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Metafisica africana



Consolato Paolo Latella




E' ormai da alcuni anni che si stanno recuperando, senza desideri di revisionismo, momenti della cultura del ventennio fascista spesso condannati senza essere capiti. Tra questi spicca l'architettura: una volta superati i pregiudizi ideologici si viene in contatto con un patrimonio di eccezionale valore. Durante il ventennio non furono solo realizzati quartieri, come l'EUR a Roma, ma furono urbanizzate e bonificate intere aree, come l'Agro Pontino, e create nuove città in Italia e nelle ex colonie. Una intera generazione di giovani architetti italiani, legati spesso al Futurismo, riuscirono a realizzare progetti modernissimi, grazie all'attenzione riservata dal regime, e pare direttamente anche da Mussolini, all'impatto positivo che la realizzazione di "moderne architetture" poteva fornire all'immagine del fascismo.

Così nel giro di pochi anni, tra il 1932 e il 1939, durante la bonifica dell'Agro Pontino a sud di Roma, furono realizzate le "Città di Fondazione": Littoria (ora Latina), Sabaudia, Pontinia, Aprilia, Pomezia, assieme ad una rete di borghi che permisero di rendere produttiva questa zona prima infestata dalla malaria. I risultati furono disuguali anche perché diversi furono i progettisti e la maniera di interpretare il Razionalismo, la corrente architettonica formatasi in Germania attorno agli anni Venti e che aveva come fulcro la scuola del Bauhaus di Gropius. Sempre con alla base una idea che teneva conto delle più recenti ipotesi elaborate nel campo urbanistico, nazionale e internazionale, molti altri furono gli interventi in Italia: in Puglia, Calabria, Sicilia e Sardegna, per un totale di 74 fra città e villaggi.

Alto fu l'interesse internazionale per queste realizzazioni, soprattutto per quelle pontine, tanto che l'architetto francese Le Corbusier, uno dei padri del Razionalismo, dopo aver visitato le "Città nuove" di Littoria e Sabaudia, avrebbe voluto ottenere l'incarico per la progettazione di un'altra città, Pontinia. Cercò di incontrare direttamente Mussolini, non riuscendoci. Si rivolse anche a Bottai ma la sua proposta non trovò spazio nella mente del regime, così come non fu considerata, due anni dopo, l'offerta di Le Corbusier per un piano urbanistico di Addis Abeba.

Se la componente più scientifica fa riferimento al movimento Razionalista, quella poetica è legata alla Metafisica e, in particolare, a una serie di quadri, le Piazze d'Italia, dipinti da Giorgio De Chirico tra il 1909 e il 1918. Ma questo modello architettonico venne anche esportato nelle colonie in Libia, Eritrea, Somalia ed Etiopia. Principalmente si trattava di villaggi rurali che determinarono una continuità "mediterranea" con le forme semplici e classiche, con i colori chiari e luminosi propri dei quadri di De Chirico. Forse ancora più forte è l'atmosfera metafisica che le architetture in Africa hanno saputo mantenere rispetto alle città in Italia, oramai troppo spesso soffocate dall'ondata di cemento che ha coperto, agli occhi dei non addetti ai lavori, la poesia silente che la Metafisica costruita riesce a trasmettere.

Molti gli episodi e i documenti che su questo periodo dell'architettura italiana sono presentati ora nella mostra Metafisica Costruita. Le Città di fondazione degli anni Trenta dall'Italia all'Oltremare, che si può visitare a Roma fino al 30 maggio presso l'ex Carcere di Carlo Fontana, a via di San Michele 25, promossa dall'Assessorato alla Cultura della Regione Lazio, curata da Renato Befana, Carlo Fabrizio Carli, Leonardo Devoti e Luigi Prisco e realizzata dal Touring Club Italiano. Nell'elegante e variegato catalogo, edito sempre dal Touring Club, sono approfonditi non solo i temi strettamente legati all'architettura, ma pure l'arte ad essa collegata, i protagonisti e le storie sociali delle città.

Vasto è il corredo fotografico della mostra, proveniente dall'archivio del Touring Club: molte le immagini d'epoca inedite, e poi plastici, disegni originali e planimetrie. Una sezione con opere appartenenti alla Galleria Civica d'Arte Moderna e Contemporanea di Latina, che sorse all'epoca della fondazione, ribadisce i collegamenti tra architettura ed arti visive. Un'altra sezione presenta una selezione di opere provenienti dalle raccolte dell'Istituto Italiano per l'Africa e l'Oriente, tutte sul tema dell'esotismo che emanavano i possedimenti in Africa per gli artisti italiani. Dopo una lunga sequenza di immagini d'epoca, ci riportano all'oggi una serie di fotografie, scattate da Donata Pizzi, sullo stato attuale delle architetture italiane in Africa e un filmato, realizzato per l'occasione da Renato Besana, sulle città della bonifica pontina.

La mostra si inserisce in un più ampio ambito di attività che la Regione Lazio sta svolgendo per valorizzare questo momento dell'architettura italiana con la Legge Regionale 27/2001, "Interventi per la conoscenza, il recupero e la valorizzazione delle città di fondazione".

 

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