La seta del gabibbo
Consolato Paolo Latella
«Ai primi di maggio le uova si schiudevano, liberando una larva che
dopo trenta giorni di forsennata alimentazione a base di foglie di
gelso, provvedeva a rinchiudersi nuovamente in un bozzolo, per poi
evaderne in via definitiva due settimane più tardi lasciando dietro
di se un patrimonio che in seta faceva mille metri di filo grezzo e in
denaro un bel mucchio di franchi francesi.» Viene descritto così il
processo che porta alla nascita della seta nel libro di Alessandro
Baricco Seta, in cui è narrata la storia di un signore, Hervé
Joncour, che nell’Ottocento partiva ogni anno dalla Francia per
andare in Giappone e riportare da lì i preziosi bachi - nome
scientifico Bombix mori - immuni dalle epidemie che invece ne
facevano strage in Europa.

Damasco delle Palme
La seta, originaria della Cina, paese che per lungo
tempo ne mantenne il monopolio, era diffusa in Occidente fin
dall'epoca tardo greco-romana, ma nulla si sapeva del processo da
seguire per ottenere tale prodotto, e fino a quando il “segreto”
della produzione della seta non venne strappato, il suo commercio si
svolse lungo un itinerario sempre uguale, la mitica «via della
seta». Solo nell’VIII° secolo d. C. il gelso e il baco giunsero in
Italia, mentre la Francia lo conobbe addirittura nel XII° secolo. L’Italia
divenne in poco tempo una nazione leader nella lavorazione della seta,
prima nel Sud - avreste mai pensato a Catanzaro come capitale per la
produzione della seta? - e successivamente anche nel Nord.

Mezzaro dal'elefante bianco
Tra il ‘500 e il ‘700 i maggiori centri per la
produzione e la lavorazione della seta erano Genova e la Riviera di
Levante, considerate capitali mondiali della produzione tessile. Si
pensi che nell’ultimo quarto del ‘500, su una popolazione
cittadina di circa 60.000 abitanti, erano attivi 15.000 tessitori e
circa 38.000 persone venivano impegnate almeno parzialmente nel
settore. Le ricchezze di alcune delle più importanti famiglie, come
Balbi e Brignole-Sale, erano fondate sul commercio del prezioso
filato. Tanto famosi erano i filati genovesi che i velluti prodotti in
Francia e in Inghilterra per essere valorizzati venivano chiamati velours
de Gênes o Genoa velvet.

Portiera con stemma Doria
Nell’ambito delle manifestazioni "El Siglo de
los Genoveses" che accompagneranno Genova all’appuntamento del
2004, quando la città sarà Capitale Europea della Cultura, s’inserisce
la mostra “Arte e lusso della seta a Genova dal ‘500 al ‘700”
(Catalogo Allemandi), curata da Marzia Cataldi Gallo, storica dell’arte
presso la Soprintendenza ai Beni Storici e Artistici della Liguria, e
allestita da Pierluigi Pizzi, scenografo e regista di molte
esposizioni.
La mostra si sviluppa in due sedi, il Palazzo Ducale e la Galleria
Nazionale di Palazzo Spinola. Vengono presentate quasi 200 opere tra
tessuti di arredamento, abiti e paramenti sacri. Per potere esporre
una così grande quantità di pezzi, sono state setacciate 115 chiese
genovesi e sono state analizzate più di 40.000 opere d’arte con lo
scopo di conoscere le trame delle antiche sete.

Ritratto di Dama
La mostra intende scoprire il rapporto vivo fra i
tessuti antichi e chi a quei tempi li ammirava e poteva permettersi il
lusso di indossarli. Le preziose stoffe sono esposte accanto ad opere
che rievocano la loro funzione originale: ritratti dipinti da Van Dyck,
Piola, Mulinaretto, e mobili e suppellettili. Fra i ritratti spiccano
le belle dame con gli abiti confezionati secondo i rigidi dettami
della moda spagnola del primo Seicento, mentre quelli
tardo-seicenteschi sorprendono per i vivaci colori e la profusione d’oro,
come dettava la moda alla corte di Francia. Le ultime sale della
mostra sono dedicate a Salvatore Ferragamo e ai suoi foulard,
ovviamente in seta.

Telo ricamato (XVII sec.)
Nel Sottoporticato viene invece ospitata la sezione
"Il fascino dell’Oriente: i Mezzari", dedicata ai tipici
teli di cotone stampato del XIX secolo, chiamati anche voiles de
Gênes, che riprendevano modelli provenienti dall'India. A Palazzo
Spinola di Pellicceria, nella sezione "La giornata di un’aristocratica:
raffinate eleganze neoclassiche", il visitatore può rivivere l’intimità
quotidiana di una nobildonna genovese, dal risveglio nella camera da
letto all’attività nello studio, fino ai preparativi per un
viaggio.
L’ultimo tessitore ligure con telaio manuale, Sergio Gaggioli,
renderà ancora più suggestivo il percorso facendo riecheggiare nelle
sale di Palazzo Ducale la musica prodotta dall’intreccio delle trame
con gli orditi.
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