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I segreti di New York



Paola Casella




Non è difficile sentirsi di casa a New York, perché New York è una città che accoglie tutti. Ma alcuni personaggi la rappresentano meglio di altri. Corrado Augias, nel "saggio romanzato" I segreti di New York (Mondadori), ne ha scelti una manciata, e ha dato loro ha dato il compito di raccontare una particolare zona della Grande Mela, o un determinato periodo storico, o anche semplicemente un'atmosfera tipicamente newyorkese.

Così la ballerina Evelyn Nesbit diventa il simbolo della Broadway di inizio secolo, mentre Irving Berlin sintetizza la Broadway degli anni Trenta, ma anche la New York degli immigrati provenienti dall'Europa dell'Est, confinati nei tenement del Lower East Side, e della loro straordinaria voglia di affermarsi in un paese che, a patto di superare mille ostacoli, glielo consentiva.


Così il ricchissimo Henry Clay Frick (quello che ha messo insieme la più raffinata collezione d'arte di Manhattan) ci apre le porte della high society newyorkese, quella rigorosamente wasp alla quale la maggior parte di noi (italiani, e non multimilardari) potrà mai accedere. L'italiano Antonio Meucci (definito da Augias "il geniaccio di Borgo San Frediano") ricorda l'avventura degli immigrati italiani, non tutti contadini ignoranti e non tutti meridionali, e lascia il compito di raccontare l'altra faccia di quell'avventura a Fiorello LaGuardia ma anche a Paul Castellano, freddato alla Sparks Steak House.

La New York degli anni Ottanta - e Soho, e il boom dei galleristi italiani - rivive attraverso Jean-Michel Basquiat e Keith Haring; il quartiere di Chelsea viene accomunato a Nero Wolfe (perché i personaggi di Augias non devono essere per forza in carne ed ossa), il Bronx a Edgard Allan Poe (ve lo aspettavate?). Dorothy Parker, "la ragazza più elegante del giro", che aveva "caviglie francesi e petto italiano", riassume in sè la New York intellettuale e snob che faceva circolo nella lobby dell'Algonquin; Marylin Monroe e Arthur Miller ci catapultano nell'esclusivo East Side e spiegano come la Grande Mela possa accogliere con straordinaria tenerezza le coppie più improbabili.

I segreti di New York rivela in realtà pochi segreti: i fatti citati sono quasi tutti noti, ma sono raccontati in modo estremamente accattivante, qualche volta anche originale, con la facilità nell'accostamento e la propensione a creare echi e risonanze che caratterizzano gli uomini di mondo come Augias, cosmopoliti per cultura, attitudine e scelta.

Su questa base "forte", con grande sicurezza e agilità selettiva, Augias costruisce una città virtuale della quale riconosciamo luoghi, voci, fisionomie (del resto chiunque sia stato a New York ha provato la stessa sensazione di deja vu) ma che ci appare comunque come un sogno, una Brigadoon creata dall'immaginario collettivo, un puzzle infinitamente ricomponibile.


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