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Tempi supplementari



Pietro Farro




Darwin Pastorin, Tempi supplementari, Feltrinelli, pp. 142, Euro 6,50.

C'era una volta il gioco del calcio. Quello vero, intendo. Quando il campionato iniziava alla data stabilita, le partite si giocavano tutte la domenica pomeriggio, le maglie erano numerate dall'uno all'undici, il calciomercato era aperto solo d'estate, un rigore sbagliato non aveva ripercussioni in borsa e il talento contava più degli schemi.

Un mondo che Darwin Pastorin - giornalista sportivo tra i migliori in circolazione - da alcuni anni è impegnato a raccontare nei suoi libri: Ti ricordi, Baggio, quel rigore?, Ode per Mané, Le partite non finiscono mai. Ora è in libreria il suo ultimo volume, Tempi supplementari (Feltrinelli).

Un libro di ricordi, aneddoti, emozioni e pensieri che hanno come filo conduttore il gioco del pallone e i suoi protagonisti. Troviamo l'immenso Maradona che parla dei suoi errori ("se ho fatto del male, l'ho fatto a me stesso"); Claudio Gentile, roccioso difensore con la fama di cattivo, che resta sconvolto dalla lettura di Niente di nuovo sul fronte occidentale; Roberto Baggio, una delle poche occasioni di poesia del calcio moderno, pronto a rinascere dalle proprie ceneri ogni volta che viene dato per finito.

Scopriamo la storia bella del brasiliano Eduardo Esidio, diventato una stella del campionato peruviano dopo aver saputo di essere sieropositivo. Ritroviamo i portieri di riserva - quelli che "avevano la maglia numero 12 e non giocavano mai" - come il barbuto e corpulento Massimo Piloni, che ebbe la ventura di trovarsi davanti un certo Dino Zoff e divenne "il panchinaro per eccellenza".

Apprendiamo, grazie a Valdano, che esistono il calcio di sinistra e quello di destra: "Il calcio creativo è di sinistra e il calcio fatto soltanto di forza, di gioco sporco è di destra". Scopriamo che Chilavert, portiere del Paraguay, non solo tira i rigori, ma legge i libri di Eco e aspira a diventare presidente della Repubblica.

Il tutto è narrato con una scrittura che circonda uomini e cose d'una atmosfera incantata, quasi a volerle collocare fuori del tempo. Inoltre Pastorin, che ama la letteratura quasi quanto il pallone, non lesina le citazioni di autori che abbiano cantato la poesia del rettangolo verde: Soriano, Arpino, Galeano, Amado, Soldati, Brera per limitarci ai nomi che ricorrono più spesso.

Raccontato così il calcio torna ad essere il gioco bellissimo, romantico e leggendario, che tutti abbiamo amato una volta.

 


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