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Lo scontro nasce agli estremi



Matteo Carbone




Tariq Ali, Lo scontro dei fondamentalismi, Rizzoli, Milano 2002 L'11 settembre 2001 ha gettato nella paura l'intero mondo occidentale. Ciò che sembrava inattaccabile, gli Stati Uniti, è stato violato. L'umanità sembra essersi spaccata in due blocchi contrapposti e inconciliabili. Molti storici e molta gente comune hanno letto i tragici eventi di New York e Washington come la fine della civiltà. Gli attentati dell'11 settembre sono invece il risultato dello scontro dei fondamentalismi che dà il titolo al libro, pubblicato in Italia da Rizzoli, di Tariq Ali, scrittore e cineasta di origini pakistane che vive a Londra

Scontro di fondamentalismi perché a fronteggiarsi non sono la civiltà dell'Islam e l'intero mondo occidentale, ma l'estremismo islamico, che sta stravolgendo il tessuto sociale e religioso delle nazioni musulmane, e l'integralismo dell'Impero americano e del modello economico che gli Stati Uniti cercano di imporre. Il fondamentalismo religioso e il fondamentalismo imperiale si servono di strumenti analoghi: disinformazione, retorica sopravalutazione delle forze nemiche, mancanza di trasparenza, ipocrisia e censura per neutralizzare qualunque voce dissonante. E' una lotta tra due entità che pensano la stessa cosa da punti di vista opposti: il bene contro il male. Il libro di Tariq Ali compie un viaggio alla ricerca delle cause della Jihad proclamata dai fondamentalisti islamici contro gli infedeli occidentali, le radici del sentimento anti-americano che attraversa sempre più il mondo musulmano.

L'obiettivo non è individuare "i buoni e i cattivi", ma dimostrare che nulla accade per caso: "Si discute delle tragedie come se si verificassero nel vuoto, ma in realtà tutte sono condizionate dall'ambiente locale o globale in cui avvengono". L'evento cruciale è rappresentato, per Tariq Ali, dalla nascita dello stato di Israele, decisa nel 1948 dalle Nazioni Unite dopo la fine del mandato britannico in Palestina: "Al di fuori della regione l'evento passò quasi inosservato […] Nel mondo arabo, tuttavia, era impossibile rimanere indifferenti. Un arabo egiziano, iracheno o saudita non era coinvolto allo stesso modo di un arabo palestinese, ma tutti provavano comunque un senso di perdita. Quella che fino ad allora era stata una cultura comune per arabi musulmani, cristiani ed ebrei, aveva ora subito una frattura seria, una lacerazione profonda che sarebbe stata conosciuta come il disastro". (p.121)

Il petrolio, secondo Ali, aveva spinto l'Occidente a creare Israele e sempre il petrolio, e l'industria bellica, avrebbero spinto gli Stati Uniti ad intervenire in continuazione nella politica del Medio Oriente, alimentando l'odio del mondo arabo: l'industria bellica statunitense "vende armi ad altri paesi, facendo così del Pentagono la più importante agenzia economica del governo americano. I prodotti del settore bellico costituiscono un quarto del prodotto interno lordo degli Stati Uniti". Così gli Stati Uniti hanno armato Saddam Hussein nella guerra contro l'Iran che invocava la distruzione del Grande Satana (gli Stati Uniti) protettore di Israele per poi attaccarlo successivamente all'invasione del Kuwait, alimentando l'odio di entrambi gli Stati. Così gli Stati Uniti hanno armato i talebani in Afghanistan per cacciare i sovietici dalla loro terra per poi bombardarli dopo l'11 settembre.

Alla base di tutto ciò è la salvaguardia della supremazia degli Stati Uniti sugli alleati: "Si tratta di un racket globale delle estorsioni. Gli Stati Uniti si fanno pagare a caro prezzo la difesa degli interessi di alcuni loro alleati". Tutto ciò ha un prezzo. L'Arabia Saudita e l'Egitto, principali alleati degli Stati Uniti in quell'area a parte Israele, ospitano la maggioranza dei nuclei d'azione di Al-Qaida, l'organizzazione responsabile degli attentati dell'11 settembre: "Bin Laden gode di un forte appoggio in Arabia Saudita. Questa è la ragione per cui il regime di quel paese, nonostante la dipendenza totale dagli Stati Uniti, sta ora gentilmente suggerendo che siano ritirate le truppe americane dal proprio territorio." Ma il libro di Tariq Ali è un atto d'accusa contro gli Stati Uniti, ma non solo: sotto accusa è anche il pensiero islamico contemporaneo, la cui povertà contrasta con la ricchezza speculativa di quello del IX e X secolo. La principale colpa dell'Islam contemporaneo è, per Tariq Ali, l'angustia di prospettiva. Quella che caratterizza il credo wahhabita che ispira Osama bin Laden e la religione di stato dell'Arabia Saudita: una versione ultravirulenta e ultrapuritana dell'Islam, una miscela di fanatismo religioso, spietatezza militare, malvagità politica e repressione delle donne.

 


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