono calcolati al millimetro, con una
precisione metrica (e un senso dell'allitterazione, dell'eco, del
canto e controcanto) che ci fanno capire quanto la poesia
comprensibile non debba essere necessariamente approssimativa.
Da uno:
uno finisce che un giorno si sveglia
e sente c'è qualcosa di sbagliato
non tutto segue il consueto corso
qualcosa come un piccolo rimorso
che tiene in caldo sotto la sua teglia
Da rimavi:
ecco. la fermo. adesso me la spengo.
sarà un momento. lento. senza vita.
il tempo di riflettere le dita
d'una mano che tiene. che trattengo.
è un'ombra sola. e in tanto sole vengo
su quella stessa strada che s'avvita.
fra me che resto. e tu che vai smarrita
nella piena di fiume che contengo.
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