Il testo
che segue è la quarta di cinque lettere scritte
e lette dal direttore di Reset e Caffè Europa
a Fahrenheit,
trasmissione di Radio 3 Rai, dal 28 maggio al 1 giugno
scorsi.
Leggi la prima lettera:
Lo
spin dei politici fuori tema
Leggi la seconda lettera:
Guolo,
Allievi, Campanini e le
sorprese dell’islam giudiziario
Leggi la terza lettera:
Sondaggi informati per
il Partito democratico
Cari ascoltatori di Fahrenheit,
nell'ultima lettera vi ho parlato della proposta di
un nuovo tipo di sondaggi, i sondaggi informati di James
Fishkin, che possono essere molto utili per riportare
i politici a contatto con la gente, con i cittadini,
gli elettori. Una specie di terapia psicanalitica che
aiuti a “ri-orientarsi” chi ha perso la
bussola. Non è una proposta che nasce per caso
adesso, sotto l’impressione del momento. E non
è certo neanche l’unica cosa da fare.
La verità è che negli ultimi anni, non
solo in Italia, ma anche in altre grandi democrazie,
i rapporti tra la politica e l’opinione pubblica
soffrono di vari disturbi. La fonte di informazione
principale sono i telegiornali e i telegiornali sono
diventati turbo-telegiornali: velocità, dramma,
frammentazione, violenza. Da news a rap-news.
E nelle discussioni invece che argomenti i politici
si scambiano battute di pochi secondi. Per lo più
maldicenza, contumelie. Questa tendenza nasce dal fatto
che i telegiornali sono in competizione per gli ascolti
minuto per minuto, secondo per secondo, come le trasmissioni
di intrattenimento, né più né meno,
e poi sono anche territorio controllato dai partiti.
Da qui i pastoni rap, le famose sfilate di
dichiarazioni politiche, una barbarie – così
la definirei – con la quale i politici contano
di diventare famosi, ma finiscono col diventare odiosi.
La fonte principale delle informazioni (i giornali
riguardano una minoranza, le conversazioni radio, come
quelle di Fahrenheit, sono oasi nel deserto, affollate
da minoranze di beati) è seriamente ammalata,
e da questa malattia (che affligge anche i tg americani,
e le cable-news dove trionfano faziosità e chauvinismo
– si salvano gli inglesi con la Bbc) vengono alcuni
guai molto seri.
Il più grave è che chi tra i politici
è più bravo nello sfruttarla, la malattia,
specialmente se è al governo, riesce imporsi
guadagnando ascolto e decidendo quale sia il tema del
giorno, monopolizzando l’attenzione. Una volta
guadagnata l’attenzione il gioco è fatto.
Non è che si discuta un tema fino in fondo. L’argomento
non si discute, si cambia. Il politico abile, se c’è
in circolazione un tema negativo per lui, lo scalza
non rispondendo nel merito, ma imponendo un altro argomento.
Quello che conta non è il merito, la qualità
delle critiche o delle repliche, quello che conta è
saper arrivare primi nei titoli di testa dei turbo tg.
Gli studiosi americani hanno anche dato un nome a questa
specialità: si chiama indexing. Campione
del mondo nel campo è lo spin-doctor
della Casa bianca, Karl Rove, che riusci nel 2004 a
“cambiare discorso” e a far vincere le elezioni
presidenziali a Bush, quando la guerra in Irak andava
già malissimo. Poi, nel 2006, non è più
bastato, e i democratici hanno preso la maggioranza
al Congresso, ma si capisce che c’è un
limite anche a questi miracoli.
Anche Berlusconi è un maestro (si veda la rimonta
alle elezioni del 2006). Stupefacente è invece
lo spettacolo del centrosinistra italiano. Se ci sono
argomenti negativi in circolo (il fisco, l’Ici,
divisioni sui tempi di una decisione), i leader del
centrosinistra amano soffermarsi, a lungo, e mostrarne
tutte le sfaccettature. Che si imprimano bene in testa
a tutti. Uno stile diverso. Una virtù, forse.
O autolesionismo? Questione di etica o di ingenuità?
Lascio la domanda in sospeso. Ma vi assicuro che un
po’ di equlibrio, anche nell’uso dello
spin – spin come spin-doctoring,
spin come manipolazione – un po’ meno da
una parte, un po’ di più dall’altra,
non guasterebbe.
E vi invio i miei più cari saluti,
sinceramente vostro
Giancarlo Bosetti
Direttore di Reset
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