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Lettera aperta a "Il
Foglio"
Questa lettera è apparsa su "L'Unità" dopo che, dice
l'autore, "Il Foglio" si è rifiutato di pubblicarla. La
sottoponiamo alla vostra attenzione, chiedendovi di dire la vostra
all'indirizzo e-mail di Caffè
Europa .
Roma 19 giugno 2002
Caro direttore,
ti supplico, leggi gli articoli prima di pubblicarli. Sul Foglio di
oggi hai stampato un intero “lenzuolo” in cui alcuni autorevoli
colleghi discettano sulla storia in Italia delle pagine letterarie.
E paradossalmente riescono a fornire al lettore la vera causa della
crisi di questo settore. Non la citano espressamente, ma la
dimostrano: è l’ignoranza crassa di alcuni giornalisti culturali.
Così la Soffici (Giornale) afferma che l’elzeviro è nato negli
anni del fascismo (mostrando di non avere letto neppure il libro di
cui sta parlando).
Cotroneo (Espresso) dà il meglio di sé: prima, sostiene che il
Corriere non parlava di Eco (infatti ci scriveva), poi cita l’esempio
luminoso di Chiaromonte che “parlava di letteratura” sul Mondo
(peccato che lì Chiaromonte scrisse all’inizio di politica e poi
per sei anni recensì esclusivamente spettacoli teatrali). Poi,
ancora, cita “Il ratto del Longobardo” di Benedetti, che
probabilmente è “Il passo dei longobardi”, dà per morta “La
rivista dei libri” e cancella Guglielmi dalla schiera dei critici
militanti solo perché è stato sostituito nell’Espresso (perché
Cotroneo, oltre al suo giornale, non dà un’occhiata all’Unità?).
Alla fine supera se stesso ponendo tra i critici di peso (“nessuno
li discute”) il povero Gianfranco Contini che non può scrivere
ormai da svariato tempo e Federico Orlando, che è tanto bravo ma
non è filologo e nemmeno lontano parente d’un certo
autorevolissimo Francesco Orlando.
Lasciamo perdere poi i giudizi. Si va dalla stroncatura in tre righe
di Marai al revisionismo all’amatriciana di Battista (“Le oasi
di libertà durante il fascismo sono troppe per essere oasi”).
Oppure all’esemplificazione della libertà culturale nel Ventennio
con la guida del Touring dell’Africa orientale italiana “con le
sue 670 pagine perfette sul piano dell’informazione geografica e
culturale”. Finito di ridere di questi professionisti allo
sbaraglio, passiamo alle cose serie: come non si può scrivere della
storia del ‘900 senza citare né la prima né la seconda guerra
mondiale, così non si può dimenticare, o ignorare, la rivoluzione
della Terza pagina del Corriere di Emanuelli, dove furono messe a
confronto e a scontro l’antica e la nuova critica.
Ugualmente non si può posticipare di ben venti anni la felice
commistione tra cultura e politica che fu introdotta da Ottone e da
Barbiellini Amidei facendo dilagare la Terza anche sulla Prima
pagina del Corriere (ricordate Pasolini e Sciascia?). Ma sarebbero
discorsi lunghi. Del Forum l’unica parte che mi è davvero
piaciuta è là dove si esalta il giornalismo anglosassone che “si
astiene dal recensire gli amici” o dove si ricorda che “alla New
York Review of Books se vai a cena con un autore non puoi recensirlo”.
Peccato che l’intero Forum si chiude con un’apoteosi: uno
smodato “soffietto” a favore dello stesso Foglio a cura di
Battista che del medesimo è affezionato collaboratore (con firma e
senza firma). Un’ultima curiosità anglosassone. Ma il libro cui
il Foglio dedica un Forum di un’intera pagina non è stato scritto
da Beppe Benvenuto? Ma Beppe Benvenuto non è il capo della “cultura”
del Foglio? Riesce ad andare a cena con se stesso?
Cordiali saluti
Enzo Marzo
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