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Il nuovo disegno di legge sulle riforme istituzionali



Andrea Borghesi




Ventisette senatori dell'Ulivo, primi firmatari Bassanini, Mancino, Amato, hanno presentato giovedì 23 gennaio un disegno di legge costituzionale sul tema delle riforme istituzionali. L'articolo della proposta che più farà discutere, data l'anomalia del caso italiano, è il numero due, nel quale è prevista la "ineleggibilità a uffici pubblici e cariche elettive per coloro che sono proprietari o controllano, anche indirettamente, mezzi di comunicazione di massa". Il Senatore Franco Bassanini (DS) ha osservato come "sul tavolo delle riforme ci sono anche questi problemi, non solo i poteri del Presidente".

L'articolato, infatti, prevede il rafforzamento dell'esecutivo Tra i nuovi poteri assegnati al premier, vi sono la nomina e la revoca di ministri e sottosegretari, la proposta al capo dello Stato di scioglimento delle Camere, la possibilità di sottoporre al Consiglio dei Ministri atti di competenza di singoli dicasteri e di revocarne le decisioni.

I contrappesi previsti ribadiscono la natura parlamentare del sistema: la fiducia all'esecutivo, infatti, rimarrà prerogativa delle Camere in seduta comune. Viene sottratta alla maggioranza la facoltà di eleggere da sola le figure di garanzia, onde evitare il rischio di abuso del potere legislativo, attraverso l'introduzione del cosiddetto "statuto delle opposizioni". Nello specifico, è previsto il raggiungimento di una maggioranza qualificata dei due terzi dei votanti per l'elezione dei Presidenti delle Camere e per la seconda lettura delle leggi di revisione costituzionale, la limitazione all'utilizzo dei decreti delegati da parte del governo e altre misure che dovranno trovare spazio nei regolamenti parlamentari.

Introdotto, inoltre, il pronunciamento della Corte Costituzionale in merito alle controversie sull'elezione di membri del parlamento e sulle cause di ineleggibilità e incompatibilità dei componenti il governo. A questo proposito, l'ex Presidente del Senato, Nicola Mancino, ha ricordato come "talvolta il parlamento non sia nella condizione ottimale" per giudicare su casi controversi relativi a propri membri o ad appartenenti al Governo e come quindi, sia opportuno che questo compito venga attribuito ad un'autorità terza, la Corte Costituzionale appunto.

Inseriti, inoltre, due nuovi istituti collegati l'uno all'altro, la sfiducia costruttiva e la cosiddetta norma antiribaltone. La sfiducia costruttiva, tesa a salvaguardare la stabilità dei governi e a scoraggiare il ricorso troppo frequente alla urne, prevede l'impossibilità di bocciare il primoministro senza che nella stessa mozione ne sia indicato un altro; la norma antiribaltone conferisce al presidente della Repubblica la facoltà di valutare se la formazione del nuovo governo contrasti o meno con gli orientamenti politici scaturiti dalle elezioni. In altre parole, non sarà possibile costituire, durante la stessa legislatura, maggioranze variabili pena lo scioglimento delle Camere. Potere quest'ultimo che rimarrà nelle mani del Capo dello Stato.

Nelle intenzioni dei presentatori quella italiana dovrà rimanere, in linea con quanto avviene in tutti i grandi paesi europei, ad eccezione della Francia, una democrazia parlamentare depurata delle trappole dell'assemblearismo, distorsione tipica del sistema nostrano.

I firmatari hanno ricordato che la proposta è nel solco dei due documenti sulle riforme istituzionali stilati rispettivamente dai segretari dei partiti dell'Ulivo e dai capigruppo della coalizione e che essa vuole essere un contributo alla discussione già iniziata nella Commissione Affari Costituzionali.

 


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