324 - 05.07.07


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Sondaggi informati per il Partito democratico

Giancarlo Bosetti


Il testo che segue è la terza di cinque lettere scritte e lette dal direttore di Reset e Caffè Europa a Fahrenheit, trasmissione di Radio 3 Rai, dal 28 maggio al 1 giugno scorsi.

Leggi la prima lettera:
Lo spin dei politici fuori tema

Leggi la seconda lettera:
Guolo, Allievi, Campanini e le
sorprese dell’islam giudiziario

Cari ascoltatori di Fahrenheit,
oggi volevo scrivervi su un argomento filosofico, ma rimando a domani, non riesco a distrarmi dall’immane discussione che sta travolgendo il futuro Partito democratico, e, insieme, un po’ tutto il sistema politico.
E poi mi è venuta una piccolissima idea.
Dalle interviste di Prodi e di Tremonti sul la Repubblica, si capisce bene una cosa, che i problemi delle coalizioni di governo italiane vengono dopo le elezioni. In campagna elettorale danno il loro meglio, poi però si dividono perché vincere e governare non sono la stessa cosa. Questione di leadership?

È venuto a Roma per parlare di leadership un’autorità della cultura di impresa, Sir Adrian Cadbury, presentava il suo libro sulla Corporate governance, sulle regole e i principi per governare bene un’azienda, pubblicato dalla casa editrice della Luiss (Lup). Ho partecipato alla discussione con lui e a un certo punto quest’uomo che ha guidato enormi imprese e la Banca d’Inghilterra, ha spiegato con una grande semplicità che su una barca in mezzo al mare “nessuno affiderebbe mai il timone a un comitato”. C’era anche Luca di Montezemolo, che è il presidente della Luiss, oltre che di Confidustria, e tutti hanno pensato alla politica italiana.
Destra e sinistra si somigliano: c’è il “grande timoniere” in campagna elettorale, ma dopo viene fuori il comitato che litiga intorno al timone, mentre sottocoperta c’è l’opposizione che minaccia l’ammutinamento. Che poi la storia del Partito democratico cominci da un comitato che sembra pensato per litigare, non fa bene sperare.

La cosa sgradevole dei litiganti è che inevitabilmente sono presi dal litigio e si disinteressano della nave. O così comunque sembra. Anche perché brillanti inchieste ci spiegano che ci costano molto. Insomma tendono a diventare antipatici a tutti i passeggeri, cioè tutti noi, che avremmo anche la nostra opinione da dire sulla rotta.

Allora mi è venuta in mente una proposta che per ora riguarda il Partito democratico, ma potrebbe domani riguardare anche gli altri: se c’è da scegliere un leader, perché non ascoltare l’opinione dei cittadini che quel leader si propone di rappresentare? Ci sono certamente da fare le primarie, ma prima delle primarie si può utilizzare uno strumento innovativo che sono i “sondaggi informati”. Si tratta di un metodo inventato da un americano, James Fishkin. Non ho qui il tempo di spiegarvi per bene come funziona, ma l’essenziale è che il metodo mette i politici di fronte a un campione di gente reale, estratta a sorte, di cittadini comuni di tutte le categorie sociali, e non gruppi selezionati di militanti o di professionisti che vivono di politica, come accade nei congressi e nelle convention
(e poi qui su Caffè Europa http://www.caffeeuropa.it/archivi/democrazia/index.html trovate tutto quello che serve, Ndr).
Questa tecnica l’abbiamo sperimentata poco tempo fa nel Lazio per discutere delle scelte della Regione sulla spesa sanitaria e i trasporti, portando gente normale a discutere negli uffici del potere.
L’uso dei sondaggi informati realizza un incontro con i veri potenziali elettori, per i leader politici che litigano al timone, mentre la barca affronta il mare aperto. Guardate, è una specie di terapia psicologica, che spinge i politici a ricordarsi che prima viene la barca, poi vengono loro. Una inversione di priorità che qualche volta sembra impossibile da realizzare. Ma se non la fanno, saranno perduti. E ne pagheranno le conseguenze.

Con i miei più cari saluti, sinceramente vostro
Giancarlo Bosetti
Direttore di Reset

 



 

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