L'imperfezione etnica: un dilemma del
futuro
Ivano Malcotti
Ridurre la realtà umana allo schema manipolato del pregiudizio
ideologico è lo squallido gioco di prestigio del sistema dominante
per eludere gli interrogativi, le contraddizioni laceranti che si
pongono nella ricerca di una dimensione di pace, fratellanza e
sorellanza per l'insieme dell'umanità. La coscienza della
solidarietà, il rispetto e la conoscenza reciproca, la libertà di
vivere, affermare, scambiare la propria cultura o identità etnica,
ma anche e sopratutto, analizzare, criticare, curare gli aspetti
oppressivi e di esclusione sono condizioni necessarie,ancorchè
insufficienti, perchè nelle società civilicresca un'alternativa al
sistema dominante.
Etnico, etnicità, identità etnica, differenze etnico-culturali
fanno parte della terminologia diffusa, specialmente dai media, per
rispondere a un bisogno di classificare, riconoscere, collocare la
realtà nella comprensione e interpretazione stabilita dal potere,
da fruire nella spicciola prassi sociale. Sono parole che contengono
un'idea di profilo ancestrale, di identità mitica e differanza
originarie, viscerali. Sono concetti talvolta oscuri, insondabili,
in ogni caso inadatti a parlare di noi, del nostro ambito sociale ed
umano.

L'etnicità proclamata, ci restituisce un modo di
pensare la dimensione individuale e l'aggregato umano come una
ghettizzazione identitaria, dove gli uomini e le donne si
identificano in un "noi" e si separano da un
"loro", un definirsi in relazione ad un insieme del quale
si fa parte, al quale si appartiene e ad altri rispetto ai quali si
è diversi, invece di ripensare una nuova logica di comunanza
universale basata sulla soggettività della specie umana e sulle
relazioni interne ad essa. Un riconoscersi che non significa
omogeneità assoluta ma affermazione e scambio di ricchezze
culturali, religiose ed esistenziali.
La barbarie della pulizia etnica, degli stupri etnici, della guerra
diffusa ai quattro angoli del pianeta, ha diffuso subdolamente il
concetto di universale conflitto con connotato etnico e in questo il
regime mediatico completamente asservito al sistema dominante ha
cercato in tutte le maniere di porre un sigillo di credibilità, una
miriade di articoli e saggi dei più diversi orientamenti hanno poi
indicato quali erano e sono gli interessi economici e politici, di
potere soggiacenti, hanno potuto eliminare il fatto inoppugnabile di
milioni di persone vittime di questi eventi "etnicamente
orientati".
Nella realtà planetaria contemporanea gli Stati si sgretolano e
rivelano la loro totale artificialità, la loro inconsistenza
storica rispetto alle realtà popoli a cui sono stati imposti oppure
alimentano la barbarie nazionalistica ed etnica per soggiogare la
società o una parte della stessa non assimilabile, cercando un
rapporto preferenziale e di complicità assassina con il resto
"etnicamente dominante". Il principio fondamentale del
dominio è l'impedimento forzato ai popoli di essere protagonisti
nella lotta di liberazione.
Quale alternativa allora? Dando uno sguardo a sinistra, notiamo
grande confusione che rivela in modo drammatico la crisi complessiva
di elaborazione, coscienziale e teorica. Si oscilla tra un
universalismo astratto, relativo alla libertà, la democrazia, i
diritti umani, la giustizia sociale e un'altrettanto astratta difesa
delle differenze etniche, spesso contigua all'esotismo. I
raggruppamenti anti-globalizzazione, o almeno la maggioranza di
loro, ritiene l'etnicità un aspetto transeunte rispetto alla
struttura socioeconomica.
Un discorso speciale va fatto per il marxismo rivoluzionario e il
suo cercare di comprendere i processi reali e investigarne il
maturare storico nella ricerca della trasformazione positiva e
cosciente dell'esistente umana; da un'idea di interetnicità come
cammino possibile di soluzione per l'unità della specie umana. Un'
idea della specie e per la specie, perchè cerca di scoprire i
possibili percorsi di autoemancipazione e la ricerca
dell'affermazione delle facoltà e potenzialità umane più
profonde.

Fondamentale è ribadire che le etnie, l'etnicità,
le identità etniche si presentano innanzitutto come grandi processi
sociali che coinvolgono milioni di persone. Esempio emblematico gli
Stati d'America con il melting pot . Le classi dominanti
statunitensi sono state capaci di gestire una realtà miltietnica
come poche altre, di coesionarla sotto il proprio dominio,
utilizzando la particolarità e le differenze come fattore di
divisione interna alla società e in primo luogo alle classi
subalterne ma anche come canale di espressione controllata delle
varie comunità.
Anche guardando all'Est dove sorgevano gli Stati burocratici, su
può cogliere il legame tra nuova epoca e le questioni etniche. Dal
Caucaso ai Balcani dal Baltico alla Romania. La crisi di dominio e
la fine della tragica oppressione del "socialismo reale"
alimentano il ricorso alla guerra, alla manipolazione forzata dei
sentimenti etnici con il dispiegarsi di tendenze genocide come in
Bosnia, in Kosovo e tuttora in Cecenia.
Per concludere possiamo affermare che la tassonomia razzista è
espressione deformata e al tempo stesso uno strumento regolatore del
diffondersi a livello mondiale del potere del capitalismo, delle sue
classi dominanti e dei suoi Stati. L'assoluta falsità da un punto
di vista scientifico della nozione di razza per quanto riguarda
l'umanità, inesistenza delle razze come realtà biologico-culturale
non significa che in qualche modo le razze non siano
"esistite" da un punto di vista sociale come elemento di
strutturazione materiale e mentale, relativo alle grandi divisioni
sociali, ma anche alla condotta quotidiana, alla costituzione delle
famiglie, ai rapporti sessuali, ai rapporti con le autorità.
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