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Sinistra sii più dura
ma urla di meno
L'opinione di un lettore
Da: "Michele Rosco" <m.rosco@flashnet.it>
Data: Sat, 11 May 2002 13:16:20 +0200
A: <caffeeuropa@caffeeuropa.it>
Oggetto: crisi isterica
Caro direttore,
sono sempre più stanco di questa crisi isterica che ha preso tutta
l'opposizione. Sono stanco anche di Berlusconi e del suo modo di
governare, ma credo che a questo dovremo rassegnarci per un bel po',
e attrezzarci a una lunga marcia. E invece sembra che ci stiamo
facendo trascinare nell'eterna campagna elettorale che ha impostato
Berlusconi stesso, e quindi siamo sempre sul suo campo, quello in
cui ci ha fatto scendere da tempo.
Il fastidio, l'irritazione per il modo di reagire a questo governo
è dovuto anche a quella che a me pare un tradimento della verità e
della storia, e anche su questo siamo succubi di Berlusconi: e cioè
la teoria che siamo alle prese con il peggior governo mai visto in
Italia (che è la versione speculare dle miglior governo possibile),
che viviamo fatti e situazioni mai viste prima, che subiamo affronti
inimmaginabili fino a ieri. Siamo vittime cioè, anche noi della
sinistra, di quella sindrome per cui prima di Berlusconi a governare
eravamo noi (non negli ultimi cinque anni, ma cinquanta) e ora
dobbiamo rimpiangere un'età dell'oro ormai persa.
Ma io, alle soglie dei cinquant'anni, mi ricordo com'era il mondo di
prima, e non mi sembra che fosse così splendido da rimpiangerlo.
Vediamo solo pochi esempi di fatti gravissimi, ma non eccezionali
nella storia italiana.
La polizia che tortura. Il primo volantino che distribuii era
relativo all'eccidio di Avola, paese siciliano in cui la polizia
sparò su lavoratori inermi, uccidendone, se non ricordo male, due.
Fu l'ultimo episodio della polizia "scelbiana", quella
polizia che ha ammazzato decine di lavoratori negli anni del
dopoguerra; dopo arrivarono a protestare i figli della borghesia e
l'aria cambiò. Ma allora? Ce li siamo dimenticati quegli anni?
Davvero questi poliziotti sono peggio di quelli? Scajola fa
rimpiangere Scelba e i suoi successori?
L'informazione in mano a uno solo. Se prima del 68 mi avessero
trovato con l'Unità a scuola sarei stato sospeso senza indugio. Nel
mio liceo di Salerno (ci hanno studiato in quegli anni importanti
giornalisti, si può chiedere a loro) accadde che due studenti
osassero vendere Nuova Generazione (il giornale della FGCI) davanti
alla scuola: il preside scese dalla sua stanza, avvisato dia
bidelli, e strappò loro i giornali. Allora non solo l'informazione
era tutta in mano ai partiti di governo o alla destra, ma in certi
luoghi la stampa di sinistra (Unità e Paese Sera, niente altro) era
clandestina come e peggio dei volantini delle BR poi. Ce lo siamo
dimenticato anche questo? E ci siamo dimenticati che dei comunisti
non si parlava mai, se non per dire che mangiavano i bambini - i
giornali di destra - o che, forse non lo facevano, ma è come se
l'avessero fatto? Possibile che la nostra memoria sia diventata
così corta?
La Rai di un solo colore. E di quanti colori era la Rai allora?
Quale giornalista comunista aveva spazio? Quando, se non nelle
tribune elettorali, si interrogava un politico dell'opposizione?
L'attuale orgia di interviste e dichiarazioni era inconcepibile, la
politica era assente dai telegionali, che al massimo presentavano
ministri che tagliavano i nastri. Mi rendo conto che a una certa
età si tende a rimpiangere tutto, ma io, la rai degli anni 60 non
la rimpiango, e nemmeno mi commuovo per l'epoca della spartizione a
due, in cui i socialisti facevano il loro controcanto alla DC.
Sì lo so che oggi siamo in un'altra epoca, che in Europa le cose
vanno in un altro modo, che il mondo non è più diviso in due...e
so anche che Berlusconi è quelo che è, ma mi sembra che le
critiche che gli facciamo siano spesso velate di nostalgia per
un'epoca ritenuta migliore. E ci sfugge, di Berlusconi, la terribile
modernità del suo progetto, quel conflitto di interessi che è la
caratteristica del nostro tempo, e che in Italia si sta affermando
non contro le tendenze del capitalismo liberale da rimpiangere e
evocare, ma seguendo le peggiori vocazioni del nuovo capitalismo,
quello che ha eliminato la politica e l'ha resa suddita
dell'economia.
Per questo vorrei che le critiche fossero anche più dure, ma meno
urlate, e che fossero coerenti con l'analisi dei nostri tempi, che
sono quello che sono, ma che non ci consentono di rimpiagere epoche
che non sono mai esistite.
Cordialmente
Michele Rosco
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