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Memorie di luce a Reggio Emilia



Massimo Negri




Nella bella cornice di Palazzo Magnani a Reggio Emilia si è conclusa il 23 marzo la mostra antologica di Stanislao Farri Memorie di luce - Fotografie 1943-2003. Nato a Bibbiano (RE), Farri ha svolto, sin da adolescente, l'attività di tipografo per poi seguire la sua inclinazione allo "sguardo sulle cose" che lo ha portato gradatamente a divenire un fotografo di professione applicato ai campi industriale e pubblicitario, delle opere d' arte e delle architetture.

La mostra ha esposto le foto migliori di una lunga vita. Frammenti di viaggi per l'Italia ma, soprattutto, ricordi legati alla città di Reggio e alla sua provincia. 250 immagini in bianco e nero e 100 a colori hanno permesso al visitatore di farsi un'idea della storia "minore" narrata dall'autore con precisione e sentimento.

Tra i soggetti caratteristici del suo lavoro di documentazione spiccano i caselli e i carri agricoli. I caselli sono i caseifici, un tempo di piccole dimensioni e diffusi sul territorio al punto che ogni paese ne contava uno. Siamo nella zona del parmigiano-reggiano. Oggi la produzione avviene su larga scala e quelle foto hanno il merito di indicarci il punto di partenza. I carri, invece, ci restituiscono alle atmosfere della vita di campagna prima del boom economico degli anni Sessanta. Oltre alla funzione propria di mezzi di trasporto, essi rappresentavano la dotazione di capitale minima richiesta al contadino aspirante mezzadro. Infatti la domanda classica del proprietario terriero prima di ogni contratto era: "Lei ha il carro ?".

Desidero, infine, citare un episodio che riprendo dal catalogo edito da Skira : "Le foto del cimitero di Cavriago volevano essere la denuncia di un degrado. Una volta ci passai davanti, mi sentii toccato e decisi di documentare quello stato, perchè mi sembrava intollerabile che ci fosse gente che viveva accanto a quel cimitero e passava di lì guardando senza vedere, senza reagire. E non si trattava solo del degrado di un luogo che è vicino al paese, ma del rispetto che si deve ai morti - in una discussione in Consiglio comunale sull'opportunità di farne una mostra, intervenni per dire che quelle ossa sconosciute, mezze sotto la terra e mezze sopra, erano le loro radici. Di quelle foto si è fatto un libro e un'esposizione, e sono stato il motore che ha messo in moto un progetto di restauro del cimitero".

A volte il recupero di un po' di decoro civile si deve allo "scatto" di artisti come Stanislao Farri.

 


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