Il testo
che segue è l'ultima di cinque lettere scritte
e lette dal direttore di Reset e Caffè Europa
a Fahrenheit,
trasmissione di Radio 3 Rai, dal 28 maggio al 1 giugno
scorsi.
Leggi la prima lettera:
Lo
spin dei politici fuori tema
Leggi la seconda lettera:
Guolo,
Allievi, Campanini e le
sorprese dell’islam giudiziario
Leggi la terza lettera:
Sondaggi informati per
il Partito democratico
Leggi la quarta lettera:
L'opinione pubblica e
i trucchi dello spin
Cari ascoltatori di Fahrenheit,
vi voglio raccontare una mia esperienza di queste settimane,
come direttore della Reset. Abbiamo fatto circolare
un quiz, un enigma, un dilemma. L’abbiamo mandato
in giro tra intellettuali italiani, americani, europei.
E raramente ho visto una domanda fare tanta presa, sfidare,
costringere a fermarsi e concentrarsi su un problema.
L’autore del dilemma, o diktum, è un tedesco,
dal nome non facilissimo Ernst-Wolfgang Böckenförde.
Ma il suo diktum è molto chiaro. Volete sentirlo?
Eccolo qua. Cito le sue parole:
“Lo stato liberale vive di premesse che non è
in grado di garantire”.
E spiego. Queste premesse sono la sostanza morale che
tiene insieme la società e le istituzioni. Ora
– dice Böckenförde - se lo stato liberale
non produce questo alimento morale si rinsecchisce.
Se invece si mette a produrlo smette di essere liberale
perché diventa uno stato etico, una versione
secolarizzata dello stato totalitario. La contraddizione
è per Böckenförde molto chiara. E che
cosa significa? Che gli stati liberali ai quali l’Occidente
si è abituato presuppongono una fornitura di
premesse da parte delle religioni, anche se sembrano
non accorgersene più e magari non vogliono ammetterlo.
Böckenförde è un autore cattolico,
un filosofo del diritto che giustifica e sospinge, nei
limiti costituzionali, il desiderio dei cattolici di
influire sulla vita politica. Ed è per questo
sicuramente molto caro a Benedetto XVI, ma ha dato molto
lavoro anche ai filosofi laici del liberalismo, da John
Rawls a Jürgen Habermas. Il lavoro di Habermas
in questi ultimi anni è stato fondamentalmente
una risposta a Böckenförde. E quando il cardinale
Ratzinger e Habermas si sono incontrati a Monaco tre
anni fa per il loro celebre dialogo da dove hanno cominciato?
Dal diktum di Böckenförde.
Tre tedeschi sono al centro della scena filosofica,
come osserva Gian Enrico Rusconi, e combattono lealmente,
anche se uno di loro è un po’ particolare
come filosofo e teologo, dato il potere che ha su una
istituzione “fornitrice” di materiali morali
grande come la Chiesa.
La partita che giocano è importante se pensiamo
ai conflitti sui cosiddetti valori che dividono le società
occidentali – scienza, tecnologia, vita sessuale,
famiglia – ed è anche interessante, richiede
un aggiornamento della nostra cultura. Il mio punto
di vista è quello della difesa della laicità,
e del quadro costituzionale europeo che consente ai
religiosi di far valere la loro voce anche nella vita
pubblica non solo nel privato, ma mette delle condizioni.
E quindi bisogna dire no ai vescovi che passano il segno
quando voglio dettare le leggi dello stato liberale.
Però vi voglio confessare che, di fronte, alla
pressione della religione (e delle religioni al plurale)
vedo molto sconcerto tra i laici, perché faticano
a distaccarsi dall’idea che i religiosi siano
un residuo del passato. Il diktum di Böckenförde
costringe a immaginare che la presenza dei religiosi
sia anche il futuro. E che il dialogo tra credenti e
non credenti sia veramente tra eguali in dignità.
Con i miei più cari saluti, sinceramente
vostro
Giancarlo Bosetti
Direttore di Reset
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