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Novecento. Arte e storia in Italia



Alessandro Lanni




Il Duemila alle Scuderie papali al Quirinale si chiude all'insegna dell'incontro tra arte e storia. In una mostra ambiziosa, che resterà in sede fino al primo aprile, Maurizio Calvesi e Paul Ginsborg sperimentano un incontro arduo e di nuovo genere tra due discipline e metodologie lontane. "E' relativamente comune e facile collegare l'arte e la storia dell'arte", secondo lo storico inglese, grande esperto dell'Italia contemporanea. "Molto più difficile e problematico è istituire un nesso fra l'arte e la storia. E' questo accostamento che allo stesso tempo costituisce la sfida e la difficoltà della mostra Novecento. Arte e storia in Italia".


Partendo da questa esigenza di integrazione il critico d'arte ha scelto 250 opere realizzate da 130 artisti; lo storico ha fatto correre sopra le sale un lungo telo bianco con immagini, parole e video significativi del ventesimo secolo. Simboli che, come dice ancora Ginsborg, nella loro necessaria incompletezza vogliono essere "dei percorsi storici a tema, che hanno il loro punto di partenza nelle opere d'arte di ogni stanza della mostra."

Questa rassegna segue un criterio cronologico fino ad un certo punto. Se nella prima delle otto sezioni della mostra sono raccolte opere tutte realizzate all'alba del nuovo secolo - come il Ritratto di scultore (1907-9) di un Umberto Boccioni ancora prefuturista, la Stazione a Milano di Carlo Carrà (1909), scelta anche come simbolo storico per l'inizio del secolo dallo stesso Ginsborg, o il Nudo coricato (1917) di Modigliani - già la seconda è organizzata in maniera diacronica.


Si passa dalle Visioni simultanee (1911) di Boccioni che ha aderito alla poetica futurista e dal Pessimismo n. 3 (1923 ca.) di Balla alle opere polimateriche di Enrico Prampolini che fungono da trait d'union con l'attenzione per la materia data negli anni Sessanta da Alberto Burri, Mimmo Rotella e altri. In questa sezione viene presentata per la prima volta al pubblico la grande Marcia su Roma (1932-5), dipinto da Balla sul verso di una Velocità astratta del periodo futurista. L'opera appartiene alla collezione privata di Gianni Agnelli.

Nella sezione "Tra Naturalismo e Informale", Calvesi fa incontrare sguardi sul mondo naturale per certi versi lontani come quello di Giorgio Morandi - rappresentato da un Paesaggio del '36 - e quelli di Soffici, di Carrà, di Rosai e di Ennio Morlotti.


Anche sotto il segno dell'"Astrattismo" sono raccolti quadri che vanno dall'inizio dl secolo - come i Riflessi di Romani del 1907 - fino alla Superficie 627 (1968) di Giuseppe Capogrossi. Veri e propri giganti dell'arte italiana compongono il quinto capitolo, il più vasto della mostra, sulla "classicità tra metafisica, tradizione e concetto": De Chirico e Carrà, Severini e Sironi, Casorati e Savinio.

L'ultima sezione allestita alle Scuderie papali è dedicata a "Espressionismo, antinovecento, nuovo racconto" e vi trovano spazio gli esponenti della "Scuola romana" (Scipione, Mario Mafai e Antonietta Raphaël), la reazione al Novecento attuata tra gli altri da Morlotti, Vedova e Renato Guttuso, del quale è esposto l'imponente (340 x 440 cm) quadro dei Funerali di Togliatti del 1972.


Altre due sezioni della mostra sono state realizzate all'interno dei suggestivi ambienti dei Mercati di Traiano, a pochi metri dalle Scuderie, e raccolgono opere che provengono dalle esperienze artistiche dagli anni Sessanta in poi. Dal quasi-fumetto di Enrico Baj alle icone della società dei consumi nei collage di Mimmo Rotella, al pop di casa nostra di Tano Festa, Mario Ceroli e Cesare Tacchi fino ad arrivare all'arte povera, che, come scrive Maurizio Calvesi nel bel catalogo della mostra (pubblicato da Skira), è "uno dei momenti più significativi della ricerca italiana nella seconda metà del secolo."


L'ottava e ultima sezione è dedicata alle sperimentazioni realizzate attraverso nuove e nuovissime tecnologie: foto, video, installazioni e opere multimediali. Nell'ambito dell'esposizione viene proiettata, a ciclo continuo per tutta la giornata, una storia d'Italia attraverso spezzoni video scelti da Nicola Caracciolo negli archivi dell'Istituto Luce e accompagnati da musiche d'epoca selezionate da Gianni Borgna, assessore alla Cultura del Comune di Roma e esperto di musica leggera. In una trentina di minuti un percorso affascinante e ricco di immagini note e di altre sconosciute: dai primi del secolo al capodanno 2000, si passa per una serie di momenti simbolici che hanno contribuito a costruire un secolo della società italiana.

Altre immagini e informazioni sulla mostra in corso e su quelle in programma per il Duemila si possono trovare sul sito delle Scuderie papali , dove viene illustrata anche la storia del palazzo e della piazza del Quirinale.


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