Il tesoro del poverello d'Assisi
Consolato Paolo Latella
Niente di più lontano dai principi di San Francesco, il "poverello d'Assisi",
fu la deroga al voto di povertà concessa nel 1253 da papa Innocenzo IV ai francescani
d'Assisi che autorizzava il possesso di "libros, calices, thuribola, cruces, vise de
auro, vise de argento, tunicas, etcetera". Ma il distacco dai fondamenti spirituali
dell'ordine francescano era già iniziato molti anni prima. Con una intuizione geniale la
chiesa aveva colto l'enorme presa dell'immagine di San Francesco sul popolo e in tempi
record, neanche due anni dopo la sua morte avvenuta il 17 luglio del 1228, papa Gregorio
IX lo proclamava solennemente santo, ponendo nello stesso giorno anche la prima pietra
della basilica "specialis ecclesia" di Assisi, che divenne subito il luogo di
forte carisma su cui il papato poteva puntare per consolidare la sua credibilità.

Masolino da Panicale (1383-1440), Madonna con Bambino
Per decorare questa doppia chiesa - la
basilica superiore e la basilica inferiore - furono chiamati i migliori artisti in
circolazione: prima i maestri del gotico francese (probabilmente grazie all'interessamento
diretto di San Luigi, già re Luigi IX di Francia, molto legato al convento d'Assisi),
dopo, dalla Toscana, Giunta Pisano, Arnolfo di Cambio, Cimabue, Simone Martini, Pietro
Lorenzetti e anche un gruppo di pittori romani: Pietro Cavallini, Filippo Rusuti e Jacopo
Torriti. Ma gli affreschi universalmente conosciuti che scorrono sulle pareti della navata
e narrano la vita di San Francesco sono opera di Giotto, che "rimutò l'arte del
dipingere dal greco al latino, e ridusse al moderno", come riassume Cennino Cennini
nel XV secolo.
Anche questo luogo - visitato nel 1996 da oltre 6.500.000 di persone provenienti da 86
paesi diversi - il 26 settembre del 1997 è stato colpito dal terremoto che ha sconvolto
l'Umbria e le Marche danneggiando in maniera gravissima la basilica e uccidendo, alcuni
giorni dopo, quattro persone che stavano controllando i danni. Reso inagibile l'intero
complesso dai lavori di restauro, è nata l'idea di organizzare una mostra itinerante con
le migliori opere del Museo della Basilica con il duplice fine di fare conoscere meglio il
Tesoro di San Francesco e di raccogliere i fondi indispensabili per il risanamento del
complesso.
Le opere d'arte, sotto il titolo eloquente di "Assisi non più Assisi", hanno
iniziato un lungo viaggio nel novembre 1998 dal Petit Palais di Parigi, per proseguire
verso il Metropolitan Museum di New York e poi il Fine Arts Museum di San Francisco,
diventando uno degli eventi espositivi più importanti del 1999, visitato da oltre 600.000
persone, e permettendo la raccolta di circa 500.000 milioni di fondi. L'ultima tappa è
Milano, dove la mostra resterà aperta fino al 5 marzo negli antichi chiostri di S.
Eustorgio, all'interno dei quali sta sorgendo il Museo Diocesano. "Assisi non più
Assisi" è organizzata dal Sacro Convento di San Francesco assieme al Ministero per i
Beni e le Attività Culturali, alla Biblioteca Apostolica e al Museo Diocesano di Milano,
con l'apporto di numerosi sponsor privati.
La mostra è composta da arredi liturgici, dipinti, sculture, vetri e codici miniati,
tutti oggetti ideati e fabbricati appositamente per il santuario, ai quali si è aggiunta
nell'ultimo secolo la collezione di Francis Mason-Perkins, storico e critico americano,
che annovera straordinari esemplari di tavole di scuola umbro-toscana del XIV e XV secolo.
Insomma, una raccolta di "segni di venerazione" di eccezionale valore, creata
grazie alla presenza ad Assisi di pontefici, firmatari e proprietari del santuario, di
legati pontifici e di protettori dell'ordine, mentre la pregiata biblioteca è stata anche
opera di giovani frati impegnati nella decorazione dei codici che coprivano tutto il
sapere del tempo.

Reliquiario della Sacra Spina
(Manifattura parigina,
1260-1270)
La storia di questo tesoro è ricca di episodi spesso drammatici, come il primo
saccheggio avvenuto già nel 1319 da parte del ghibellino Muzio di Ser Francesco, e una
spoliazione portata a compimento nel 1497 dagli stessi cittadini di Assisi per coprire le
spese delle lotte tra le varie fazioni della città. Immancabile anche l'interessamento
delle truppe di Napoleone nel 1798, che portarono via ben 1.144 libbre d'argento e molte
opere d'arte, cui seguì un lungo periodo durante il quale il convento fu assillato da
gravi problemi finanziari a tal punto da essere autorizzato a vendere, in più occasioni,
parte del proprio patrimonio. Con l'Unità d'Italia furono soppresse le corporazioni
religiose e la biblioteca passò al Comune di Assisi: solo nel 1927 il convento è
ritornato ai francescani.
Tra i molti capolavori esposti c'è il calice donato attorno al 1290 dal primo papa
francescano, Niccolò IV , unica opera firmata dal senese Duccio di Mannaia, considerata
un capolavoro assoluto dell'oreficeria medievale, di una ricchezza senza paragoni per
composizione e per materiali, con ben ottanta smalti figurati, e che divenne modello di
riferimento per molto tempo.
Dalla collezione Mason-Perkins proviene la Madonna con Bambino del XV secolo,
attribuita a Masolino da Panicale da Federico Zeri, profondo studioso della raccolta dello
storico americano.
E' presente anche una selezione di reliquiari, tra cui il Reliquiario della Sacra
Spina probabilmente donato da re Luigi IX, che aveva ricevuto da Baldovino II di
Gerusalemme la presunta corona di spine di Gesù durante il suo viaggio verso
Costantinopoli (1258-60). Per essa fece costruire a Parigi la Sainte Chapelle, e ne
staccò alcune parti inviandole in vari luoghi, tra cui la Basilica di Assisi.
Sempre di provenienza francese un messale della metà del XIII secolo - Messale
detto di San Ludovico - con raffigurato un Cristo dall'aspetto un po hippy.
La mostra di Milano è un'occasione per ammirare questo tesoro costruito nei secoli per
un luogo unico dove tutto gira attorno all'universale simbolo di San Francesco.
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