| Fascino femminile, mito e potere 
 
 
 Consolato Paolo Latella
 
 
 Nel nostro mondo tutto concentrato su borsa ed economia globale, le
          donne continuano a conquistare ruoli rilevanti grazie alla loro
          specificità. Ma già nel passato questo accadeva.
 
 Per lasciarsi ancora oggi affascinare si possono visitare due mostre: Cleopatra
          Regina d’Egitto nel Palazzo Ruspoli a Roma, aperta fino al 25
          febbraio del prossimo anno; e La Regina di Saba. Arte e leggenda
          dallo Yemen, a Palazzo Bricherasio a Torino fino al 7 gennaio
          2001.
 
 Se la Regina di Saba è un probabile mito offerto da molti testi
          antichi, Cleopatra è invece un personaggio storico trasformato in
          mito. Ad Alessandria d'Egitto, famosa per le bellezze architettoniche
          (la maestosa tomba di Alessandro Magno, il Faro - una delle sette
          meraviglie del mondo - il museo e la monumentale biblioteca),
          Cleopatra nacque e venne educata in un mondo colto e raffinato e, a
          soli 17 anni, nel 51 a. C. divenne regina. Fu l'ultima rappresentante
          dei Tolomei, i successori macedoni di Alessandro Magno, dinastia di
          lingua greca che dopo quasi tre secoli era oramai logorata da congiure
          e sovrani improponibili. Cleopatra VII fu forse l'unica fra i re
          macedoni a parlare l'egiziano; ma conosceva molte altre lingue e tanto
          era il suo carisma che venne persino celebrata come dea Isis.
  La regina di Saba incontra re Salomne- Piero della Francesca
 Il protagonista indiscusso della scena internazionale intorno al 50
          a.C. era Giulio Cesare, il quale rappresentava Roma, la più grande
          potenza politica e militare. Fu lui il primo ad apprezzare le qualità
          di Cleopatra. Lei giunse nella Roma tardorepubblicana nel 46 a.C. e
          alloggiò nella villa di Cesare in Trastevere. Riuscì ad incantare
          tutti gli uomini più potenti: gli antichi cronisti affermano che l’attrazione
          che esercitava era dovuta alla brillante intelligenza, alla profonda
          cultura, al lusso raffinato di cui si circondava e, soprattutto,
          all'intonazione della voce.
 
 Cesare riuscì a godere per poco tempo dell’amore e del figlio
          maschio avuti da Cleopatra: i congiurati delle Idi di Marzo lo
          uccisero nel 44 a. C. ponendo fine all’ eccezionale storia d’amore
          tra i due. Così, mentre Roma piombava nel caos e si profilavano
          guerre intestine e vendette, Cleopatra capì che la città eterna era
          diventata pericolosa per lei e rapidamente fece ritorno in Egitto.
  Salomone e la regina di Saba- Tintoretto
 Dopo anni di guerre civili, i possedimenti di Roma a Oriente vennero
          affidati all’abile generale Marco Antonio, e quelli in Occidente a
          Ottaviano.
 Anche Antonio non poté resistere all’indubbio fascino di Cleopatra:
          le donò questo mondo e anche quell’altro, soggiogato dalla rete
          seduttiva della regina e vittima del desiderio di creare un grande
          impero modellato su Alessandria.
 Ma le mollezze orientali non avevano ancora abbastanza forza di
          seduzione sulla più rustica società di Roma, e così Ottaviano,
          esempio di sana virtù romana, mosse guerra alla coppia
          Antonio-Cleopatra ponendo fine ai loro sogni di gloria nella battaglia
          navale di Azio del 31 a.C.. I due non poterono altro che togliersi la
          vita e, mentre il suicidio di Antonio ha suscitato scarso interesse,
          quello di Cleopatra, con il morso dell’aspide, è diventato un mito
          tuttora avvolto nel mistero.
 
 La regina con il suo gesto credette di salvare la continuità del
          regno, ma la storia andò diversamente e l'Egitto entrò
          definitivamente a far parte dei possedimenti romani. Il vincitore,
          Ottaviano, impostò una brutale campagna denigratoria verso la figura
          di Cleopatra, ma il fascino di una civiltà millenaria e
          raffinatissima ebbe ugualmente grande successo nella Roma imperiale,
          dove iniziarono addirittura a sorgere steli e piramidi alla “moda
          egizia”.
 
