
|
Un sogno: le primarie
L'opinione di un lettore
Da: Massimo Negri <massimonegri@tiscalinet.it>
A: Caffè Europa <caffeeuropa@caffeeuropa.it>
Data: Martedì, 2 aprile 2002 6:22
Oggetto: L'idea dell'Ulivo-Federazione
Chiedo ospitalità a Caffè Europa per esprimere qualche commento
riguardo alla ipotesi in corso di trasformare l'Ulivo da semplice
cartello elettorale a Federazione strutturata di partiti e
movimenti.
L' accento posto sulla dimensione del "contenitore" non
vuole in alcun modo oscurare il problema dei "contenuti"
(qui non in discussione) ma solo rimarcare la convinzione che le
differenze culturali e politiche proprie dell' Ulivo possono più
facilmente tramutarsi in risorse efficaci se inserite in un telaio
organizzativo adeguato.
Un passaggio della "dichiarazione Schuman" (1950) che
portò alla nascita della CECA (Comunità Europea del Carbone e
dell' Acciaio) recitava: "L' Europa non potrà farsi in una
sola volta, nè sarà costruita tutta insieme: essa sorgerà da
realizzazioni concrete che creino anzitutto una solidarietà di
fatto".
L'applicazione nel tempo di questo metodo ha portato l' Unione
Europea a progressivi traguardi (ultimo in ordine di tempo l'
avvento dell' euro) e a nuove ambiziose ma abbordabili mete (l'
allargamento ai paesi centro-orientali ed il varo di una
Costituzione Europea).
Il successo di tale metodo può fornire qualche utile elemento per
l' organizzarsi dell'Ulivo sotto forma di Federazione? Credo di sì.
Condiviso l' assunto generale pronunciato, tra gli altri, da Willer
Bordon: "L' Ulivo sta ai partiti come l' Unione Europea sta
alle nazioni" osservo che da quella affermazione non ci si è
mossi di un centimetro. Neppure coloro che già nella passata
legislatura hanno evocato maggiormente la prospettiva dell'
Ulivo-Federazione - Massimo Cacciari e Walter Veltroni - sono poi
riusciti ad indicare le concrete vie operative per costruirla.
Nessuno poi - mi pare - si è preso sinora la briga di rispondere
alle domande sollevate da Michele Salvati: "Che cos'è
esattamente la Federazione che proponiamo? Quali sono i poteri che i
partiti conferiscono e quali sono quelli che ritengono? Come si
costruiscono gli organi centrali e periferici?" Queste sono le
domande da soddisfare (anche sotto forma di Statuto) e alle quali,
francamente, pure io da non esperto non sono in grado di rispondere.
Mi preme però sottolineare che l' esempio comunitario testimonia di
un graduale e fecondo trasferimento di quote di sovranità dagli
Stati all'Unione Europea. Analogamente, con pazienza e lungimiranza
i partiti sono chiamati a definire le quote di sovranità da cedere
alla coalizione. E così come gli Stati ottengono dalla messa in
comune di sovranità vantaggi che eccedono i costi delle singole
rinunce, parimenti i partiti devono individuare i punti di
condivisione delle politiche a cui sacrificare con profitto una
quota delle loro attuali prerogative.
I tradizionali modi di agire rendono il compito arduo ma non
impossibile. L'essenziale è pervenire a un equilibrio tra ciò che
le singole forze politiche devono continuare a "gestire in
proprio" e ciò che è opportuno sia demandato a una
"gestione comune" sovraordinata rispetto alle forze
medesime. In fondo, a ben vedere, durante le campagne elettorali
qualche prova nella direzione indicata è già stata compiuta. Si
tratta ora di "approfondire" quei momenti e di estenderli
stabilmente nel tempo con sedi e strumenti propri.
Alla fine dei conti, il gioco ritengo valga la candela. Pure se in
Italia va consolidandosi un bipolarismo non bipartitico, per l'
elettore medio la partita decisiva è giustamente tra Polo ed Ulivo.
E' la democrazia competitiva che ci siamo scelti col maggioritario a
suggerirci di rafforzare il "bene-coalizione", soprattutto
in un contesto come quello italiano nel quale, per restare nel campo
amico, non esiste un partito-egemone cui affidare, principalmente,
la trama delle alleanze e l' espressione della leadership.
Pertanto, se da una parte, e soprattutto in vista di un buon
risultato nella quota proporzionale, è opportuna la "ripresa
di consenso dei partiti" nei rispettivi bacini elettorali
(esemplificando Margherita al centro, DS a sinistra), dall' altra
parte i medesimi partiti devono definitivamente convincersi che
"la voce e la rappresentanza unitaria dell' Ulivo" è
forse lo strumento in più (sinora carente) che può offrire qualche
chance alla sete di rivincita del centro-sinistra. Il dialogo
Ulivo-cittadini-elettori richiede i suoi gradi di autonomia, da
assegnare, regolare e poi tutelare con spirito di lealtà comune.
E' in cima, poi, ai miei desideri l'ipotesi delle primarie per la
designazione del competitore di Berlusconi in vista del 2006, in
perfetta analogia col sogno dell'elezione diretta del prossimo
Presidente della Commissione Europea. Ma, posti pure simili
desideri-limite transitoriamente in un angolo, penso che una buona
organizzazione della Federazione risponda pure all' esigenza di
creare uno spazio partecipativo per tutti coloro che si riconoscono
più nella coalizione che nelle singole forze sottostanti.
Ultimo ma non minore, in similitudine col nostro sentirci italiani
ed insieme europei, pure coloro che già militano in qualche partito
o che nutrono forti identità politiche dovrebbero cogliere appieno
le opportunità della "doppia appartenenza" dedicando ad
essa il loro prezioso apporto.
I due cerchi concentrici di fedeltà (al partito e all' Ulivo) se
ben orientati possono generare un surplus politico al momento non
disponibile. C' è un patrimonio di competenze, di esperienze e di
valori dentro e fuori le forze organizzate che attende una rete
nella quale essere accolto e messo a frutto.
Una tessera comune per tutti i sostenitori dell' Ulivo potrebbe
infine corrispondere sia ad esigenze finanziarie sia come veicolo di
identificazione nelle politiche della casa di tutti i riformisti. In
cantina, ovviamente, personalismi ed egoistici spiriti di parte.
Porsi a servizio dell' Ulivo-Federazione dovrebbe significare porsi
a servizio della prospettiva del governo del Paese, il fine forse
più nobile del fare e pensare la politica.
Grato dell' attenzione, cordialmente saluto.
Massimo Negri - Casalmaggiore (CR)
Vi e' piaciuto questo articolo? Avete dei commenti da
fare? Scriveteci il vostro punto di vista cliccando qui
Archivio
Attualita' |
|
  
|