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Diario dei mondiali (italiani) 13
di Andrea Salerno
Allora, calma, ragioniamo. L'Italia è uscita dal mondiale. In quattro
partite quattro ha confezionato una vittoria (Ecuador), un pareggio
(Messico), due sconfitte (Croazia e Korea). Raccontata così l'eliminazione
è giusta e sacrosanta. Ed è anche un racconto giusto, inconfutabile.
Altro è discutere sui motivi che hanno portato a questi risultati.
In questo caso è lecito menzionare i troppi errori arbitrali subiti,
le scelte di Trapattoni, il rendimento dei giocatori, la forza politica
della nostra federazione, la sfiga. Ognuno può dire la sua (tranne
che per i gol annullati dai mediocri fischietti del torneo), ognuno
la può sparare più grossa, senza però nascondere la verità del complesso
dei risultati. Risultati mediocri come quelli ottenuti da Francia
e Argentina che ci hanno preceduto nel rientro a casa. Basta un arbitro
cattivo, qualche errore, a livellare i blasonati Totti & Co. con gli
sconosciuti calciatori che abbiamo affrontato: messicani, ecuadoriani,
coreani panchinari di squadre di mezza classifica? Ci dev'essere dell'altro.
Nota: La Korea ricordava il Pescara di Galeone. Imbattibile?
Unica avvertenza
Attenti alla tesi del complotto arbitrale, si sposa (si sposerà) alla
perfezione con il teorema berlusconiano sulla faziosità politica della
magistratura. L'arbitro, il giudice, potrà anche sbagliare, ma è la
nostra condotta che fa sempre la differenza. In fondo se Vieri avesse
calciato in porta da un metro, invece che sparare alle stelle, staremmo
qui a festeggiare lo squadrone che tremare il mondo fa.
Continuo a puntare sul Brasile per la vittoria finale.
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