 Cleopatra, consapevole del proprio ruolo di regina, con gli amori
          romani probabilmente tentò di salvare il regno da una fine oramai
          segnata dall’affermarsi del sistema romano, certamente più rozzo,
          ma anche molto più efficace.
 Il teatro con Shakespeare, i film dove viene impersonata da Elizabeth
          Taylor e Vivian Leigh, i profumi e creme di bellezza a lei intitolati
          alla irresistibile storia a fumetti “Asterix e Cleopatra” si sono
          in qualche modo ispirati alla regina egiziana. Se purtroppo non
          possediamo registrazioni della sua ammaliante voce, però alcuni
          reperti pervenuti dall'antichità ci mostrano la sua fisionomia, anche
          se in modi diversi. Sulle medaglie ha un profilo marcato, nelle statue
          romane è senza il velo, che di solito era simbolo di sudditanza alla potestas
          maschile, nelle raffigurazioni egizie l’immagine è astratta secondo
          il canone della rappresentazione ufficiale.
  Statua di Cleopatra
 La mostra Cleopatra Regina d’Egitto, realizzata dal British
          Museum e dalla Fondazione Memmo, ha lo scopo di ricostruire la figura
          di Cleopatra e del suo tempo, cercando per quanto possibile di tenere
          separata la realtà storica dal mito. Tra i molti reperti sono
          presenti materiali provenienti dai recenti scavi eseguiti ad
          Alessandria e diverse opere, esposte per la prima volta e che si
          credevano perdute, le quali ritraggono Cleopatra. Di particolare
          interesse la sezione riguardante l’Egitto a Roma per la
          ricostruzione dell’Iseo Campense, il più noto tempio dedicato all’Egitto,
          ed i materiali sottratti all’Egitto dai Romani.
 
 Di altra pasta è la Regina di Saba, sicuramente più casta e pura
          della seducente Cleopatra. Di lei non si conosce il nome, né
          esattamente il paese, nonostante siano riportate notizie in molti
          testi. Nella Bibbia si narra che la regina, raggiunta dalla fama del
          re Salomone, volle conoscerlo e si recò a Gerusalemme portando con
          sé doni preziosi. Ella rimase affascinata dalla saggezza e dalla
          ricchezza del re, ma fu costretta a tornare al suo trono per placare i
          malumori del popolo israelita preoccupato della "probabile"
          relazione amorosa fra i due. Anche un testo medievale, “La leggenda
          della Vera Croce”, narra dell’incontro tra lei ed il re Salomone.
          Il Corano racconta di Bilqis, nome della regina di Saba, come di una
          donna bellissima e potente. La tradizione etiopica, tramandata dal
          Kebra Nagast, narra invece che la regina regnava in Etiopia e dalla
          sua unione con Salomone nacque un figlio, Menelik. Comunque il mito
          pare legittimato dalla scoperta in Yemen di imponenti resti
          archeologici che forse potranno fornirci le prove della sua esistenza.
 
 "È l'inizio dell'ignoto" esclama André Malraux
          avvicinandosi in volo alla città misteriosa della Regina (La
          regina di Saba. Un'avventura sul deserto yemenita, edito in Italia
          da Edt) e la mostra La Regina di Saba. Arte e leggenda dallo Yemen,
          evoca una civiltà di straordinarie ricchezza e maturità culturale.
 Alcune popolazioni arabe si stanziarono nel XII secolo a.C. nel sud
          della penisola arabica ai piedi delle montagne yemenite, da cui fiorì
          il Regno Sabeo. Grazie al commercio dell’incenso e della mirra,
          divenne ricco e potente tanto da essere indicato con l’appellativo
          di Arabia Felix e, tra momenti di particolare splendore e di feroci
          lotte intestine, durò fino al 632 d.C., quando l’avvento dell’Islam
          pose fine a questa civiltà.
 
 L'esposizione ricostruisce la storia dello Yemen, presentando 150
          reperti provenienti da musei yemeniti, europei ed americani, dalla
          preistoria fino alla decadenza dei regni carovanieri e alla
          islamizzazione della penisola arabica, con sculture, steli, vasi,
          epigrafi, incunaboli, manoscritti e cartografie, dal VII secolo a.C.
          al VI secolo d.C.
 
 Una sezione offre l'idea del successo che nell’arte tra il XVI e il
          XIX secolo la figura della sovrana sabea ebbe: sono presenti, infatti
          opere di Tintoretto, Mattia Preti, Johan Heinrich Schonfeld, Francesco
          De Mura e Nicolaus Knupfer. Nella scenografia della mostra appaiono
          anche frammenti di immagini, proiettate sulle pareti di alcune sale,
          tratte dalle opere di Raffaello, Piero della Francesca e Rubens, con
          la rappresentazione dell'incontro della Regina e Salomone.
 A corollario della mostra sono dodici grandi sculture dell'artista
          greca Sophia Vari, esposte all’esterno del Palazzo Bricherasio, di
          cui tre sono un omaggio alla mitica sovrana yemenita.
 
 La storia ci ha tramandato l’immagine idealizzata di queste due
          donne: ma fascino, intelligenza, astuzia, devozione e coscienza del
          proprio ruolo non sono proprio i caratteri che si riconoscono alle
          donne?
 
 
 
 
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