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Un trombettiere da trombare
Horatio Flaccus
Scrive Snobbone in trasferta (Panorama): “La sinistra sceglie per
i manifesti la strategia delle tiritere giocose. Ma siamo sicuri che
sia la via giusta per contrastare il premier e la sua tattica
quotidiana del riso e del sorriso?”
No. Certo che non siamo sicuri.
Però facciamo anche la seguente, rispettosa, domanda: ma siamo
sicuri che questi siano cazzi suoi?
Si tratta, naturalmente, di una domanda retorica, perché si sa
benissimo che chi porta la feluca, anche se di sghimbescio, è
sempre talmente impegnato a tenere lezioni e a farsi i cazzi degli
altri che non gli resta neppure un momentino per farsi quelli suoi.
Questi ultimi li delega ai graduati di truppa.
Allora succede che in uno dei resoconti mattutini approntati dalla
fureria sbuchi fuori quest’incisione immortale: “…la Morte è
la perfetta aderenza alle cose, è la bella conclusione dell’esserci,
è l’ingresso nell’Inizio ”.
La mattina sei lì, giornale sul tavolino, la brioscina fresca
fresca, indeciso tra una granitella di caffè con panna e il solito
cappuccino, quand’ecco che il destino bussa alla porta. Chi è?
Morte e Inizio sull’attenti, in maiuscolone, nella tenuta delle
grandi occasioni: favorisca in questura. Io, veramente, concilierei…no,
no lei favorisce e ci segue. Tu li segui e ti ritrovi in una bella
“stanza del benessere”, profumata come un cesso di caserma, dove
un questurino ti spiega la pedagogia montessoriana ruotando il
manganello e continuando la tiritera in questo modo: “Se un
bambino assiste a una copula ne ricava un trauma, se contempla la
Morte invece, ne ricava una tappa esistenziale, matura, si
fortifica.”
Che fai? Firmi tutto quello che c’è da firmare. Confessi stragi,
stupro di minori, pedofilia nazionale ed estera, favoreggiamento e
sfruttamento della prostituzione, spaccio di droga e adunata
sediziosa, ti metti da solo le manette e ti offri in pasto alle
telecamere.
Perché, se l’azione combinata del “pedagogicus” perbenista e
del “filosoficus” filisteo è di per sé devastante, figuriamoci
che effetti può produrre questo pastone da licealuzzo figlio di
papà che, dopo aver fatto i compiti per prepararsi al mestiere, si
stende sul letto e ruminando minchiate s’immagina di meditare
sulla vita, sulla morte e sull’educazione del fanciullo.
E per esprimerle tira pure fuori il latinorum delle magistrali: “non
c’è escatologicamente niente…Eros e Thanatos…”.
Ma vogliamo essere proprio filologici? Lo saremo.
In quell’editoriale in fez, orbace e pantaloncino al ginocchio, lo
snobbone non ci ha messo mano. E’ un altro quello che ha fatto il
salto nel cerchio di fuoco.
L’odore di brillantina e dopobarba è inequivocabile, il riflesso
barbino dello stivaletto in pelle lucida lo denuncia senza
possibilità di dubbio. Questo memorandum sui consumi della truppa e
sullo stato della polveriera non può che appartenere a lui, al
trombettiere sopravvissuto a Little Big Horn per riapparire poi tra
i calzoni in piega di Starace e infine emergere, in una strabiliante
confusione di vocali, da quelli, meno signorili, di Storace. Alalà.
Ora, non è per farmi i cazzi suoi (però, lo ammetta, ha cominciato
lei…) ma, signor snobbone, questo trombettiere, non si farebbe
meglio a trombarlo una volta per tutte?
Siamo sicuri che per “una destra modernizzatrice” quella di
sparare cazzate al piattello dal balconcino di Palazzo Venezia sia
la tattica giusta?
O magari, faccia così, se lo tenga in serbo per suonare il silenzio
ai funerali di Stato.
I dispacci da fureria invece, se proprio non se ne può occupare, li
affidi al figlio del cocchiere che se eccede le tre righe s’impappina
e perciò, forse, trombeggia con più discrezione.
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