Un ricordo per Marie Cardinal
Tina Cosmai
"Caro Francois, mai ho pensato, scrivendo questo libro, a
quella che poteva essere la sua reazione nel leggerlo… Sostengo
che la storia che racconto con le sue accelerazioni, le sue
lentezze, le sue frammentazioni, è la vera storia. Tutto qui. Come
vede, sono convinta dell’autenticità di quello che ho
fatto."
Queste parole, contenute in una lettera che fa da prologo al primo
romanzo di Marie Cardinal La trappola, accolgono quel forte
attaccamento alla verità e alla coscienza di sé che ha marcato
profondamente tutta l’opera della scrittrice nata ad Algeri nel
1929, e morta mercoledì 9 maggio, nell’ospedale di Valreas nel
Vaucluse.
Autrice di numerosi romanzi di successo sulla condizione femminile,
fece della parola lo strumento necessario a dare voce alle esigenze
profonde della sua identità femminile. Le mots pour le dire
( Le parole per dirlo) è stato il romanzo simbolo di tale
riconoscimento.

E’ la storia autobiografica di Marie che narra senza mezzi termini
della sua malattia mentale, la Cosa, come lei la definisce. Quel
male appiccicoso e viscido di cui spesso non si conosce la ragione.
E sono proprio le parole a dissotterrare dai meandri dell’inconscio
le motivazioni di tale sofferenza.
"Non riuscivo a convincermi che con l’aiuto delle mie sole
parole, avrei cancellato definitivamente un tale smarrimento, un
male così profondo, un tale disordine devastatore, una tale paura
continua".
E’ la storia della sua psicoanalisi, che iniziò negli anni
Sessanta, in un momento in cui la sua vita sembrava distrutta da
continue emorragie mestruali e dall’abbandono di suo marito; lei
aveva trenta anni. Attraverso il racconto del suo passato, Marie
ricostruisce la sua vicenda personale, che rivive scoprendo negli
avvenimenti a lei appartenuti nuovi significati di senso: da Algeri
dove ha vissuto fino all’adolescenza, a Parigi; il rapporto con il
padre assente e malato, con la madre algida e ossessiva. E la Cosa,
il male, che confonde, che paralizza, che annulla il senso delle
proprie azioni e che affonda le sue radici in un’infanzia tradita,
in una relazione, quella con Solange Dumont, la madre di Marie,
carica di ossessioni e pregiudizi sbagliati.
"Ho cominciato a parlare di mia madre e non ho più smesso,
fino alla fine dell’analisi. In tutti questi anni non ho fatto
altro che calarmi in lei come in un burrone senza fine. Così sono
riuscita a conoscere la donna che lei avrebbe voluto che fossi… E’
tra la donna che lei avrebbe voluto generare e me che la Cosa si è
insediata."
La storia di Marie è dunque la storia di una rinascita, di un
graduale recupero di sé, di un affrancamento da una modalità di
esistenza che non le appartiene, ma che le è stata imposta. E’
una storia che ha penetrato l’animo di molte donne; il romanzo
uscì nel 1975 e intercettò tutte le sensazioni di un’epoca in
cui l’universo femminile desiderava realizzare l’indipendenza
conquistata.
Il territorio linguistico diviene il luogo di tale conquista, uno
spazio immenso in cui la coscienza scopre la sua verità, trasforma
i germi del passato nello stupore della scoperta di emozioni sino ad
allora sconosciute e di consapevolezze che segnano il passo di una
nuova esistenza.
Tutte le opere della Cardinal sono caratterizzate da questo senso
della libertà viva e cosciente. Le parole per dirlo ha avuto
una sua continuazione in In altri termini, in cui il flusso
delle parole scorre attraverso i dialoghi tra Marie e Annie Leclerc,
scrittrice anche lei.
Altri romanzi come La chiave nella porta e Sconvolgimenti,
sono descrittivi del rapporto con i figli, un rapporto ritrovato e
reso diverso dal nuovo essere donna di Marie, che rompe gli schemi
della famiglia borghese e stabilisce contatti veri, autentici, con i
figli, con i loro amici, con i problemi sessuali e sociali che essi
affrontano.
L’opera che la Cardinal ci ha lasciato è vibrante, intrisa di
desiderio di libertà e della ricerca di rapporti di verità nel
mantenimento dei propri legami e delle proprie radici; è un prosa
che ha segnato un’epoca con la sua carica innovativa, con quel
riconoscimento sempre presente del valore della propria identità.
Un saluto a Marie.
Vi e' piaciuto questo articolo?Avete dei commenti
da fare? Scriveteci il vostro punto di vista cliccando qui
Archivio libri |