Il testo
che segue è la seconda di cinque lettere scritte
e lette dal direttore di Reset e Caffè Europa
a Fahrenheit
, trasmissione di Radio 3 Rai, dal 28 maggio al 1 giugno
scorsi.
Leggi la prima lettera: Lo
spin dei politici fuori tema
Cari ascoltatori di Fahrenheit,
parliamo di relazioni interculturali, un campo dove
i conflitti sono sempre in agguato e anche la violenza
è dietro l’angolo. Per la mia rivista,
Reset, mi capita spesso di promuovere iniziative in
questo campo e ci sono persone con cui collaboro che
sono preziose, per le loro doti e i loro studi.
Parliamo oggi di tre di loro, tre italiani che stanno
insegnando a un paese che non ne sapeva niente, l’abc
della cultura musulmana e che meritano tutta la nostra
attenzione e la nostra simpatia: uno è Renzo
Guolo, sociologo della religione, eccellente editorialista
della Repubblica, e autore di libri sul fondamentalismo
islamico. E’ stato querelato e portato in giudizio
da Adel Smith, un personaggio che viene ospitato in
varie trasmissioni televisive e che si è ritenuto
offeso per le valutazioni critiche che Guolo gli ha
rivolto in un suo bel libro “Xenofobi xenofili”.
Erano valutazioni di merito e probabilmente la sentenza
chiuderà il caso riducendolo a quel nulla di
fatto che è. Ma qualche apprensione è
legittima, anche perché l’altro, il secondo,
studioso di Islam di cui voglio parlarvi, Stefano Allievi,
specialista in tema di immigrazione musulmana in Europa,
in una situazione analoga ha inaspettatamente subito
una condanna per diffamazione, anche qui dopo una denuncia
da parte dello stesso Smith.
E’ da notare il dato curioso, sconcertante –
e indicativo della natura tutta “giudiziaria”
dell’islam di Adel Smith – che queste iniziative
si accaniscono proprio nei confronti di intellettuali
che sostengono da anni una linea di dialogo e che sono
spesso il bersaglio polemico degli intransigenti, di
quelli che non sostengono per niente il dialogo, lo
rifiutano e irrigidiscono il loro giudizio nei confronti
del mondo islamico, dandone una rappresentazione in
blocco come di una cultura insalvabile, non redimibile
dal punto di vista della modernità, della democrazia,
della libertà di uomini e donne.
Parlo di intransigenti come la somala Ayaan Hirsi Ali,
di cui ha già detto Shirin Ebadi (in una intervista
concessa in Italia a Daniele
Castellani Perelli che questa posizione nuoce alle
donne nel mondo islamico, che hanno bisogno invece di
combattere la causa dei loro diritti dentro e non contro
la cultura islamica. Per questo genere di rigidità
si è parlato di “fondamentalismo illuminista”,
senza che con questo debba venir meno il sostegno a
una donna minacciata dagli stessi terroristi assassini
che hanno ucciso il regista Theo Van Ghog. L’espressione
è piuttosto dura se riferita al caso di Hirsi
Ali, ma certo eufemistica se riferita alle campagne
xenofobe della Lega di Calderoli e Bossi e affini.
Il terzo dei tre studiosi di cui voglio parlarvi, dopo
Guolo e Allievi, è Massimo Campanini, autore
di una storia dell’Egitto e di moltissime pubblicazioni
sull’Islam. Contro di lui non si è mossa
per fortuna la magistratura, ma soltanto Magdi Allam,
il commentatore e vicedirettore del Corriere, che ha
ricevuto minacce da parte dei fondamentalisti.
Vale per Magdi lo stesso ragionamento che per Hirsi
Ali. Ha ragione quando chiede il nostro appoggio contro
il terrorismo e ce lo avrà sempre, ma sbaglia
quando scrive che il prof. Campanini è uno di
quelli di cui “L'Università italiana pullula”
e cioè “professori cresciuti all'ombra
delle moschee dell'Ucoii, simpatizzanti coi Fratelli
Musulmani, inconsapevolmente o irresponsabilmente collusi
con la loro ideologia di morte”.
Campanini si difenderà con gli argomenti e, mi
auguro, senza ricorrere anche lui alla giustizia, parlando
per esempio di personaggi importanti del mondo musulmano
europeo come Tariq Ramadan, che è il bersaglio
frequente delle condanne senza appello dello stesso
Magdi Allam. Personaggio dalla cultura e identità
controversa, che cerca di radicare nella sua interpretazione
dei testi sacri la possibile convivenza, già
cominciata in Europa, tra democrazia e Islam.
Con tanti cecchini appostati sui tetti sembra difficile
riflettere, discutere e liberamente confrontarsi. Eppure
non abbiamo alternative se vogliamo addentrarci nel
complicato mondo che ci aspetta, di diversità,
diversità che vogliamo destinate a convivere
e non a massacrarsi.
Con i miei più cari saluti, sinceramente
vostro
Giancarlo Bosetti
Direttore di Reset
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