Les Huguenots di Giacomo
Meyerbeer al Festival della Valle D’Itria
Annarita Caroli
Appena risolto il caso del Mastino dei Baskervilles Sherlock
Holmes invito’ il fidato dottor Watson al Covent Garden. Aveva un
palco per una recita de Les Huguenots, e‘ quale era
il miglior modo di distrarsi dopo settimane di duro lavoro per sbrogliare
l’intricata vicenda se non ascoltare i fratelli De Reszke’ - Jean
e Edouard, tenore e basso - nel grand-opera di Meyerbeer che
a Londra dal 1842 era in cartellone tutti gli anni, e che veniva rappresentata
ogni volta nelle varie versioni in tedesco, francese, italiano e persino
inglese. Dopo la chiusura del teatro, Les Huguenots fu scelta
ad inaugurare la rinnovata Royal Opera House nel 1858.
La povera Mommina La Croce, in una novella di Pirandello, per
dimenticare la furiosa gelosia di suo marito e rivivere la serate
trascorse con le sorelle e i genitori a cantare i melodrammi con
accompagnamento di pianoforte, metteva a letto le sue figliolette
raccontando loro le opere che conosceva a memoria e interpretandone
tutti i personaggi, ma proprio tutti, e la piu’ bella per lei era Gli
Ugonotti.

L’opera aveva debuttato a Parigi, all’Opera,
il ventinove febbraio del 1836 con una compagnia di canto
eccezionale, basta ricordare il tenore Alphonse Nourrit e il soprano
Marie Falcon. Il successo fu travolgente e la fama di Meyerbeer
varco’ i confini della Francia, ma solo a Parigi fino allo scoppio
della Prima guerra mondiale fu riproposta 1080 volte. A New Orleans
fu rappresentata in francese tre anni dopo la prima, a Firenze in
italiano con un titolo diverso, Gli Anglicani, nel
1841, in inglese al Teatro Metropolitan di New York sin dalla prima
stagione nel ’45 e sempre con cantanti eccellenti, cosi’ da
essere soprannominata La Notte delle sette stelle, tanti sono
i ruoli principali dell’opera. A Milano inauguro’ il Teatro Dal
Verme (1872), a Bari il Petruzzelli (1903).
Opera amatissima da George Sand, che esprimeva per lettera a
Meyerbeer tutta la sua ammirazione, e da Giuseppe Mazzini che in uno
scritto giovanile, La filosofia della musica, parlava di “Musica
del futuro, fusione di due elementi la melodia italiana e l’armonia
tedesca" e definiva Meyerbeer "profeta della
musica come missione, che sta immediatamente dopo la
Religione". Questa passione che, fino agli ultimi anni
della sua vita porto’ Mazzini a cercare di acquistare autografi
del musicista.
Il libretto, di Eugene Scribe e Emile Deschamps, e’ ispirato alla
strage di San Bartolomeo: Caterina dei Medici, nella notte tra il 23
e il 24 agosto del 1572, persuase suo figlio il debole re Carlo IX a
ordinare il massacro degli Ugonotti giunti in migliaia a Parigi per
le nozze di sua figlia, la cattolica Margherita di Valois (la regina
Margot) che andava sposa a Enrico di Navarra, protestante ugonotto.
Nel Ventesimo secolo la fortuna de Les Huguenots inizio’ a
declinare; forse la difficolta’ di mettere insieme una compagnia
di canto all’altezza della scrittura musicale e la complessita’
della messa in scena scoraggiavano i direttori dei teatri. La RAI ne
trasmise un’esecuzione non integrale, in italiano e in forma di
concerto, dagli studi di Torino con la bacchetta di Tullio Serafin e
Giacomo Lauri-Volpi e Giuseppe Taddei: era il 1955.

Gianandrea Gavazzeni riusci’ nell’impresa di
metterla in scena alla Scala di Milano, sette anni dopo, nel ’62,
con uno splendido Franco Corelli, una Giulietta Simionato al culmine
della sua carriera e gli ancora giovani Joan Sutherland e Nicolai
Ghiaurov. Il successo fu straordinario ed e’ rimasto nella memoria
di chi ne fu spettatore come un evento mitico. Anche questa volta l’edizione
era in italiano e con molti tagli: si temeva forse la eccessiva
lunghezza di un’opera in cinque atti.
Fra poco ci sara’ l’occasione di poter assistere a un’edizione
integrale in francese di quest’opera quasi dimenticata negli
ultimi decenni. Sara’ l’ennesima sfida che gli organizzatori del
raffinato Festival della Valle d’Itria a Martina Franca lanceranno
al mondo del teatro lirico. Con un budget davvero limitato Sergio
Segalini, direttore artistico, e Franco Punzi, presidente del
festival, produrranno uno spettacolo con sette cantanti protagonisti
e molti comprimari, coro e corpo di ballo. Les Huguenots
andra’ in scena il 4 e il 6 agosto nel cortile del Palazzo Ducale
che e’ il palcoscenico ideale di questo festival giunto alla
ventottesima edizione. Chi non potra’ essere presente a Martina
Franca potra’ ascoltare la trasmissione diretta della serata su
Radiotre
Gia’ due anni fa a Martina Franca era stato proposto con successo
un titolo meyerberiano, ancora piu’ desueto, il Robert le
diable, di cui esiste l’edizione discografica ripresa
dal vivo, con la direzione di Renato Palumbo, che anche quest’anno
affrontera’ la lunga fatica di guidare l’orchestra, i cantanti e
il coro alla riscoperta dell’opera.
Il Festival della Valle d’Itria inizia il 18 luglio con due
commedie in musica di Giovanni Paisiello, musicista tarantino che
come tutti i pugliesi studio’ al Conservatorio di Napoli. Il 21 e
23 luglio ci sara’ la prima rappresentazione assoluta in tempi
moderni del Robert Bruc,e un pastiche su
musiche di Gioachino Rossini ideato con la supervisione dell’autore,
ancora Paisiello con la cantata biblica Mose’ in Egitto o La
Manna del deserto. Con due concerti vocali da camera si rendera’
omaggio al bicentenario della nascita di Victor Hugo dai cui drammi
sono tratti molti libretti dei piu’ famosi melodrammi dell’Ottocento,
fra i quali l’Ernani e il Rigoletto di Verdi da Le
roi s’amuse e Lucrezia Borgia di Donizetti.
Anche quest’anno - per citare Cesare Brandi - Mozart e Paisiello,
Cimarosa e Pergolesi a Martina Franca prenderanno il sole in piazza,
gustando un sorbetto.
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