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Il diluvio prossimo venturo


Consolato Paolo Latella


Era il 1872 quando George Smith riuscì a decifrare una tavoletta risalente all'XI secolo rinvenuta negli scavi della città assira di Ninive, in cui si narrava dell'incontro tra il mitico re Gilgamesh e il saggio Ut-napitshtim che si era salvato dal Diluvio con una nave andata a finire su di un monte e grazie all'aiuto di una colomba mandata a cercare la terraferma, esattamente come il biblico Noè.

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In seguito al grande clamore suscitato da questa scoperta, Smith riuscì ad ottenere nuovi fondi per effettuare ulteriori scavi che si rivelarono molto fruttuosi: infatti scoprì alcune tavolette babilonesi che raccontavano del Diluvio e dell'unico sopravvissuto, Atrashsis. Molti anni dopo, nel 1923, furono tradotte altre tavolette ancora più antiche, risalenti al 1800 a.C. e questa volta sumeriche, con la storia del re di Surrupak, il solo uomo scampato al disastro. Attraverso le nuove informazioni e sulla base della cronologia dei re sumeri, gli studiosi riuscirono a datare l'evento a 5000 anni prima della nascita di Cristo. Studi successivi ipotizzarono invece che fosse possibile riferirsi a più eventi, probabilmente legati alle inondazioni dei fiumi mesopotamici.

Il mito venne in seguito fatto proprio dalla tradizione ebraica e poi trasmesso nei mondi greco-romano, cristiano e anche musulmano. Ma il Diluvio è conosciuto anche in civiltà lontanissime dal Medio Oriente e dal Mediterraneo: nelle Americhe sono presenti moltissimi miti legati a questo avvenimento, e anche se con grandi diversità, tutti indicano il Diluvio come fase di passaggio tra un'età ed un'altra.

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Nella Leyenda de los Soles, testo fondamentale della mitologia azteca, si narra ad esempio che durante la quarta età cosmica, detta "quarta acqua", presieduta dalla dea Chalchiuhtlicue - "Colei dalla Gonna di Giada" - la civiltà fu distrutta da un'inondazione. Anche in Oceania e in Africa si ritrovano miti con le stesse caratteristiche ed è ancora difficile spiegare come civiltà distanti migliaia di chilometri abbiano potuto elaborare una leggenda così simile.

Una spiegazione scientifica può essere legata agli sconvolgimenti climatici avvenuti alla fine dell'ultima glaciazione che hanno comportato, negli ultimi 18.000 anni, l'innalzamento del livello del mare di ben 130 metri, per cui i diversi Diluvi potrebbero essere i ricordi delle varie fasi catastrofiche di questo processo. Recentemente due geologi della Columbia University, William Ryan e Walter Pitman, hanno ipotizzato che il Mar Nero fosse un immenso lago d'acqua dolce e che 7600 anni fa, a seguito dello scioglimento dei ghiacciai, il livello del Mediterraneo si fosse innalzato fino a superare lo sbarramento del Bosforo e, invadendolo con una immane onda, l'avesse trasformato violentemente in un mare. La prova di questa teoria sarebbe racchiusa nel Cerastoderma edule, un piccolo mollusco molto comune nel Mediterraneo, trovato facendo delle perforazioni in un strato sul fondo del Mar Nero che, all'analisi del carbonio-14, è stato fatto risalire a 7600 anni fa: la deduzione è che il grande numero di cestodermi ritrovati siano stati riversati tutti assieme dall'onda del Mar Mediterraneo.

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Su questo universale mito il Museo Tridentino di Scienze Naturali a Trento ha organizzato una mostra dal carattere certamente originale: il Diluvio costituisce il filo conduttore di ragionamenti incentrati sull'arte, l'ecologia, le antiche scritture e la bioetica. In varie sezioni vengono esplorati temi svariati come le biodiversità, in cui l'Arca diventa il simbolo della salvezza della flora e della fauna all'nterno del loro habitat, e lo sviluppo sostenibile, argomento quanto mai attuale, qui utilizzato per diffondere una maggiore consapevolezza dell'impatto che l'intervento dell'uomo ha sulla natura. Un'intera sezione è dedicata alle Biotecnologie, dagli alimenti transgenici alle manipolazioni genetiche sull'uomo, e un'altra ai cambiamenti climatici, indagati a proposito degli effetti dell'inquinamento sugli eventi meteorologici.

Ai temi strettamente legati all'ecologia vengono affiancati altri che ricostruiscono sotto diversi punti di vista il mito del Diluvio Universale: Alle origini del mito è un percorso che va dalle tavolette cuneiformi alle testimonianze dell'era cristiana; in Altri Diluvi sono riportate invece le testimonianze relative ad altre civiltà, dall'America alle isole del Pacifico. Il Diluvio Universale nella storia dell'arte propone una selezione d'opere artistiche sulla narrazione biblica, dove l'Arca viene rappresentata sia come imbarcazione che come edificio, e addirittura come una fortezza galleggiante. Infine, Il Diluvio nelle teorie geologiche del passato e La scienza contemporanea interpreta il Diluvio espongono le varie teorie che dall'Ottocento in poi sono state formulate attorno a questo tema.

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L'esposizione, unica nel panorama espositivo non solo italiano, è stata ideata e coordinata dal Direttore del Museo Tridentino di Scienze Naturali, Michele Lanzinger, che ha riunito svariate competenze, dalla storia delle religioni a quella dell'arte, dall'archeologia alle scienze dell'ambiente. L'originale allestimento con la grande Arca costruita nel cortile del museo è stato progettato da Michelangelo Lupo e Maria Cristina Stanchina.

Le implicazioni simboliche legate al mito parlano di distruzione e nuova creazione, di orrori e redenzione, di virtù e cose da salvare e magari da portare, con un po’ di buon senso, in una nuova epoca.

La mostra è visitabile fino al 21 maggio nel Museo Tridentino di Scienze Naturali a Trento (tel. 0461 270311-270307).

 

 

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