Marziani a Roma
Stefano Arras
Gli insegnanti fanno il pacco, che non e’ proprio sinonimo di fare
il cappotto a qualcuno. Il pacco sono le carte, i compiti, i
verbali, le penne, lo scotch, la corda, la ceralacca e tutto cio’
che fa scuola nei giorni caldi dell’esame di stato. Gli insegnanti
questo fanno, per chiudere l’anno.
E’ trascorso un anno bifronte: riforma mancata e riforma
annunciata. I Prof pero sono distratti. Un esame tutto di interni?
Gli insegnanti di educazione fisica non ci stanno ad essere bloccati
come commissari. I piu’ snob se ne vanno al mare con un
certificato medico. I dubbiosi: come scappar via senza pestare i
piedi ai colleghi? I piu’ sofisticati o sfigati: quanto ci pagano?
Ma ci pagano? Quest’anno la paga e’ ridotta, ma nessuno si
aspetta che accada qualcosa. Tranne, appunto, che si faccia il
pacco.
La situazione dell’insegnante e’ uscita dalle statistiche e
dalle discussioni. I Prof son ‘’gnari’’, come sembra si dica
a Brescia. Si narra di Collegi di docenti attempati impegnati in
vivaci discussioni sui vantaggi e di difetti del trimestre, sull’esigenza
di fare commissioni per distribuire gli alunni nelle classi dopo che
sono gia’ stati assegnati alle stesse classi, perche’ … non si
sa mai. Si discute di settimane corte, lunghe, lunghissime col
pensiero alla lista della spesa, ai bambini da prendere o portare
all’asilo, a scuola, alla piscina.

Altro che soviet comunisti, altro che scuola di
regime, non di rado le riunioni collegiali sono circoli di mamme
ex-combattenti e reduci di patria riproduzione. La legge delega del
ministro Moratti sara’ approvata al Senato entro luglio, quindi
sara’ varato un decreto legge per anticipare di qualche mese l’inserimento
nella prima elementare dei nostri figlioli. Forse a cinque anni e
dieci mesi?, azzarda un professore di liceo senza figli. Ma lui non
conta nulla. Come faranno le famiglie a cogliere l’attimo fuggente
nel mese di agosto?
Ma prima del pacco c’e’ l’esame di stato. Tutti si annoiano. I
ragazzi che non capiscono perche’ la scuola continui dopo essere
finita. I Prof convocati o precettati che si sforzano di sembrare
inflessibili esaminatori. I nostri Mangiafuoco affiggono l’ukase
che minaccia i possessori di cellulare dì espulsione da tutte le
scuole del Regno. Ma dura poco. Fioriscono leggende metropolitane
sull’ultima lezione d’italiano. Il mammismo prevale un po’
alla spicciolata o come si dice oggi con creativita’.
Presto la terza prova, il famigerato quiz diventera’ ministeriale
(forse per stilare una classifica delle scuole migliori o peggiori,
come si fa in Portogallo). Che ne pensano i Prof? Boh! Si fa presto
a dire ‘"concorsaccio’" e "la scuola non e’ un
quiz’". Nessun Prof nega il suo contributo. Chi volesse
contare i casi di obiezione di coscienza ai quiz, rimarrebbe col
pugno chiuso. Non fare ad altri cio’ che non vorresti fosse fatto
a te: non e’ una massima poplare. Un Prof a cinquant’anni ha
forse poche idee, ma una e’ chiara: perche’ studiare? per
guadagnare sei milioni in piu’ all’anno? Ma va! Il gran rifiuto
pero’ non vale per gli studenti.
Gli esami orali hanno perso l’aura dell’incontro all’ Ok
Corral, nel bene e nel meno bene. Se negli anni passati era per
certi versi piacevole raccogliere testimonianze dei bestiari d’esame,
quest’anno e’ piu’ difficile. Certo capita ancora di
ascoltarne di grosse: ad esempio, secondo i maturandi di quest'anno,
la prima guerra mondiale finiva nel 1945, Stalingrado si trovava a
nord di Mosca, Pirandello era un grande poeta ermetico, e un’equazione
era "una formula per dividere a meta’".
Ma e’ il rumore di fondo la cifra distintiva del pacco finale di
quest’anno. Le tesine ormai passano di mano in mano e si racconta
che al momento dell’esame i ragazzi conoscano meglio le voci dell’enciclopedia
che hanno consultato (via Internet) che non il libro di testo sul
quale avrebbero dovuto studiare. Speriamo siano esagerazioni.
I Prof sono stanchi e stufi, stanchi e stufi sono gli studenti che
mentre parlano pensano alla compagnia che li aspetta al mare e
pensano … quando finira’. Quando finira’, appunto? L’impressione
che si ha dall’esterno e’ che sia gia’ finita. Un po’ come i
Terrestri in una cronaca marziana di Bradbury. Arrivati su Marte
cercano di attirare l’attenzione dei marziani locali, indifferenti
e distratti: ‘’siamo terrestri!’’, ‘’e’ un incontro
storico!’’, ‘’dov’e’ il comitato di accoglienza?’’.
Palleggiati da questo a quello finalmente arrivano in una stanza.
‘’Ciao Terrestre’’ gli dice un Marziano, ‘’anche io sono
Terrestre’’.
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