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Consolato Paolo Latella

 

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Nel 1899 venne pubblicato a Milano un appello sulla stampa per la costituzione del "Ricetto fotografico" della Pinacoteca di Brera, destinato a raccogliere "nel maggior numero possibile, fotografie d’opere d’arte, di luoghi, di avvenimenti, di persone ragguardevoli in ogni campo dello scibile umano; perché l’archeologo, il critico e l’artista…..vi troveranno in gran parte riunito ciò che amano conoscere…". Ricetto è la definizione per un luogo protetto, e nelle intenzioni dei fondatori doveva divenire, attraverso la fotografia, il compendio ideale delle conoscenze di fine Ottocento.

Gli ideatori furono personaggi di grande prestigio e lungimiranza, come Camillo Boito, architetto, scrittore e professore di architettura per quasi cinquant’anni all’Accademia di Brera, Gaetano Moretti, direttore dell’Ufficio Regionale dei Monumenti, Giuseppe Fumagalli, direttore della biblioteca di Brera, e infine Corrado Ricci, direttore della Pinacoteca. Fu una rara occasione nella quale esperti di diverse materie si ritrovarono uniti in un progetto assolutamente innovativo, con un riscontro preciso nella modernizzazione che la nuova borghesia industriale milanese andava costruendo in quegli anni.

Certamente fu Corrado Ricci a far nascere l’idea perché oltre a essere l’innovatore della Pinacoteca, trasformata da lui in un moderno museo di aspirazioni europee, aveva fin da bambino dimestichezza con la fotografia grazie al padre, fotografo di successo. Inoltre fu un propugnatore illuminato della fotografia come documento visivo dotato di una sua autonomia linguistica, fu uno dei primi storici dell’arte ad utilizzarla per illustrare le proprie pubblicazioni e scrisse sul rapporto tra la fotografia e la pittura. Coerente con la sua visione fu il progetto di un Divina Commedia "Illustrata nei luoghi e nelle persone" attraverso immagini fotografiche di "luoghi remoti, come di fiumi, di valli, di monti, di chiese, di castelli, di monasteri sperduti nelle parti più solitarie d’Italia, lontani dalle ferrovie, lontani, può dirsi, dalla frequenza umana…" pubblicata da Hoepli nel 1898.

Il progetto per il "Ricetto fotografico" non ebbe vita facile, venne infatti rifiutato dalla Direzione Generale per le Antichità e Belle Arti di Roma in ossequio alla logica degli assetti istituzionali di forte accentramento stabiliti dallo Stato italiano. L’appello pubblico fu comunque raccolto da collezionisti e studiosi di tutta Italia che inviarono fotografie di dilettanti e professionisti. L’analisi del materiale consegnato ci restituisce un quadro sociale in cui emerge una borghesia nuova, colta e cosmopolita, capace di viaggiare e di cogliere dal viaggio gli aspetti più interessanti e meno scontati.

Così il Ricetto si forma con materiale estremamente eterogeneo: escursioni alle Piramidi, donne velate, cimiteri turchi, famiglie in posa alla finestra un po’ da tutta Italia, geishe giapponesi, paesaggi nella nebbia, eventi di cronaca e molto altro. Certamente la parte consistente della raccolta è formata da fotografie di opere d’arte e monumenti eseguite dai grandi studi fotografici del tempo - Alinari, Brogi, Anderson - ma sono presenti anche molti esemplari dei migliori autori stranieri - Bonfils, Robetson&Beato, Abdullah Frères, Sadic Bey.

La creazione di questa biblioteca "visiva" e polivalente rappresenta un modello senza precedenti e a distanza di un secolo ha avuto rarissimi altri esempi, soprattutto in Italia dove la fotografia non ha goduto del rispetto e dell’attenzione ricevuta in altri paesi. Importante è che la fotografia non viene vista solamente nella sua veste ancillare di documento dell’opera d’arte, ma anche come testimonianza della cultura e della società italiana tra ‘800 e ‘900.

La mostra 1899, un progetto di fototeca pubblica per Milano: il "ricetto fotografico" di Brera (catalogo edizioni Electa), è visitabile fino al 25 aprile presso la Sala della Passione della Pinacoteca di Brera, ed è stata curata da Matteo Cariana e Marina Miraglia in collaborazione con l'Istituto Nazionale per la Grafica di Roma. Composta da centocinquanta fotografie originali, rappresenta uno dei primi risultati del lungo lavoro di riordino, catalogazione e restauro della raccolta.


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