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Le parole dell'autore







Pubblichiamo qui di seguito alcuni estratti del libro di James Fishkin La nostra voce. Opinione pubblica & democrazia, una proposta, edito da Marsilio nella collana I libri di Reset, con un'introduzione di Giuliano Amato. Euro 9.90.

[…] Alla domanda che percorre la storia della sperimentazione democratica: "Quando il popolo può esprimere al meglio la propria voce in suo nome?", si può rispondere semplicemente: il pubblico può parlare al meglio in suo nome quando riesce in qualche modo a riunirsi per ascoltare le argomentazioni a favore o contro una determinata questione e in seguito, dopo aver discusso faccia a faccia, giunge a una decisione collettiva. […]
[…] Possiamo chiamare quest'immagine l'ideale della democrazia faccia a faccia. Una questione chiave sempre presente nell'incessante sperimentazione della democrazia condotta dagli americani è: come possiamo adattare questo ideale allo stato-nazione, ad una popolazione che molto probabilmente non può riunirsi insieme nello stesso luogo per prendere delle decisioni? […] (p. 19/20).

[…] Oggi i cittadini vivono in una versione high-tech della caverna di Platone. L'allegoria di Platone risulterà meno sorprendente ai lettori moderni di quanto sia risultata agli antichi, poiché, come gli abitanti della caverna di Platone, tendiamo a prendere per mondo reale la nostra immagine del mondo, specialmente la nostra immagine del mondo politico, a partire da immagini riflesse e da echi di voci. Invece delle ombre formate dal riverbero del fuoco che si riflette sul muro di una caverna, guardiamo le immagini della televisione nel nostro salotto.Invece dell'eco delle voci di coloro che creano queste ombre cinesi, ascoltiamo le voci dei dibattiti e delle pubblicità radiofoniche e televisioni. Come gli abitanti della caverna di Platone, tendiamo a prendere per mondo reale queste immagini riflesse e queste voci. Quantomeno nei termini del nostro ruolo di cittadini, le cose che non accadono in televisione non hanno nessuna forza, vivacità o immediatezza, o ne hanno pochissima. Sono le immagini riflesse che appaiono reali ed importanti. Sono esse che costituiscono il mondo politico, piuttosto che quello che possiamo vedere all'esterno della "caverna" con i nostri occhi. […] (p. 31).

[…] Con l'estensione del diritto di voto, con l'aumento del numero di individui entrati a far parte del sistema, con la crescita della società, sia in termini di popolazione che in termini di territorio, e con lo sviluppo della tecnologia, delle telecomunicazioni e dei trasporti, inimmaginabili ai tempi dei Fondatori, l'ambito sociale in cui realizzare ognuno di questi valori è mutato profondamente. Perché vi sia deliberazione bisogna creare condizioni che motivino i cittadini ad investire tempo ed energie per acquisire informazioni e discutere faccia a faccia. Al contrario, nella nostra società di massa, si incentivano l'ignoranza razionale e il fatto che i cittadini, nei sondaggi di opinione, riportino un'impressione superficiale basata su brevi sound bite e sui titoli dei giornali. Evitare la tirannia della maggioranza richiede mutuo rispetto e comprensione reciproca. Le passioni contingenti di un pubblico disimpegnato possono portare alla creazione di fazioni avverse ai diritti e agli interessi di altri cittadini (o non cittadini). La partecipazione non solo richiede la possibilità legale di votare ma anche un contesto sociale che induca effettivamente il popolo a votare e ad esprimere i propri punti di vista. […] (p. 110/111).

[…] Il sondaggio deliberativo è diverso da ogni altro sondaggio o rilevamento mai condotto prima. I sondaggi tradizionali forniscono un modello di cosa pensa il pubblico, anche se magari il pubblico non pensa poi moltissimo o non presta particolare attenzione ai temi trattati. Un sondaggio deliberativo tenta di fornire un modello di cosa penserebbe il pubblico, se avesse una migliore opportunità di prendere in esame i temi oggetto dell'indagine.
L'idea è semplice. Si preleva un campione casuale dell'elettorato a livello nazionale e lo si trasporta dai luoghi di provenienza di ciascuno, disseminati per il paese, in un unico luogo. Il campione lo si immerge poi nei temi trattati, lo si dota di materiale informativo che tenga rigorosamente conto delle diverse posizioni esistenti sui temi in oggetto, lo si fa discutere in gruppi ristretti, e gli si dà l'opportunità di interrogare degli specialisti e degli uomini politici che abbiano punti di vista contrapposti. Al termine di alcune giornate di lavoro in cui tali temi vengono discussi faccia a faccia, si sondano i partecipanti in profondità. Il rilevamento che ne risulta offre una rappresentazione dei giudizi ponderati del pubblico, delle opinioni che avrebbe l'intero paese nel caso in cui tutti sperimentassero l'opportunità di comportarsi come cittadini ideali, come individui, cioè, che studiano a fondo le questioni per un periodo di tempo prolungato.
Un sondaggio deliberativo non è indicato per descrivere o per predire lo stato dell'opinione pubblica. Esso, piuttosto, prescrive. E' una sorta di raccomandazione : queste sono le conclusioni cui giungerebbe il popolo, se fosse meglio informato e se avesse l'opportunità e la motivazione per esaminare seriamente i temi trattati. Il sondaggio deliberativo permette ad un microcosmo del paese che abbia avuto in precedenza la possibilità di riflettere, di fare delle raccomandazioni a tutti noi. Se un simile sondaggio fosse trasmesso prima di un'elezione o di un referendum, esso potrebbe influire radicalmente sul risultato.
Un sondaggio deliberativo si serve delle due tecnologie - i sondaggi e la televisione - che ci hanno dato una forma superficiale di democrazia di massa, e le combina assieme per uno scopo nuovo e costruttivo - dare voce al popolo quando esso si trova in condizione di poter riflettere[…]. (p. 135/136).

L'ardua scelta che si pone quando si vogliono disegnare (e, se possibile, riformare) i processi democratici, va fatta, alla fin fine, tra istituzioni che esprimono cosa pensa realmente il pubblico pur non trovandosi nelle condizioni ottimali per riflettere su un problema, e istituzioni che esprimono l'opinione pubblica deliberativa: cosa penserebbe il pubblico di una determinata questione se si trovasse nelle condizioni ottimali per rifletterci. L'ardua scelta, in altri termini, è tra un'opinione diminuita ma reale, da un lato, e un'opinione deliberativa, non aderente alla realtà, dall'altro. Il primo tipo di istituzione offre un'istantanea dell'opinione pubblica così com'è, anche se magari la gente, di solito, non riflette tanto. Normalmente il pubblico non è molto informato, coinvolto, attento. Il secondo tipo di istituzione (in condizioni ottimali) fornisce l'espressione di cosa penserebbe il pubblico di una questione se fosse più informato, coinvolto, attento, anche se quest'opinione più ponderata non rappresenta la realtà, in quanto, di fatto, si tratta di un'opinione che non è largamente condivisa. (p. 156/157).

 


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