Verso Oriente
Consolato Paolo Latella
Il 6 giugno del 1939 era terminata da poco la guerra civile in Spagna
con la vittoria del generale Franco, Mussolini aveva occupato l’Albania
e Hitler si apprestava ad invadere la Polonia scatenando la Seconda
Guerra Mondiale. A Ginevra era un giorno caldo, forse c’era il sole,
come sembrerebbe guardando le ombre di una fotografia in cui due
giovani donne salgono su un’auto. E’ una grande Ford Cabriolet che
le porterà verso l’Oriente e, in circa due mesi, fino in Afganistan
e India.

Ma chi erano e perché intrapresero un viaggio così pieno di
pericoli? Ella Maillart aveva conosciuto nell'inverno del 1938
Annemarie Schwarzenbach a Yverdon dove questa stava seguendo una cura
per disintossicarsi dalla morfina. Annemarie era nata a Zurigo il 23
maggio 1908, da un industriale tessile e dalla figlia di un generale.
Tra il 1927 ed il 1931 aveva studiato storia a Parigi e Zurigo e nel
1930 era diventata amica di Erika e Klaus Mann, figli dello scrittore
Thomas. Nel 1931, pubblicato il suo primo libro, Annemarie iniziò a
viaggiare spesso a Berlino e dal 1933 lavorò come giornalista e
fotografa viaggiando in Spagna, nel vicino Oriente, negli Stati Uniti,
nei Paesi baltici, in Unione Sovietica, Svezia, Austria e
Cecoslovacchia.

Ben diversa la biografia di Ella Maillart. Nata il 20 febbraio 1903 a
Ginevra, venne subito catturata dalla passione della madre per lo
sport. Lasciò la scuola un anno prima della maturità e nel 1919
fondò il primo club femminile di hockey su prato della Svizzera. Nel
1922/23 attraversò il Mediterraneo in vela e l'anno dopo fece parte
della squadra svizzera di vela per i Giochi Olimpici di Parigi. Tra il
1925 ed il 1929 lavorò come marinaio, segretaria, rappresentante di
commercio, insegnante di francese e trapezista in alcuni film. Dal
1930 iniziò a viaggiare, visitando Mosca, il Caucaso, il Turkestan, e
poi la Cina per un reportage sulla Manciuria occupata dai giapponesi.
Nel 1937/38 si recò in India, passando per la Turchia, l'Iran e l'Afganistan.

Durante il lungo viaggio iniziato in quella foto del 1939, le due
donne attraversarono i Balcani, la Turchia - dove si fermarono nell’antica
città armena di Bayazid - navigarono nel Mar Nero fino a Trebisonda,
in Iran visitarono il Kurdistan, le città di Tabriz e Teheran.
Saranno le prime donne a seguire la via "del Nord", che
passa da Herat per giungere in Afganistan. Le due avevano intrapreso
il viaggio per sfuggire al dissolvimento della civiltà occidentale e
alla situazione politica dell’Europa oramai minacciata dalla guerra,
ma anche per la nostalgia dei paesi lontani e delle grandi estensioni
asiatiche che sia la Schwarzenbach che la Maillart già conoscevano, e
dove speravano di scoprire società nomadi ancora intatte.
"Questo desiderio, questa ricerca dell'assoluto sono
probabilmente i motivi profondi che spingono ogni vero viaggiatore.
Forse io sono uno di questi inguaribili viaggiatori" (A.
Schwarzenbach).

Durante il viaggio scrissero e fotografarono molto. Ella Maillart
girò anche un film in bianco e nero e uno a colori, mentre il libro
pensato da Annemarie Schwarzenbach non sarà mai scritto. A Kabul le
raggiunse la notizia dello scoppio della guerra mondiale, e lì si
separarono. Ella Maillart andò in India, dove per cinque anni dedicò
la sua vita alla meditazione dietro la guida del saggio Ramana
Maharshi. Al contrario la Schwarzenbach non si sentì capace di
ignorare la guerra e all'inizio del 1940, anche perché era ripiombata
nella spirale della droga, ritornò in Svizzera. I fratelli Mann in
quegli anni si trovavano negli Stati Uniti, e Annemarie li raggiunse
nell’estate del 1940.

Fece nuove conoscenze, fra cui la scrittrice Carson McCullers che si
innamorò invano di lei. Cercò di lavorare per i giornali americani,
ma perfino qui i suoi fantasmi non l'abbandonavano: una notte cercò
di strangolare la sua nuova amica Margot von Opel e tentò di
suicidarsi. Fu internata in manicomio e poi autorizzata ad uscirne
solo a patto di abbandonare gli Stati Uniti. Si recò in Congo nel
1942, per poi tornare in Svizzera dove morì il 15 novembre per uno
stupido incidente in bicicletta.
Ella Maillart dopo la morte dell’amica redasse in India un reportage
su questo viaggio, pubblicato in Gran Bretagna nel 1947 con il titolo
The cruel way che alludeva alla cattiva condizione fisica e
psichica della compagna e alla relazione spesso tempestosa tra due
donne così differenti. "Non posso che ammirare Ella fino ad
esserne entusiasta, e provare vergogna. Ma non riesco ad imitarla,
siamo troppo diverse", così Annemarie descriveva il rapporto con
la sua compagna di viaggio.

Ella Maillart una volta tornata a casa continuerà a fare la guida in
tutto il mondo fino a tarda età. Morì nel 1997 oramai riconosciuta
come una delle maggiori scrittrici e fotografe di viaggio. Estate del
1953. Molto è cambiato da quella, oramai lontana, estate del 1939: l’Occidente
si gode la vittoria aumentando a dismisura i consumi, in America
vengono “giustiziati” i coniugi Rosenberg per spionaggio a favore
dell’Unione Sovietica mentre nasce la rivista Playboy, Stalin
muore a marzo e a Ginevra due ragazzi, Nicolas Boudier fresco di due
lauree (storia e legge), e il pittore Thierry Vernet, partono con una
piccola Fiat Topolino verso Oriente, seguendo le indicazioni di Ella
Maillart.
Del tutto diverso il viaggio dei due svizzeri: per loro era la prima
volta in Asia e non avevano ambizioni se non quella di sfuggire
all'aria muffa della Svizzera. Per Bouvier sarà però l'inizio di un
percorso che lo porterà a scrivere e a fotografare su gran parte del
mondo: "Un viaggio fa a meno di motivi. Non ci vuole molto tempo
per provare che basta a se stesso. Si crede di andare a fare un
viaggio, ma ci si accorge presto che è il viaggio a fare voi, o a
disfarvi"(N. Bouvier).
Ai tre principali protagonisti di questi viaggi è dedicata la mostra
Via Crudele, Via Felice presso l'Istituto Svizzero di Roma in via
Ludovisi 48 fino al 16 marzo (tel. 064814234), dove le fotografie
esposte su Balcani, Turchia, Iran, Afganistan e India sono
accompagnate da estratti di testi dei tre scrittori.
Sulla figura di Annemarie Schwarzenbach, certamente la più
affascinante e controversa, l'8 marzo presso l'Istituto Svizzero ci
sarà una serata speciale con Melania G. Mazzucco, autrice della
recente biografia Lei così amata (Rizzoli).
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