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Un romantico gentiluomo inglese



Consolato Paolo Latella



Sempre più spesso al centro di mostre e studi è la figura del collezionista, basti ricordare la grande esposizione Caravaggio e i Giustiniani, toccar con mano la collezione del Seicento attualmente a Roma, o quella che l’anno passato ha inaugurato lo spazio espositivo delle Scuderie del Quirinale, 100 capolavori dall’Ermitage, con le opere appartenute a due collezionisti russi, come anche i grandi repertori pubblicati recentemente sulle collezioni delle nobili famiglie italiane. Ma questo non è il solo motivo per cui merita parlare della mostra Frederick Stibbert. Gentiluomo, collezionista e sognatore.


Stibbert nasce nel 1838 a Firenze da madre fiorentina e padre inglese. Il nonno Giles, generale dell'esercito di Sua Maestà, fu per alcuni anni governatore del Bengala, accumulando così la ricchezza della famiglia. Frederick studia a Cambrigde e Oxford e a 21 anni rimane orfano del padre, un colonnello che muore molto giovane. Grazie all'eredità, si stabilisce nella villa di Montughi, appena fuori le mura di Firenze. Uomo di mondo, frequenta l’alta aristocrazia europea, ma partecipa anche alla vita italiana tanto da arruolarsi come volontario garibaldino nella guerra d’indipendenza del 1866, dove ottiene una medaglia sul campo.


Fu personaggio certamente eccentrico: famosa la sua partecipazione con il vistoso costume “armatura inglese del 1370” al corteo storico per i festeggiamenti, davanti a re Umberto e alla regina Margherita, per la conclusione della facciata gotica del Duomo di Firenze, alla quale aveva generosamente contribuito finanziariamente.

Influenzato dalla moda del periodo, amava il gotico, vero o fantastico, tanto da far ristrutturare in questo stile la sua villa fiorentina. Ed è proprio qui che raccoglie con grande passione ben 56.000 opere d'arte. Inizia ad acquistare prima abbastanza casualmente, poi si concentra su costumi, armi, abiti civili, quadri, cassoni, libri e stampe. Ma non si arrestano i suoi interessi, anzi si indirizzano anche verso l’Oriente - India, Turchia e antico Egitto (dove si reca nel 1869 per l’inaugurazione del canale di Suez) - e lo stimolano ad erigere, forse su suo stesso progetto, un sacello in stile egiziano nel giardino della villa. Una febbre irrefrenabile lo spinge, infine, verso le culture cinese e giapponese, e acquisisce pezzi originali oramai diventati unici.


Vari episodi si narrano sulla sua ricerca, come quando in Turchia si sciolse il corpo dei Giannizzeri e molte armature e armi finirono sul mercato antiquario, dove Stibbert ne fece incetta creando una collezione di rara ricchezza. Nella ricerca Stibbert fu certamente un precursore di mode che si diffonderanno ovunque in Europa. Tutto rimase alla città di Firenze con un lascito di 800 Lire dell'epoca pari a circa 5 miliardi di oggi.


Il museo, anche se in realtà si tratta di una casa-museo, è senza uguali: l'abitazione, il giardino e il museo stesso sono stati plasmati dal gusto e dagli interessi di Stibbert che voleva far rivivere, per poterlo vivere, un mondo fiabesco con cavalieri e dame. Così creò la famosa Cavalcata, composta da otto guerrieri europei e quattro ottomani in magnifiche armature che montano cavalli di gesso e cartapesta, assicurandosi con maniacale precisione che i cavalli fossero della corretta stazza, più pesanti quegli europei e più leggeri gli arabi.


La mostra si concentra su alcuni dei numerosi aspetti dell’attività di collezionista che hanno segnato in modo inscindibile la vita di Stibbert. Tra questi, il suo principale amore fu il gotico. A un importante nucleo di sculture lignee tirolesi e tedesche, non disdegnò di affiancare oggetti da lui inventati e fatti eseguire da abili artigiani, come la statua del Guerriero dormiente. Per l'antico Egitto ebbe un interesse quasi da arredatore, che lo portò a comprare vasi e sarcofagi sempre a coppia, affiancandoli spesso con pezzi inventati, destinati a costruire scenografie fantastiche per la sua villa.

Cina e India sono presenti all'interno della mostra con splendide vesti di impressionante sfarzo appartenute a maragià e mandarini. La sezione dedicata alla famiglia di Sibbert "offre uno spaccato di vita, quotidiana e non, di una famiglia molto agiata della seconda metà dell'Ottocento, animata dalla personalità originalissima di Federick, contemporaneamente dandy e studioso, artista e uomo di mondo".


La mostra Frederick Stibbert. Gentiluomo, collezionista e sognatore, presso il museo Stibbert, via di Montughi 7 (visitabile fino a dicembre 2001), con il concorso di Pitti Immagine è curata dalla direttrice Kirsten Aschengreen Piacenti. Nel catalogo (edito da Polistampa), oltre a una dettagliata biografia scritta da Simona Di Marco, c'è anche l’intervento di Carlo Sisi, il quale ci restituisce uno spaccato dell'ambiente fiorentino ottocentesco.


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