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Effetto sorpresa, gatta ci cova



Giancarlo Bosetti




Al primo turno di queste amministrative gli elettori avevano gia’ dato un segnale che si poteva riassumere cosi’: il centrodestra guidato da Berlusconi non e’ una squadra invincibile, nonostante le sue notevoli risorse (sia quelle appropriate, puramente politiche e indiscutibili, che quelle inappropriate di carattere extrapolitico e molto discusse, come si sa). Il secondo turno dice di piu’ e il segnale si puo’ riassumere cosi’: c’e’ uno spostamento di voti a favore del centrosinistra, anche se non si sa ancora bene chi lo guidera’ e fin dove potra’ arrivare. Piccolo quanto si vuole, ma sensibile, lo spostamento c’e’.

Lo dice il calcolo complessivo dei voti: comuni 15 a 13 per l’Ulivo contro il dato di partenza di 17 a 11 per la Casa delle liberta’ (province da 5 a 5 a 6 a 4 a vantaggio della destra - e’ quella di Reggio Calabria che ha cambiato casacca). Ma lo dicono altri dati di quell’area sensibilissima che e’ la provincia di Milano, che non figura in questi conteggi calcistici ma che pesa assai. A Sesto San Giovanni, capitale “post-operaia”, avevamo capito al primo turno con il 62% di Giorgio Oldrini (ds) che aria tirava, ma il piu’ sottile 53% dell’architetto Michele Faglia, new entry della politica lombarda, dice persino molte cose di piu’, per tante ragioni: perche’ Monza (che fa 125.000 abitanti, piu’ di molti capoluoghi di provincia finiti sulle prime pagine) e’ una citta’ moderata (che voleva dire dc, prima che berlusconiana), perche’ in questo nord Milano la Lega ha celebrato fino a ieri i suoi trionfi, e poi anche perche’ il centrosinistra non aveva il vantaggio di essere unito di fronte ad avversari scompaginati come e’ accaduto a Verona.

A Monza era vero il contrario: una candidatura di estrema sinistra faceva addirittura presagire una disfatta senza appello al primo turno. E quanto alle persone in gara, quella del Polo l’aveva personalmente scelta e messa in lizza il primo ministro, che vive da queste parti: era il suo ex ministro dei Lavori pubblici Roberto Radice. Naturalmente ha contato molto, moltissimo la qualita’ della candidatura dell’Ulivo, Michele Faglia, vicepresidente dell’ordine degli architetti di Milano, di cui colpisce la scarsa inclinazione alla propaganda e la vocazione a ragionare anche con i propri avversari.

Ma io vi parlo di Monza, che conosco meglio di altre citta’ dove si e’ votato, perche’ vi ho scovato un indizio che serpeggia dietro qualche altro risultato ma che qui e’ molto piu’ forte: la squadra che ha vinto non se lo aspettava. Non se lo aspettava neanche il vincitore. Lo hanno confessato ieri ai giornali gli stessi consulenti della campagna elettorale del neosindaco. C’e’ stata sorpresa anche a Verona, Piacenza e altrove. Ma a Monza questa sorpresa e’ davvero clamorosa. E volete sapere perche’ questo effetto sorpresa e’ importante? Perche’ contiene la molla di un meccanismo sorprendente che talvolta si innesca e produce cambiamenti stupefacenti. Era accaduto agli inizi degli anni Novanta con l’esplosione delle Leghe, puo’ ripetersi oggi in diverse circostanze con il riaggregarsi dell’Ulivo.

Questo meccanismo si chiama “spirale del silenzio”. Il termine e’ stato coniato da una sociologa tedesca che si chiama Elisabeth Noelle-Neumann e indica un processo in base al quale le opinioni favorevoli alla maggioranza sono sovrarappresentate nelle aspettative generali, mentre quelle contrarie vengono piu’ facilmente sottostimate, e taciute dagli individui. Il fenomeno e’ insieme correlato ed opposto a quello in base al quale la gente tende a salire sul carro del vincitore. I mezzi di comunicazione di massa moltiplicano l’effetto della spirale del silenzio, specie se la loro gestione e’ tendenzialmente (e tendenziosamente) favorevole alla maggioranza.

Coloro che hanno opinioni negative e critiche verso la maggioranza tendono, sulla grande scala di massa, a ovattarle, a tacerle, sentendosi in minoranza, perche’ c’e’ una tendenza generale degli individui a collocarsi “in fase” con quella che ritengono la maggioranza (Pochi nascono con l’istinto dell’anticonformista). Pero’ la assoluta liberta’ e segretezza del voto consente loro di sottrarsi a questa pressione psicologica. Cosi’ emersero gli elettori leghisti, dieci anni fa, che improvvisamente scoprirono addirittura di essere la maggioranza in qualche citta’ lombarda, anche se in televisione non li aveva visti ancora nessuno.

La “spirale del silenzio” mette la museruola a una tendenza politica per qualche tempo, ma poi la fa esplodere piu’ forte di quanto i suoi singoli rappresentanti ritengano possibile. Quando vince qualcuno che non ti aspetti, quando non se l’aspettano nemmeno gli specialisti dei sondaggi, quando non se l’aspettano neanche i vincitori, vuol dire che la talpa della “spirale del silenzio” sta lavorando la’ sotto. E prepara nuovi piatti nella cucina della politica del nostro futuro.

 


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