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Ho una figlia in Iraq



Carlo Violo




Uno dei più bei doni che abbia mai avuto dalla Provvidenza è la nascita di una bambina, tredici anni fa. Nacque sotto peso, per un problema di placenta, ed era tanto piccola che per i primi mesi, erano mesi invernali, andavo in giro tenendola nel marsupio sotto la giacca a vento. Lei guaiva e si agitava e i passanti incuriositi mi chiedevano quale animale raro nascondessi. Io tiravo giù la zip e tutti facevano "Ohhh" vedendo spuntare il suo faccino roseo impastoiato dal sonno di cucciolo nella tana. Con il suo corpicino che si scaldava col mio mi sentivo il maschio più felice della terra, orgoglioso di dare protezione alla fragilità di quella che sarebbe diventata una femmina umana del pianeta, una femmina sorridente e fiduciosa, pronta ad aggiungere quote di felicità alla nascita di future creature.

Sono passati tanti anni. Lei è ancora una adolescente ma per me è stato un lungo periodo di maturazione che mi ha accompagnato nell'attraversamento della soglia dei 50; lunghi anni, dove ho lasciato andare vecchie speranze per acquisirne delle nuove, ammorbidito forme di morbosità eccessiva, trovato la maturità dei pensieri e dei sentimenti, accresciuto la vacillante fiducia in me stesso.

Ho nitidi i ricordi che per lei sono nebbie inconsce. E' straordinario come i piani su cui si deposita il pulviscolo della memoria siano così differenti da generazione a generazione. I primi giorni dell'asilo, poi quelli delle elementari. Le prime cottarelle per i compagni di scuola, le prime delusioni d'amicizia, i distacchi, le partenze, le fatiche della scuola, le gioie delle vacanze, il cinema e il Luna Park. Per me si tratta di struggimenti del cuore per il tempo di quell'infanzia che passa rapida, come è passata rapida la mia. Per lei è stata formazione del futuro.

La mia memoria è depositaria dell'inconscio di lei che la sta modellando nel carattere e nel corpo. Dire che si tratta di tutto un mondo è dire poco. Si tratta di una cometa in viaggio per il Cosmo. Il nucleo è fatto della vivida luce di questo essere pieno di fiducia e ottimismo. La scia sono gli infiniti momenti di pensiero e azione che ci hanno accompagnato nella nostra orbita viaggiante. Si tratta dell'esperienza precisa che il viaggio della Terra intorno alla Galassia è partecipe della nostra esistenza in relazione con tutte le manifestazioni della vita e che tutto è ben presente nell'intelligenza che ha tracciato le armoniche orbitali su varie dimensioni.

Ricordo tutti i suoi sorrisi, i suoi giocattoli, le sue espressioni di gioia e di tristezza. Ricordo i colori dei suoi vestitini, i giacconi troppo grandi perché dovevano durare più di una stagione di rapida crescita. Le note della sua voce sono ancora così vive e presenti che quando capita di sentire per la strada il richiamo di una bimba verso il suo papà non posso fare a meno di girarmi aspettandomi di vederla come era allora. Come un pugile suonato quando sente il campanello della bicicletta che gli ricorda il ring e gli induce il riflesso di mettersi in guardia. Si, sono suonato d'amore per la vita che si è testimoniata in me. Talmente suonato che, dopo la sua nascita, mi sono messo a scrivere un libro di poesie dedicato a lei o, meglio, immaginando che fosse lei a scriverlo osservando se stessa. L'ho infatti intitolato Poesie in Forma di Bambino e ha persino vinto un premio importante.

Forse a questo punto vi starete chiedendo perché mai vi sto raccontando queste cose. E' presto detto. Ora lei vive lontano, con la mamma, in un altro Paese. Non ho più sotto i miei occhi la sua vita quotidiana, la sua crescita e il suo mondo di emozioni. A malapena riesco ad immaginare e visualizzare la sua casa e la strada che percorre ogni giorno per la scuola e ritorno. Quando la sento al telefono mi aggrappo alla sua voce per cavarne tutte le visioni possibili.

Ancora vi chiederete cosa possa esserci di rilevante in tali sentimenti. Il fatto è che il Paese in cui vive è ora per me ovunque riesco a catturare immagini e suoni che evochino la sua fanciullezza passata e presente. Ovunque vedo giacconi troppo grandi perché devono superare i bilanci familiari, visi spensierati e con il moccio al naso, giochi inventati purché ci sia un raggio di sole e qualche sasso. Ovunque vedo bimbi che, giocando felici, compensano con la loro gioia comunicativa le preoccupazioni dei grandi. O che fanno il cavallo a dondolo sulla giostra sempiterna del giardino pubblico, o si staccano dal naso lo zucchero filato.

Attraverso il tempo condiviso nella dimensione dei nostri diversi ricordi, ora lei abita ovunque ci sia un bimbo in grembo a una madre disperata perché non sa come salvarlo dagli stenti, entrambi lontani dai giochi di potere, vicini alla semplice evidente constatazione della sopravvivenza. Per esempio, ho visto scene di festa a Baghdad. Le giostre erano quelle di sempre, con i cavalli a dondolo, come i giacconi sopramisura dei bimbi, lo zucchero filato che si tramanda da tempi immemorabili. Nel brulichio di bambini di tutte le età che ho visto nelle strade ho percepito la media ponderata dei ricordi di mia figlia lunghi tredici anni.

Nella sua presenza in me avverto la paura che potrebbe suscitarle l'eco degli scoppi delle bombe. Non dico del pericolo diretto. Questo è cosa ovvia, triviale, afferente all'istinto universale di sopravvivenza che ci accomuna a tutti gli animali. No, dico della più sottile barbarie dell'ansia e dell'incertezza perché l'anima libera di un bimbo è come un respiro. E' facile turbarne la profondità e il ritmo. L'orbita della nostra cometa, o la traiettoria della sua scia di attimi di vita, risulta alterata dalle emozioni negative e con essa l'armonia del sistema planetario che nutre il suo equilibrio attraverso le nostre coscienze. Per me in maniera esplicita. Per lei lasciando segni in qualche ansia che affiorerà in futuro dalla massa di pessime notizie che è costretta a ingurgitare, come tutti, ogni giorno. Le conseguenze per l'umana specie cominciano da qui, prima dei morti e dei feriti, prima del cinismo delle immagini e delle cronache dei carrieristi della notizia.

Così ho capito che ora lei abita a Baghdad.

 


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