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Segnalazione/Le scarpe di Jack Kerouac



P.C.




Italo Moscati, Le scarpe di Jack Kerouac, Ediesse, euro 10, pagg. 155.

L'anno scorso, all'indomani dell'11 settembre, Italo Moscati ha firmato per Caffè Europa un resoconto del suo viaggio negli Stati Uniti, alla scoperta di un'America profondamente cambiata dalla paura del terrorismo e dal brusco risveglio dal sogno dell'invulnerabilità. Quel resoconto viene ora riproposto in Le scarpe di Jack Kerouac, 155 pagine di riflessioni che, oltre al diario di viaggio apparso sul Caffè, comprendono due prologhi che attingono a piene mani alla cultura americana - quella beat, quella pop, quella onomatopeica da cartoni animati e da sound effect del grande schermo; il dettaglio (speaker, descrizione delle immagini, e così via) di tre film-documento realizzati per la Rai da Moscati; e alcune "brevi guide nella foresta globale dei mass media", come le definisce il retrocopertina.

Quale migliore guida, attraverso le strade immense dell'America, fra i reportage dell televisioni di tutto il mondo, all'interno di una cultura sempre più globalizzata, di Italo Moscati, giornalista e scrittore, sceneggiatore e regista, autore televisivo e critico cinematografico, presidente del Centro di Arte Contemporanea Luigi Pecci di Prato e direttore artistico del Premio Libero Bizzarri (sotto la cui egida è nato questo volumetto), nonché docente di comunicazione di massa, scrittura cinematografica e semiologia del cinema?

Ci vuole un personaggio poliedrico e cosmopolita come lui per individuare il filo rosso tra le mille suggestioni offerte dagli Stati Uniti in post traumatic stress sindrome, un professionista dello squash culturale per far rimbalzare ogni nuovo impulso sulle tante pareti del nostro habitat massmediatico, fatto di schermi piccoli e grandi, di immagini e suoni che funzionano meglio in collage, come echi reciprochi, come continue rifrazioni.

Soprattutto, ci vogliono l'empatia, la curiosità, la ricchezza umana di un entusiasta che non si accontenta di osservare con distacco, ma entra dentro le cose, e se si mette in testa di attraversare un continente, non lo fa a bordo di una Cadillac, ma calzando le scarpe di Jack Kerouac.

 


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